Capitolo 5

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Quei suoi lineamenti, quegli occhi profondi che mi guardano non fanno altro che confondere di più i miei pensieri.

Tutto si ripete nella mia mente. Quel sogno. Lui che piangeva disperato appoggiato ad una parete. Io che scappo lontano piangendo.

I pensieri annebbiano la mia vista fin quando non sento la dolce voce della signora Harris chiamarmi. Mi sono imbambolata.

«Haley, stai bene?». Il suo sguardo è preoccupato.
Annuisco e torno a fissare il ragazzo dai capelli scuri che ho davanti.
«Haley, tesoro, ti presento Holden, mio nipote.»

Il ragazzo, che a quanto pare si chiama Holden mi porge la mano.
«Piacere Holden.» afferma.
«Haley» rispondo stringendogli la mano.

Quando le nostre mani entrano in contatto sento il famoso brivido percorrermi la schiena.

Mi affretto ad eliminare il contatto delle nostre mani, facendo finta che mi stessero cadendo i vestiti che la signora Harris mi ha consegnato.

«Vado a cambiarmi.» dico ed entro nello stanzino. Sento un forte sospiro da dietro la porta ormai chiusa. Penso che appartenga ad Holden, il che non fa altro che riportare la mia mente sul sogno.

È così strano sapere che pur non conoscendolo, in un certo senso, l'ho sognato.
"C'è qualcosa che potremmo avere un comune e non lo so?" Penso.
Un nodo alla gola spezza i miei pensieri.
Cosa cavolo mi prende oggi?

Solo adesso mi rendo conto che il mio corpo si è mosso mentre la mente era concentrata su altro. Mi sono cambiata senza accorgermene. Indosso una normale polo bianca con sopra un gilet di cotone rosa scuro, mentre i pantaloni sono rimasti gli stessi.

Esco dalla piccola stanza e subito sento due paia di occhi bruciarmi addosso. Entrambi gli sguardi, però, cercano di puntarsi altrove non appena mi accorgo di averli addosso.

«Tesoro, dammi pure la maglietta, te la metto in un sacchetto.» sussurra l' anziana signora.

Annuisco e glie la porgo. Lei prende un sacchetto da uno spazio sotto il bancone e a mette dentro.

«Va bene ragazzi, vi lascio al vostro lavoro. Io ho delle questioni importanti da sbrigare, ci vediamo più tardi.». Detto questo prende la borsa ed esce.

Con la coda dell'occhio vedo che il nipote segue sua nonna con lo sguardo fino a che non esce dalla sua visuale. Appena non riesco più a vedere l'anziana sento un sospiro di sollievo da parte sua.

«Allora ragazzina, quando lavori con me ci sono due regole che devi sapere.» dice voltandosi con aria di sufficienza.

Mi sto già innervosendo, non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno. Nonostante ciò lo lascio continuare per vedere queste famose due regole.

«La prima: vietato cercare di stringere qualsiasi tipo di amicizia con me, non mi servono mocciose nella mia vita.» dice con tono insolente.

Faccio appello a tutte le mie forze di volontà per cercare di non urlargli in faccia per come mi ha chiamato. Sono proprio curiosa di sapere la seconda "regola".

«La seconda: evita di saltarmi al collo, lo so che è una sfida difficile per quanto sia attraente ma devi riuscirci, è chiaro?»

Adesso è diventato proprio impossibile trattenere una grossa risata di pancia.

Mi guarda stranito, come se non avesse mai visto ridere una persona in vita sua.

«Prima cosa...» dico asciugandomi la lacrima all' angolo dell' occhio.
«Per quanto io sia una persona che solitamente rispetta le regole, non ho intenzione di farmi mettere i piedi in testa da un ragazzo presuntuoso.»
Il suo viso rilassato mi fa credere che, forse, non mi abbia sentito.

«Seconda cosa: non mi innamorerei mai di te...» dico avvicinandomi al suo orecchio.
«Il mio ragazzo non ne sarebbe felice.» sussurro sorridente.

So di aver mentito sul fatto di avere un ragazzo, ma l'importante è che non lo sappia lui.

Con atteggiamento vittorioso lo supero andando a sistemare i sacchetti per le caramelle appena presi negli appositi distribuitori appesi sulle pareti delle vetrine di caramelle

Quando dopo pochi secondi ho finito lo vedo fissarmi maliziosamente. Il suo sorrisetto non mi convince per niente.

«Che c'è? Nessuna ragazza ti ha mai risposto a tono? Ah sì, di solito sono troppo occupate a "saltarti al collo".» mimo le virgolette con le mani sulle ultime parole.
Lui non proferisce parola, si limita a fissarmi malizioso. Inizia ad infastidirmi.

Sento la campanella della porta suonare, segno che è entrato qualcuno.

«Buongiorno e benvenu-» cerco di dire mente mi giro verso la porta.

Non ho il tempo di finire la frase che la persona entrata mi salta addosso facendomi cadere come un imbranata e provocando l'ilarità del ragazzo dietro di me.

«Ti ho cercata dappertutto!» urla. Quando finalmente riconosco la sua chioma nera mi metto a ridere.

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