Capitolo 4

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Mi sveglio con le coperte che, anche se sottili, mi tengono al caldo. Mi rigiro più volte nel letto ma ormai sono sveglia.
Preferisco rimanere accoccolata qui al calduccio che dover affrontare la situazione di ieri. Prima o poi verrà fuori, ma nel frattempo mi tocca trovare le mie informazioni da sola.

Un suono improvviso mi fa sobbalzare. È la suoneria del mio cellulare, qualcuno mi chiama. Mi chiedo chi possa essere, oltre a Chloe che potrebbe chiamarmi la mattina. Abituata al buio della stanza la luce dello schermo diventa acciecante.
Il numero che mi sta chiamando non è registrato sulla rubrica.

Rispondo alla chiamata con la voce impastata di sonno.

«Pronto?» dico.
«Pronto? Parlo con... Haley?» la voce è maschile. Mi è alquanto familiare.
«Si sono io. Con chi parlo?»
«Sono il nipote della signora Harris. Volevo solo informarti che mia nonna non ci sarà domani al negozio perciò dovresti fare tutto il turno di pomeriggio e la chiusura.»
«Va bene, nipote della signora Harris.» dico in tono scherzoso. Lo sento ridere dall'altra parte della linea.
«Credo che ci rivedremo presto» dice con un tono che mi sembra triste e malinconico chiudendo la chiamata.

La sua voce mi ha provocato una sensazione strana, quasi come quel brivido che ho provato sentendo il cognome Harris, solo più lieve.

Con tanta buona volontà mi alzo dal letto e dal calduccio delle coperte. Scendo le scale e non appena mi avvicino alla cucina sento odore di torta.
Mi fiondo letteralmente in cucina e vedo la mamma di spalle cucinare qualcosa.

«Buongiorno» dico con tono allegro.
«Buongiorno» risponde lei alzando lo sguardo dai fornelli.
«Ho preparato i pancakes, ti avevo promesso una colazione abbondante.» dice indicando il piatto accanto alla padella.

I miei occhi luccicano alla vista di quei dolci.
Sistema l'ultimo pancake in cima alla pila e senza aspettare le prendo il piatto.
«Sembrano buoni.» dico fissando il piatto di delizie. Ho la conferma della mia affermazione quando li assaggio. Mia mamma ci sa proprio fare con i dolci.

Quando ho finito sistemo il piatto nel lavabo e cerco di ricordarmi quanti ne ho mangiati. Ho perso il conto dopo che ho superato la metà. Non mi sono neanche accorta che mia madre fosse andata in salotto mentre mangiavo.

Mi dirigo in camera mia a passo lento. Prendo un asciugamano grande e dei vestiti dal mio armadio. Vado in bagno e mi faccio una doccia veloce.

Quando esco dal bagno vestita e asciutta vado di nuovo in camera mia. Cerco le chiavi del mio motorino ma non le trovo. Metto il cellulare in tasca e scendo di nuovo.

«Mamma! Hai visto le chiavi del motorino?»
«Si, sono qui.» dice.

Arrivo in salotto e la vedo guardare la TV. Indica un punto sul tavolino tra i divani dove scorgo le chiavi. Le prendo e saluto mia mamma.
«Dove vai?» chiede.

«Al negozio della signora Harris.» dico. Ma poi mi viene in mente una cosa, non so dove è, o almeno non lo ricordo.

«Ah, mamma dove è il negozio?» chiedo seria.

Deglutisce rumorosamente. Sembra tutbata, di nuovo.
«Si trova sulla ventunesima. Lo noti subito la facciata principale è rossa.» dice senza guardarmi negli occhi. Di nuovo la luce.

La saluto ed esco di casa. Metto in moto e sfreccio via per le strade di New York.

Quando trovo la ventunesima strada mi accorgo che non è poi così distante da casa mia.

Percorrendo velocemente la strada noto in lontananza la facciata rossa di cui parlava mia madre.

Parcheggio il motorino davanti al negozio e osservo la allegra facciata sgargiante. È tutta di un rosso fuoco, spezzata dalla vetrina che fa trasparire tutti i colori delle innumerevoli caramelle esposte.
Mi soffermo sull'insegna che, luminosa nonostante sia giorno, recita "Karamel".

Mi dirigo verso la porta d'ingresso, anch'essa rossa spezzata da una vetrata al centro, e la spingo facendo risuonare il campanellino posto in cima. Davanti a me si mostra un piccolo paradiso.
Le pareti laterali sono ricoperte di vetrine con dentro caramelle di tutti i tipi, la parete di fronte all'entrata, invece ospita uno spazioso bancone con dietro un anziana signora che sta parlando al telefono. Appena mi vede mi lancia uno sguardo dolcissimo e poco dopo chiude la chiamata.

«Oh Haley! Quanto mi sei mancata!» dice facendo il giro del bancone per abbracciarmi calorosamente.

«Anche lei mi è mancata signora Harris.» dico con tono dolce. Non mi sembra di aver mai visto questa anziana signora eppure lei sembra conoscermi da una vita.

Si stacca da me cin un ampio sorriso stampato sulle sue labbra.
Si gira verso il bancone afferrando dei vestiti perfettamente piegati appoggiati su di esso.
«Porti sempre la stessa taglia vero?» chiede senza privarsi del suo stesso sorriso.
Annuisco e lei mi porge i vestiti che aveva in mano.

«Ah, e un'ultima cosa...» dice sfilando un foglietto accuratamente ripiegato dalla tasca del suo grembiule rosso. «Questi sono i tuoi orari di lavoro, se ci fossero problemi per quanto riguarda gli orari scolastici fammelo sapere.».
È incredibile che non faccia mai a meno del suo tono dolce.

Con la mano libera prendo il foglietto e lo metto nella tasca posteriore dei jeans.
«Puoi cambiarti nello stanzino qui dietro.» afferma.
«Aspetta un attimo qui, faccio uscire mio nipote.»

La vedo sparire dietro la porta posta nella parte posteriore del bancone.

Pochi minuti dopo vedo uscire di nuovo la signora Harris segiuta da un ragazzo.
La signora si sposta posso vederlo in faccia. Quando scorgo il suo viso mi si gela il sangue nelle vene.

—Spazio Autrice—
Uhh succedono le cose belle ಥυಥ
Νo oc basta HAHAHA
SECONDO VOI COSA PUÒ SUCCEDERE? MUAHAHAHAHHA coff coff
Sciao

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