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Mia e Lavi passarono il pomeriggio a riposare negli alloggi di Dracco. La sua stanza era diversa da quelle che aveva visto quella mattina: era ricca di affreschi, ed il terreno era ricoperto di soffice erba dorata.

Entrambe stavano dormendo, quando il cigolio della porta le destò.

«Scusate la mia indiscvezione, ma non avevo mai visto un umana ed un unicovno» disse un drago delle stesse dimensioni di Lavi. La creatura aveva il petto rosso ed il dorso nero, ed un piccolo corno al centro del volto allungato.

«E voi chi siete?» chiese Mia sorpresa.

«Mi chiamo Fiamma, sono figlio di Dvacco».

«Piacere di conoscerti» disse Mia.

«Piaceve mio, pvincipessa» disse il piccolo drago con un inchino.

Mia e Lavi sorrisero ancora a quella strana pronuncia. «Ma voi draghi parlate tutti in modo così buffo?».

«Non so a cosa ti vifevisci. Di quale modo buffo stai pavlando?» chiese sorpreso.

«Niente, scusami. Se tu sei il figlio dell'Antico, questo vuol dire che sei Antico anche tu?» chiese Lavi.

«Non sono Antico come mio padve, io ho solo duecentoventitve anni, ma sono già fovte come un dvago adulto!» disse esibendo le sue ali. «E' vevo che vieni da Avgento?» chiese curioso.

«Entrambe veniamo da lì, ed è dove vogliamo tornare» disse la principessa.

«Sconfiggevai la stvega e spezzevai l'incantesimo?» disse con ammirazione.

«Beh ecco...» Mia fu interrotta dall'aprirsi del portone, ed uno dei draghi che l'aveva scortata al cospetto di Dracco era entrato «L'Antico desideva vedevvi».

Dracco stava leggendo un enorme libro utilizzando un buffo monocolo. «Dunque Mia della Città d'Avgento, voi siete divetta a casa vostva, vevo?».

«Si, vostra altezza».

«E sapete che non potete entvavvi, vevo?».

Mia aveva capito a cosa si stava riferendo: l'incantesimo del tempo di Zefonia. «Si lo so. Prima devo sconfiggere la strega».

«Esatto, esatto. E tu lo puoi fave, Mia cava» disse aggiustandosi il monocolo. «Ma cevto è che non vi andvai da sola! Vedi questo libvo? E' un antico tomo di magia» con la grande unghia affilata tamburellò su di esso «Pvopvio qui vi è scvitto che l'unico modo pev spezzave un incantesimo del tempo, è utilizzando lo Spezzatempo» Dracco la guardò «Sapete di cosa pavlo?».

Mia scosse il capo.

«Lo Spezzatempo è un medaglione che racchiude otto segveti, i quali ti pevmettevanno di affvontave Zefonia e sconfiggevla, e si dia il caso che noi custodiamo da sempve quel medaglione».

Mia a quel punto parve confusa «Non capisco, se custodite il medaglione, perché nessuno di voi ha mai provato ad affrontare la strega?».

«Pevché solo tu puoi utilizzavlo» indicò di nuovo il libro «qui dice che solo un veale d'Avgento può tvovavne gli otto segveti ed usave quel medaglione, e tu sei l'unica discendente di Avgo, inoltve sei nipote di Zefonia, questo vuol dive che in te, come in tua madve, scovve la magia del tempo» disse come fosse ovvio.

«Ma io non possiedo poteri magici».

«Fovse non si savanno ancova sviluppati, ma la magia è dentvo di te».

Quindi non devo fare altro che scoprire i segreti del medaglione, arrivare da Zefonia e sconfiggerla! Così spezzerò l'incantesimo del Tempo» disse Mia eccitata.

«Attenzione mia cava pevché non è così semplice. Nessuno sa quali siano i segveti dello Spezzatempo. Dovvai capive tu quali siano» il drago chiuse il libro e le passò il medaglione.

Mia lo osservò attentamente: era poco più piccolo del suo pugno, ed all'interno della montatura in ferro vi era incastonato un diamante.

«Andiamo Lavi! Non c'è tempo da perdere! Potremmo veramente tornare a casa!» disse entusiasta la principessa.

«Aspettate, se me lo concedete, vovvei che mio figlio Volcano vi scovtasse pev il vostvo viaggio. A centinaia sono i pevicoli tva qui ed Avgento, non posso pevmetteve che viaggiate da sole» un enorme drago si fece avanti. Anch'egli, come Dracco, aveva il petto rosso ed il dorso nero. Due lunghe fiamme uscirono dalle sue narici.

Mia ebbe quasi timore di quel drago, poiché non aveva niente di rassicurante. All'improvviso, dalle sue spalle spuntò Fiamma, che aveva assistito in segreto a quell'incontro.

«Padve voglio andave io con la pvincipessa!».

Dracco si aggiustò ancora il monocolo «Tu? Sei ancova tvoppo piccolo pev un avventuva del geneve, le savesti d'impiccio!».

«Non è vevo posso difendevla! Posso favlo!» cercò l'attenzione di Mia «Vi posso pvoteggeve pvincipessa, lo giuvo!».

Mia e l'unicorno si scambiarono un cenno di assenso «Non voglio mancare di rispetto a Volcano, o a lei Antico, ma se me lo concedete vorrei portare Fiamma con me». Il piccolo draghetto saltò di gioia.

Dracco guardò i suoi figli «E sia, se questo è ciò che volete non savò io a fevmavvi» guardò Fiamma negli occhi «Non deludevmi».

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La Principessa del TempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora