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Lavi e Mia avevano camminato un giorno ed una notte nella terra di nessuno, aldilà del ponte dei draghi, al confine con il Regno d'Ossidiana. Il sole era appena sorto, e le sue prime luci del mattino illuminavano quell'aspro paesaggio. Si trovavano alle porte del paese dei draghi, un posto ostico per gli esseri umani, o le altre razze. Tutto quello che vedevano attorno a loro non erano altro che vulcani e fiumi di lava. La terra era arida e crepata dalla scarsità di pioggia: un posto inabitabile.

Mia e Lavi si guardarono, indecise sul da farsi. Si chiese se non avesse fatto male a non seguire il consiglio della sua amica unicorno ed allontanarsi il più possibile da quelle terre, ma nonostante fosse solo una ragazzina di diciotto anni, il sacrificio delle persone che amava, le davano la forza necessaria per proseguire.

Continuarono il loro viaggio in quel Regno, decise più che mai ad attraversarlo più velocemente possibile.

Per quanto camminassero non vi era riparo dal sole incandescente: l'unico verde presente, erano svariate piante di cactus, irti di spine, quando all'improvviso un enorme monte, persino più alto delle nuvole, si stagliò davanti.

Due ombre dal cielo piovvero inaspettatamente e con un tonfo, atterrarono dinnanzi a loro.

«Un cavallo ed un umana, cosa ci fate qua?» chiese una voce profonda.

Mia sobbalzò a quelle parole. Ci mise un attimo a capire che quelli che aveva di fronte non erano altro che draghi. Non aveva mai visto una loro raffigurazione, ma in cuor suo era così che se li era sempre immaginati. Entrambi avevano il dorso rosso ed il petto tinto di bianco, un muso allungato ricoperto di squame e due ali color rame.

«Lei è un unicorno, non un cavallo!» disse acida Mia indicando il corno.

I draghi parvero ignorare quel commento.

Lavi chinò il capo «Perdonateci, volevano solo attraversare il vostro regno».

«Non è questa la via. Qui state andando dall'Antico» disse l'altro, con la stessa voce profonda.

«Ci scusiamo ma abbiamo smarrito la strada, potete indicarcela?».

I draghi si guardarono tra loro «No. Nessun umano passa Ossidiana. L'Antico decide il destino dei viandanti che passano queste lande».

«Nessuno decide per noi» disse la ragazza.

«Zitta!» le bisbigliò Lavi. «Se queste sono le leggi del vostro regno, allora incontreremo l'Antico». Mia la guardò senza capire, non erano lì perché un vecchio drago decidesse il loro destino.

«Ebbene sia, seguiteci, la via è lunga» disse indicando la maestosa montagna.

I draghi le condussero all'interno del monte, dove svariate camere erano state scavate nella dura roccia in tutti gli angoli della montagna.

Mia e Lavi guardavano con occhi sgranati quello spettacolo: draghi che volavano sopra di loro, svolgendo le più svariate delle mansioni quotidiane, parlavano tra di loro, bevevano, mangiavano, cantavano, esattamente come in un paese di umani. Mia non aveva mai avuto alcuna avventura, e sapeva che in tutta la sua vita non avrebbe mai visto niente di più bello.

Le loro scorte le condussero davanti ad un grande cancello che si aprì cigolando, appena varcata la soglia si trovarono in una camera più grande delle altre.

«Inchinatevi» disse il drago.

Grandi passi furono seguiti dall'apparizione della più grande creatura che avesse visto la terra di Ametist: l'Antico.

Un'imponente drago dal dorso nero ed il petto rosso, dieci volte più grande delle loro scorte, fece il suo ingresso nella sala.

Lavi e Mia si inchinarono a cotanta maestosità.

«Antico, le abbiamo condotte sino al suo cospetto, quest'umana ed il suo cavallo vagavano nelle lande di Ossidiana».

L'Antico allungò il collo sino ad arrivare davanti al muso di Lavi. Mia era pietrificata.

Annusò un attimo l'aria, poi aprì le sue grandi fauci «Chi siete?» chiese con voce cupa. «Sapete che nessuno cammina su Ossidiana senza che io lo sappia?».

Mia stavolta parlò con rispetto, a dispetto di prima «Sua grandissima magnificenza, abbiamo smarrito la strada per il regno confinante al vostro, non era nostra intenzione mancarvi di rispetto».

Le guardò con i suoi vecchi occhi «E come mai andate in quel paese fatto di sola acqua?».

«Per consigli» intervenne Lavi, evitando che Mia rivelasse la verità.

«Consigli?» disse l'Antico «Sapete chi avete d'avanti?» si alzò sulle zampe posteriori, aprendo le ali enormi «Io sono Dvacco, noi siamo i Dvaghi, la stivpe più antica delle tevve di Ametist. Noi siamo gli unici a cui puoi chiedeve consiglio».

Mia sentito quel buffo modo di parlare, scoppiò in una risata. Lavi cercò di trattenersi, ma fu difficile anche per lei non ridere.

L'Antico le guardò senza capire «Cosa tvovate di così divevtente?».

«Vi chiamate Dvacco?» chiese Mia ricomponendosi.

«No no, non Dvacco, ma Dvacco!» disse il drago correggendola.

«E' quello che ho detto signore dei draghi, Dvacco» sorrise.

«Dvacco! Dvacco! D-V-A-C-C-O! Con la evve!».

Lavi capì che la loro pronuncia delle erre era diversa dalla loro «Dracco, signore».

«Bvava, bvava. Bvava il mio unicovno» disse compiaciuto «Non mi avete ancova vivelato i vostvi nomi».

«Io sono la principessa Mia, della Città d'Argento» disse per la prima volta usando quell'appellativo su se stessa «e lei è Lavi, il mio unicorno» disse la ragazza «Abbiamo intrapreso un viaggio attraverso i regni di Ametist... devo tornare a casa».

Il drago sgranò gli occhi «Mia della Città d'Avgento? Ma voi siete la figlia di Ve Avgo!» tutti e tre i draghi nella stanza si inchinarono a lei.

La principessa non seppe cosa fare o cosa dire; mai un drago si era inchinato a lei. «Vi prego alzatevi, non sono la vostra regina!».

«Mia cava, voi siete la pvincipessa della Città d'Avgento, questo fa di voi la pvincipessa delle tevve di Ametist!».

Mia guardò Lavi «Tu lo sapevi?» chiese all'amica.

«Certo, volevo dirtelo, ma non volevo metterti troppa pressione addosso». La principessa accarezzò il suo unicorno «Ti credo Lavi» le disse con un sorriso «ma adesso che lo so, sono più determinata di prima».

«Noi siamo con voi pvincipessa, ma c'è un piccolo pvoblema, vostva zia, la stvega Zefonia» disse l'Antico.

«Ditemi tutto quello che sapete, vi prego».

«Ogni cosa a suo tempo mia cava» disse il drago «Adesso andatevi a viposave un poco nei miei alloggi, pavlevemo più tavdi».

La Principessa del TempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora