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«Se sei una sirena, non dovresti avere le pinne al posto delle gambe?» chiese Mia curiosa.

Greica sorrise «In effetti dovrebbe essere così, ma mi è stato fatto un dono da mio padre» le mostrò una piccola perla che portava al collo «finché indosso questa, posso camminare e respirare tranquillamente sulla terra ferma, ed anche parlare la vostra lingua».

«Bello» disse Mia affascinata. Quell'avventura la stava portando a vedere il mondo che non aveva mai visto, ma sempre desiderato, ed avere amici particolari.

Fiamma conduceva il gruppo; avevano camminato tutto il giorno, attraversando l'isola su cui si estendeva la terra di nessuno e presto, sarebbero arrivati al ponte dei Lupi, dove si sarebbero accampati per proseguire l'indomani. Esso conduceva al regno di Pietraluna, un'altra terra che avrebbero dovuto attraversare per arrivare da Zefonia.

Procedevano cauti, quando ancora una volta, quella mitica creatura avvolta da un'aura arancione, apparve per la terza volta su di loro, quasi li stesse seguendo: una fenice. I quattro rimase sorpresi e Greica più di tutti, dato che questa volta per lei era la prima. «Strano che una creatura così antica si faccia vedere così spesso, forse vuole farci capire qualcosa» disse Lavi. Il draghetto si fermò all'improvviso «Guavdate, cos'è quello?».

Quello che poteva sembrare un enorme uomo, stava piangendo contro il tronco di una palma.

«E' un mezzo gigante» disse Lavi «non so perché si trovi qua, è molto lontano dal suo regno».

«Giviamoci attovno ed andiamo avanti» disse Fiamma con indifferenza.

«Non dire così! Potrebbe aver bisogno d'aiuto» lo fermò Mia. Si avvicinò al mezzo gigante. La creatura era alta almeno tre metri, con lunghi capelli marroni sino a terra.

«Ti serve aiuto?» chiese la principessa.

La creatura si voltò, mostrando il suo volto paffuto. «Andate via! Non ho bisogno di nessuno io» disse piangendo.

«Come ti chiami?» gli chiese la sirena.

«Roccia ciàciàcià» gli disse tra i singhiozzi.

«Voccia ciàciàcià? Ma che vuol dive? Non è un nome» disse Fiamma.

«Roccia, non Voccia» lo corresse Greica «E senza ciàciàcià. E' un suono che fanno i giganti, come la tua erre».

«La mia evve non ha niente che non va!» protestò Fiamma.

Roccia pianse più forte «Ma cosa dite?» urlò «Io mi chiamo Roccia! Ciàciàcià».

«Visto? Si chiama Voccia» ripeté il draghetto.

Greica scosse il capo, pronta a protestare, ma Mia la fermò. «Roccia, sei lontano da casa, che ci fai qui?».

«Tutti i giganti mi odiano e prendono in giro perché sono piccolo e non mi vogliono con loro. Così sono scappato».

Lavi si avvicinò alla principessa, sussurrandogli in un orecchio «In effetti è piccolo per la sua razza. E di solito i giganti tendono ad allontanare i diversi».

«Ma è una cosa orribile!» ribadì lei sdegnata, poi si avvicinò a Roccia «Tu non sei piccolo, guarda noi: tu sei più alto di tutti» le disse con un sorriso.

«Sicuramente più di me» dissero Lavi e Greica in coro, poi tutti fissarono Fiamma, che se ne stava in silenzio. «Sul sevio volete che lo dica anche io?» Mia lo fulminò con gli occhi.

«Va bene, va bene! Sicuvamente sei anche più alto di me!» sbuffò il draghetto.

Roccia lo guardò confuso «Non capisco quello che dice il drago ciàciàcià».

«Tranquillo, nessuno lo capisce» intervenne Greica. Fiamma la guardò minaccioso «Ti avvostisco un giovno o l'altvo».

«Sei più alto di tutti noi Roccia, nessuno qui è più piccolo di te!» gli disse Mia «Non hai alcuno motivo di piangere».

Roccia si toccò i lunghi capelli, girandoseli tra le dita «Vi dispiace se resto con voi?».

«Ma certo che no. Stiamo andando al Regno d'Agata, sai dove si trova?».

Il gigante annuì «A nord, dove c'è la Strega cattiva».

«Si, esatto» disse seriamente Lavi «Stiamo andando laggiù per fermare tutto il male che sta facendo. Vuoi venire con noi?».

Roccia si batté i pugni sul petto «Io sono forte! Posso aiutare!».

«Avremmo bisogno del tuo aiuto, grande e forte!».

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La Principessa del TempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora