Capitolo 17

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I suoi occhi di un marrone scuro che nemmeno sapevo esistesse prima di incontrare lui. Lui è la causa dei miei sogni, dei miei incubi. La causa di qualcosa che non conosco.

I suoi occhi marroni non si decidono a smettere di puntarsi nei miei.
Mi trasmettono una sensazione strana, non so ancora definirla, non ancora.

È stato davvero difficile racimolare la poca forza, in contrasto con quella strana sensazione, per parlare per prima.
«È occupato» indico debolmente la mia borsa sulla sedia.

«Ah sì? E da chi?» alza un angolo della bocca. Ci stiamo sfidando ancora. Non smetteremo mai di farlo perché è quel che siamo, una sfida. È durante questa sfida  che trovo le forze che i suoi occhi imprigionavano.

«Da Chloe, adesso levati»

«Qui non c'è nessuno»

«Ci sarà. Siediti pure lì» indico il posto dietro di me. Accanto ad una ragazza dai capelli rossi con degli occhiali tondi.
Lei, sentendosi chiamata in causa, raddrizza la schiena e sporge il petto all'infuori sorridendo sognante verso Holden. Quest'ultimo le rivolge un veloce sguardo di sufficienza e poi punta di nuovo i suoi occhi marroni nei miei.

Con poca delicatezza, spinge via la mia borsa dalla sedia e si butta su quest'ultima di peso.
«Nessuno ti ha mai insegnato cosa vuol dire "occupato"?»

«Certo. Perché era occupato per caso?» sorride sornione e presta attenzione al professore appena entrato.

Per tutta la lezione sento il suo sguardo bruciare su ogni centimetro della mia pelle. Non riesco a concentrarmi nemmeno su quel che scrivo. Oramai sto solo trascrivendo le parole del professor Simons, così ha detto di chiamarsi a inizio lezione. Chloe non è mai arrivata, evidentemente per questo corso non saremo insieme.

La ragazza al banco dietro ha trovato compagnia in un ragazzo, il più ritardatario che sfoggiava fieramente una spilla del club di scacchi. Lei ha continuato a guardarmi male da dietro quelle spesse lenti tutta la lezione. A lei non ho fatto caso, mi ero già persa quando ho sentito gli occhi scuri di Holden addosso, non me ne servivano altri.

La campanella suona e in meno di un secondo il mio astuccio e i miei appunti sono già dentro la borsa e io fuori dall'aula.

«Non considerare quello il tuo posto» ho borbottato prima di sparire.
Neanche il tempo di allontanarmi che qualcuno mi prende per la spalla e mi fa girare.

«Spiegazioni» mi dice Chloe. Fa sempre così non c'è neanche più bisogno delle sue domande. Vedendo che non capisco, continua: «Stamattina ti stavo parlando ma non mi ascoltavi minimamente: quando ti ho chiesto quale problema affligge il professore di educazione fisica mi hai risposto con una cosa che non c'entrava nulla!» urla. Davvero? Non mi ricordo neanche che stessimo parlando stamattina

«Cosa succede?» chiede in tono pacato.

Faccio un respiro profondo e distolgo lo sguardo, non mi piace per niente l'effetto dei suoi occhi blu su di me. Riescono a farmi sentire in colpa per ogni minima verità non detta.
«E va bene» mi arrendo a raccontarle tutto.

Lei esulta saltellando sul posto e tirando urletti acuti.

La porto in una classe a caso, visto che con il suono dell'ultima campanella è iniziata la pausa pranzo.
Le racconto dei miei sogni, incubi, non saprei come definirli. Lei mi guarda e non proferisce parola. Accigliata in quel modo e con la bocca arricciata mi fa quasi pensare che sia arrabbiata con me.
Quando finisco il mio lungo discorso prendo un respiro profondo.

«Quindi, ricapitolando, tu hai "sognato" prima che tu piangevi e anche Holden, senza che nessuno parlasse, solo painti; poi che eri all'ospedale priva di sensi e Holden lì con te a dirti che ti ama e poi che tu e Holden stavate insieme e andavate a prendervi un panino al Mc Donald's. Ah sì, e che in quest'ultimo sogno ti diceva che eri bellissima nonostante ti fossi tagliata i capelli mentre nella realtà lui lo ha detto a Michelle con tono cantilenate e ripetitivo?» mi domanda.

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