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Il piccolo gruppo aveva appena passato il ponte delle sirene, che portava dal regno di Ossidiana, al regno di Acquamarina. La terra di nessuno li, non era altro che un isola, in quello che era il vasto regno d'acqua.

Mia, Lavi e Fiamma proseguivano a passo lento in quel piccolo isolotto.

«Se le mie ali fossevo più gvandi avvemmo potuto sovvolave questo vegno umido e inospitale» disse Fiamma disgustato.

«Cos'hai contro il regno di Acquamarina?» chiese la principessa.

«Niente, solamente non soppovto le sirevene, le cveatuve che abitano queste acque. Non pensano ad altvo che a giocave e sono stupide».

«Nessuna creatura è stupida» lo rimproverò Lavi «dovresti rispettarle come rispetti noi».

«Incontreremo le sirene?» chiese Mia saltando di gioia.

«Non penso, il regno di Acquamarina si estende sul fondo del mare, quest'isola è solo per i viandanti, così da connettere il regno di Ossidiana con il regno di Pietraluna» disse Lavi.

«Uffa, speravo di incontrarle» disse Mia triste.

I tre continuarono il loro cammino, quando il buio sopraggiunse su di loro. La principessa si coprì con il mantello e tutti insieme cercarono qualcosa da mangiare. A Mia mancavano i pasti di palazzo così abbondanti, ma si accontentò di bacche e funghi.

Si accamparono sulla spiaggia, dove il cielo stellato gli faceva da tetto.

Fiamma accese un piccolo fuoco con il suo respiro di drago e tutti insieme si avvicinarono per riscaldarsi.

D'improvviso, sopra le loro teste, un arancio bagliore illuminò il cielo per un istante. I tre alzarono gli occhi, e videro ancora una volta la fenice. «Guarda, Lavi!».

«Abbiamo visto una fenice due volte nell'arco di una vita, siamo fortunate direi» disse l'amica. Fiamma guardò affascinato, per la prima volta, quella mitica creatura che solcava il cielo, poi come era venuta, se ne andò nel nulla e tutto tornò come prima.

Mia sperava che quell'uccello fosse ancora segno di portafortuna, e le piaceva pensare che la stesse accompagnando nel suo viaggio.

Prese in mano il medaglione che gli aveva dato Dracco, e ne studiò i contorni. «Credete che riuscirò a scoprirne gli otto segreti? Chissà cosa sono o dove si trovano».

Fiamma avvicinò il muso «Alcuni segveti sono semplicemente dentvo di noi, non puoi vedevli o toccavli, ma sono sempve lì».

«Vuoi dire che devo vedere dentro di me per trovarli? Che li conosco già?»

«Fovse» disse il drago «o fovse sono tutt'altva cosa, lo scopvivemo stvada facendo».

Mia gli accarezzò il muso «Sono sicura che diventerai saggio come tuo padre».

Lavi si voltò di scatto verso il mare «Ho sentito qualcosa muoversi tra le onde».

«Hai un udito molto sottile, unicorno» disse una voce dal mare.

Subito i tre si voltarono nella medesima direzione; sotto la luce della luna, una figura dai lineamenti femminili si stava avvicinando. Non appena fu vicina, il loro fuoco la illuminò appieno: aveva la pelle di un pallido colore azzurro, lunghi capelli di un verde scuro, e due occhi gialli più grandi di quelli di un essere umano. Un velo blu le ricopriva il corpo, mentre sinuosa si muoveva verso di loro. Passò Fiamma e Lavi che la fissavano a bocca aperta, ed arrivò davanti a Mia. La principessa non era terrorizzata da quella donna e non pensava ci fosse ragione di temerla.

La donna le sorrise, accarezzandole i capelli. «Voci sono giunte sin negli abissi del mio regno: voci di una giovane principessa che ha intrapreso un viaggio molto pericoloso. Dicono che il suo cammino porti alla Città d'Argento, che lei sarà la prima a spezzare l'incantesimo del Tempo».

Si voltò verso Lavi e Fiamma, che ora la guardavano con sguardo minaccioso «Non dovete temermi. Non sono qui per farvi del male, ma per aiutarvi se mi è possibile» disse con un inchino.

«Il mio nome è Mia, principessa della Città d'Argento. Non so se sarò in grado di spezzare l'incantesimo, ma tenterò» disse decisa. « Quale è il vostro nome?».

«Io sono Greica, figlia di Neptuno, del Regno di Acquamarina. Mio padre mi ha mandato in superficie per seguirvi nel vostro viaggio. Non ne conosco il motivo, ma dice che avrai bisogno di me» disse la donna.

«Una cveatuva del mave che viaggia con noi? Non cvedo pvopvio che avvemo bisogno di lei, ma se viene con noi, io tovno indietvo!» disse Fiamma acido.

«Voi siete una creatura del mare? Una sirena?» disse Mia emozionata.

«Si principessa. Con tutto il rispetto, ma penso di essere più utile io di un piccolo sputafuoco sapientone» disse lanciando un'occhiataccia a Fiamma.

«Questo è tvoppo!» disse Fiamma offeso «Non soppovto l'acqua, non soppovto il mave e chi ci vive! Sono cveatuve stupide, senza la minima ombva di cevvello. Vipeto, se lei viene, io tovno indietvo!».

«Parli così solo perché hai paura. Cosa normale per un drago» rispose Greica al commento di Fiamma.

«Smettetela» disse Lavi «E' Mia che decide chi viene o meno».

Mia guardò i due, capiva che forse le loro razze si odiavano per la grande diversità che avevano: uno una creatura del fuoco, l'altra una creatura dell'acqua. Se voleva che entrambi proseguissero con lei e Lavi, avrebbe dovuto trovare un modo per far capire i due, quanto avesse bisogno di tutto l'aiuto possibile, ma soprattutto di quanto fosse stupido odiarsi solo perché si è diversi. Guardò Fiamma «Suo padre le ha detto che abbiamo bisogno di lei, il che vuol dire che ci sarà d'aiuto, e se tuo padre Dracco ha detto che queste terre sono pieni di pericoli, un compagno in più non può che farci sentire più al sicuro» disse guardando Greica.

«Ben detto Mia» disse Lavi.

«Non ho motivo di diffidare di voi» disse rivolta a Greica «mi date la vostra parola che siete qui per darmi il vostro aiuto?»

La sirena si inginocchiò «Se con i miei poteri potrò aiutarvi nella vostra missione, sono felice di affidarli a voi. Rappresenterò il mio regno nell'impresa per liberare la Città d'Argento».

«E va bene, può venive, ma che non mi stia accanto».

«Come desideri dvaghetto» disse la sirena con un sorriso. Anche Mia e Lavirisero a quella battuta.    

La Principessa del TempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora