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Erano diretti nel Regno di Rubino, dove avrebbero trovato ospitalità dagli elfi e dai nani. La loro terra era collegata al regno di Giada dalla terra di nessuno, nessun ponte sul mare di Cristallo, solo una piccola striscia di terra boscosa prima di imponenti città.

Così era stato descritto il regno di elfi e nani a Mia da parte di zio Atemio: grandi città, imponenti costruzioni, innovazioni incredibili, rese possibili solo dall'unione delle due razze.

«Nessuno di voi ha mai incontrato un elfo o un nano?» chiese Mia curiosa.

Tutti scossero il capo; nessuno li aveva mai incontrati, ma ovviamente sapevano tutti che aspetto avessero.

«Sono tipi riservati. Raramente escono dal loro regno, ma sono brave persone, sempre pronti ad aiutare il prossimo se chiamati in causa» disse Lavi.

«Attenti!» Rika fermò il gruppo appena in tempo: davanti a loro si stagliava l'incantesimo del tempo di Zefonia. Il paesaggio cambiava dai mille colori del bosco, al grigio pallido. Zefonia li aveva preceduti, ed aveva fatto piombare il Regno di Rubino in uno stato di immobilità eterna.

«Cosa facciamo adesso? Ciàciàcià» Roccia guardò gli altri confuso.

Mia si fece la stessa domanda; ed ora? Indietro non potevano tornare, ed avanti non potevano andare.

«Che regno si trova dopo quello di Rubino?» chiese la principessa.

«Il Regno di Onice, abitato dai troll di ghiaccio, il Regno di Diaspro, abitato dalle fate della notte, ed infine il regno di Agata, la nostra destinazione» disse Greica.

«Quanti regni...siamo così lontani...» pensò Mia ad alta voce.

«E se la strega ci precede dobbiamo supporre che siano già caduti sotto il suo incantesimo» disse Lavi.

Lontano, misto ad un canto ed un grido, il gruppo udì un battito d'ali. Uno per uno alzarono gli occhi al cielo, sapendo cosa avrebbero visto: Nix. Una lunga scia arancione brillante illuminò la fitta boscaglia, ed ognuno di loro vide la fenice. Ancora una volta quella mitica creatura riapparve ai loro occhi.

«Buondì» disse un nano apparso dal nulla. Al suo fianco, un alto elfo dai lunghi capelli li salutò a sua volta «Cosa ci fate qui?».

Manny parlò per il gruppo «Stavamo cercando un modo per attraversare il vostro regno».

«Se fuori di qui volete andare» disse il nano. «L'acqua dovrete attraversare» disse l'elfo puntando ad est.

«Voi siete un elfo ed una nano, come avete fatto a salvarvi dall'incantesimo di Zefonia?» chiese il lupo mannaro confuso.

«Di mattina ci siamo svegliati» disse l'elfo «Perché a caccia siamo andati» disse il nano mostrando la sua ascia. «Poi quando siamo tornati» continuò l'elfo «Ci ha condannati» disse il nano indicando il loro regno. «Il mio nome è Basa, capo costruttore» disse l'elfo. «Ed io sono Lufe, mastro forgiatore» disse il nano con un inchino.

Mia presentò uno ad uno il suo gruppo, ed infine se stessa. «Ed io mi chiamo Mia, principessa della Città d'Argento».

A quel nome la strana coppia sobbalzò «Voi siete la principessa in viaggio attraverso i Regni!».

«Come possiamo aiutarti, per esser degni?» dissero in coro con un inchino.

Mia era divertita da come parlavano Basa e Lufe, sembravano due menestrelli alle prese con una filastrocca.

«Avete detto che per uscire di qua dobbiamo attraversare il mare, avete qualche idea di come fare?» chiese la principessa.

«Con una barca, ovvio!» disse il nano aprendo le braccia. «E' tutto ciò di cui avrete bisogno!» disse l'elfo.

«Voi ne possedete una?» chiese Manny speranzoso.

«Nessuna alcuna» disse Basa. «Ma con tanto legno e braccia forti potremmo costruirne una!» affermò Lufe.

«Io sono forte! Ciàciàcià» disse il gigante Roccia mostrando i muscoli.

Fiamma scosse il capo «Mi vaccomando di non dive mai fovte davanti a Voccia».

«Perché? Ciàciàcià. Io sono forte!» disse mettendosi ancora in mostra.

«Potreste aiutarci voi a costruire una barca? Vi ricompenseremo a dovere» chiese loro Lavi.

«Ma certo, noi dobbiamo!» si inchinò l'elfo «E in questo caso nessun soldo bramiamo» si inchinò ancora il nano.

«Aiutare la principessa d'Argento è un dovere» Lufe rinfoderò l'ascia «E per noi è un piacere».

Il gruppo, diventato ormai di otto membri, aveva raggiunto il mare in fretta, dove aveva iniziato i lavori per la costruzione della barca.

«Sarà pronta in un paio di giorni al massimo!» disse Manny fiero, prendendo le mani di Mia, facendola arrossire.

«Dopodiché ci dirigeremo ad Agata, dalla strega» disse con occhi cupi.

Manny le prese il volto tra le mani dolcemente «Ce la farai» le disse sorridendo «Ed io...» si corresse «E noi, saremo lì ad aiutarti».

«Non è notte di luna piena, vieni ad aiutavci!» urlò Fiamma a Manny.

«S-si arrivo!» guardò Mia negli occhi, la baciò di sfuggita sulla guancia, e poi scappò via.

Lavi raggiunse Mia «Secondo me gli piaci» disse l'unicorno.

«Ma cosa dici...» disse la principessa arrossendo ancora di più.

«Dico quello che vedo, e secondo me anche a te piace» detto questo Lavi si allontanò.

Era la prima volta che Mia sentiva il cuore battere così forte per un ragazzo. Non sapeva cos'era l'amore, non l'aveva mai scoperto, fino ad ora. Forse era questo che dicevano i grandi, forse era quello il vero amore? Guardò ancora una volta Manny, e si accorse che anche lui la stava guardando. Distolse subito la vista, imbarazzata.

«Mia, puoi venire ad aiutarci?» chiese Greica. Lei e Rika stavano ricavando delle corde dalle liane degli alberi. «Arrivo!» disse scattando.

La Principessa del TempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora