Capitolo 2

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Mi devo rilassare. Sfortunatamente, stavolta, il panorama non ci riesce. Non sono in vena di guardare fuori.

Mi giro delicatamente dall'altro lato, verso mia sorella. Sospiro.

Ho troppe domande che mi passano per la mente ma una, è alla base di tutte: "Perché?".

Mentre i mille altre domande invadono la mia mente, scruto il viso di mia sorella mentre dorme. Sembra così beata, così tranquilla.

Prendo il cellulare dalla tasca dei jeans e controllo l'ora. 13:21. Manca poco meno di due ore all' arrivo. Ripongo il cellulare nella tasca.

Chiudo gli occhi in cerca di sonno, ma invano. Mi giro e rigiro sulla seduta del sedile. Niente. Non riesco a prendere sonno.

Prendo le mie cuffiette dalla piccola borsa per il computer di mia sorella e le collego al cellulare. La musica parte e la sento più bella che mai.

Le palpebre sembrano voler cedere, farmi cadere di nuovo in quel sonno profondo che mi ha permesso di sognare gli avvenimenti che ancora non spiego.

Le palpebre cedono ma la mente rimane attiva.
Dormiveglia, lo stato in cui sono caduta.

«Papà ma quindi questa è New York?!» urla un bambino dal posto davanti al mio.
«Sì, figliolo.» riponde il padre
«Quindi tra poco atterreremo?» chiede il bambino
«Certo, preparati.» sento dire dal padre.
Non seguo il resto della conversazione. Queste parole mettono fine al mio stato di dormiveglia.

Apro gli occhi molto lentamente finché la vista non è a fuoco.

Rimetto le cuffiette nella borsa di mia sorella e mi accorgo che dorme ancora. La scuoto un po' ma niente. «Ashlee?» la chiamo. Niente.
«Ashlee!» le urlo nell' orecchio. Lei si sveglia di soprassalto e, nel farlo, cade dal sedile. Rido come una matta. È troppo buffa. Il suo sguardo confuso mi fa ridere ancora di più.

Ormai sono piegata in due dalle risate, quando lei si alza e, strofinandosi un occhio con la mano, mi chiede «Che succede?». Rido più forte di quello che già non stia facendo.

A un certo punto il suo sguardo sembra illuminarsi. Credo abbia capito. Prende per un angolo il cuscino che ha portato per appoggiare la testa, e me lo tira con forza in faccia.

«Scema.» mi dice sedendosi di nuovo. Prendo il cuscino che mi ha tirato e, a mia volta, glie lo tiro in faccia, ma molto più delicatamente di come ha fatto lei. Lo prende e lo stringe a se.

Io intanto mi risiedo e mi preparo mentalmente all'atterraggio.

«Comunque stiamo atterrando. Siamo a New York, sorellina.» dico guardando Ashlee. Lei annuisce e sospira pensierosa.

Dopo poco sento l' hostess raccomandarci di chiudere i tavolinetti prima di atterrare.

Sento l'aereo scendere di quota lentamente.

Atterriamo e vedo la folla accalcarsi all' uscita impaziente. Io aspetto ancora un po'.

Non molto tempo dopo e siamo fuori da quel trabiccolo. "Sì, sana e salva." penso ammiccando un sorrisetto.

Ci servono solo i bagagli. Ci dirigiamo verso l'area della distribuzione dei bagagli. Il mio arriva quasi subito. Mi faccio aiutare da Ashlee  a prenderlo perché è davvero gigatesco.

Quello di mia sorella tarda ad arrivare, invece. È uno degli ultimi.

Usciamo dall'aeroporto mentre Ashlee si lamenta per essersi spezzata un unghia mentre prendevamo il suo bagalio.

In lontananza vedo una chioma di lunghi capelli neri. Chloe è appoggiata alla sua auto che digita qualcosa sul cellulare. Vedo i suoi occhi blu alzarsi dallo schermo per guardare me.

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