Capitolo 15

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«Che vuol dire?».

La mia domanda ingenua sembra ancora più ridicola ad alta voce. So già che mi liquiderà velocemente. Magari anche con una risposta del cavolo.

Si alza di scatto e del suo sguardo tenero non rimane più nulla. Mi sta uccidendo con lo sguardo. Come se ce l'avesse con me. Sono per caso colpevole di qualcosa? No.

Si scuote i vestiti, per liberarsi dalla  polvere. A passo spedito esce dalla stanza. Ingenua, lo seguo. Si fa spazio tra la folla del corridoio con facilità. Intanto, io fatico molto più di lui. Sono più bassa e, a differenza di lui, tutte le ragazze non si fanno da parte mangiandomi con gli occhi.
Mi chiedo perché farsi spazio tra adolescenti che ballano non sia una delle fatiche di Hercules.

Non faccio in tempo a rispondermi mentalmente che esco da quella massa di ragazzi. Adesso c'è molto più spazio e si cammina meglio. Pochi passi davanti a me seguo Holden con lo sguardo. Nei suoi occhi c'è ancora rabbia, fuoco.
Con quel fuoco che lo muove, che si libera facendo passi pesanti e veloci, che si legge negli occhi e nella foga, prende Michelle per le spalle e la fa girare verso di lui. Lei cambia velocemente da infastidita a sorpresa a compiaciuta.

Lui, o meglio quel fuoco, annulla la distanza tra le loro labbra. Non è quel tipo di bacio dolce, delicato, innamorato. No. È un bacio pieno di foga, cattivo, insensato.

Quegli occhi marroni, scuri, bellissimi, sono chiusi. Chiusi dalla rabbia. Chiusi per non vedere chi ha davanti.
Magicamente, pochi secondi dopo si aprono. Per meno di un secondo ho sperato che non li richiudesse. E invece lo ha fatto. Lo ha fatto. Ha guardato chi aveva davanti e poi me, ha guardato anche me. Mi ha fissato ma ha eliminato quel contatto visivo in un baleno.

Io mi ritrovo qui. È così chiaro. Non vuole che nessuno veda quel bambino. Non vuole che nessuno veda il suo lato tenero.
Peccato che non sia così facile. Ormai il suo sguardo sincero mi è entrato nella mente e non sarà così facile farmelo scordare. Non succederà. Riuscirò a tirarlo fuori. Non so come, ma ci riuscirò.
             
                             * * * *

Apro gli occhi di scatto. L'ambiente che ho attorno mi è completamente nuovo. Lo spazio di questa enorme "stanza" si dispone in lunghezza. Sparsi un po' dappertutto ci sono dei tavoli rettangolari e quadrati affiancati da diversi tipi di sedie. Quasi tutti i posti sono occupati. I tavoli sono sparsi dappertutto tranne che sulla parte finale in fondo alla stanza. Infatti, lì ci sono tre lunghe file di persone davanti ad un bancone. Mi guardo un po' intorno e riesco a riconoscere sparse un po' ovunque le M gialle che simboleggiano il Mc Donald's. I passi che faccio per avvicinarmi al bancone sono piccoli e lenti. È un altro sogno. Vorrei urlare che non voglio stare qui, voglio svegliarmi. Ma gli altri sogni mi hanno dato informazioni che mi hanno confuso e provocato una strana sensazione allo stesso tempo.
Sento dei brividi attraversarmi la schiena, ma non sono i soliti brividi provocati dalla vicinanza di Holden o Michelle. No, questa volta sono brividi di freddo. Mi giro di scatto accorgendomi di una risata particolare a seguito dei brividi. La mia risata. La riconosco. Quella che sembra la mia gemella entra dalle porte d'ingresso seguita da Holden. Sembrano entrambi così allegri. Rivolgo particolare attenzione al loro abbigliamento: se negli altri sogni sembrava che fossero vestiti con capi più leggeri, quasi estivi direi, stavolta è il contrario. Stavolta Haley indossa un cappotto pesante blu e un adorabile sciarpa nera a strisce grigie. Holden, invece, ha sempre il suo giubbotto di pelle e i pantaloni lunghi, ma stavolta infossa un cappellino di lana nero. Mi soffermo un attimo ad osservarli, sembrano così reali da sembrare un film. Holden sussurra qualcosa ad Haley del sogno provocandole una sonora risata. Si avviano nella mia direzione, o meglio, nella direzione del bancone alle mie spalle. Mi superano uno al fianco dell'altra con un sorriso smagliante ciascuno. Li seguo a ruota. Davanti a me, vedo che a un certo punto si fermano, si sono messi in fila. Mentre aspetto mi giro indietro e mi sistemo a uno dei tavolini liberi più vicini alle file. Poggio il mento sulla mano appena appoggiata al tavolo e li guardo scambiarsi smancerie ogni tanto. "Che carini" penso. Intanto, mentre loro continuano a sbaciucchiarsi come ogni coppia che si rispetti, noto una macchia sul mio polso. La mia visione periferica dava soltanto l' idea che fosse una macchia invece riesco a vedere che è un orologio. È molto grazioso e mi domando se lo avessi anche negli altri sogni. Non è un orologio con le lancette ma uno digitale e i numeri sono molto stilizzati. Mi accorgo solo adesso che non indica un ora precisa ma i numeri sembrano essere impazziti. Scorrono uno dopo l'altro a una velocità altissima. Questo orologio ha solo un tasto laterale, lo premo. Improvvisamente i numeri si fermano dalla loro corsa improvvisa e indicano non solo l'ora, ma anche il giorno e il mese. Leggo attentamente la data:"24 novembre 20:37". Spalanco gli occhi alla vista della data. Sono sicurissima che fosse settembre prima del sogno. Mi tornano in mente le parole di Julie «Dicono che durante questo periodo di differenza si fossero lasciati e che Holden stesse con un altra ragazza» le parole rimbombano nella mia testa e fanno eco una sull'altra. Sono nel passato o nel futuro? Le parole di Julie continuano nella mia mente come un disco rotto.
Cerco con lo sguardo Holden e Haley e vedo che sono in cima alla fila, è il loro turno. Ben presto li vedo lasciare la fila con un vassoio ciascuno in mano. Li seguo mentre vanno a sedersi nell'angolo in fondo del locale. Le sedute sono dei divanetti rossi messi ad angolo, adiacenti alle pareti. Loro si siedono e io rimango in piedi a guardarli. La ragazza che dovrebbe essere me si toglie il cappotto e dopo un po' inizia a toccarsi convulsivamente i capelli. Li ha più corti di me e non di poco. Quando mi taglio i capelli di solito, faccio così pensando di essere troppo differente da prima. In effetti rispetto alla lunghezza attuale dei miei capelli, lei li ha molto più corti.
«Ti ho già detto che sei bellissima» sussurra Holden, si alza di poco dal posto e le dà un bacio sulle labbra. Le sorride e torna a sedere. Sento lei sussurrare un «Grazie» quasi impercettibile.
Ognuno estrae il proprio panino dalla scatolina e non posso fare a meno di notare l'enorme differenza tra i due: quello di Holden pieno di solo Dio sa quali porcherie e quello di Haley, invece, solo con l'hamburger di pollo.
«Non capisco come facciano a non piacerti né l'insalata né il pomodoro» dice Holden dopo un po' che chiacchieravano.
«In realtà odio solo l'insalata, i pomodori mi piacciono ma penso che non stiano bene con il panino. Per questo li ho fatti togliere» spiega Haley. È esattamente ciò che dico sempre io. Resto sbalordita dalle sue parole, le mie parole.
«O forse sei solo schizzinosa» scherza Holden.
«Ehi!», Haley gli lancia il sacchetto con la maionese.
«Mi hai lanciato la maionese?» fa Holden con finto tono scioccato.
«Sì, e allora?» chiede Haley con tono di sfida. È vero anche questo, io e Holden ci sfidiamo spesso con le parole. Sorrido amaramente.
Holden scorre sui divanetti fino ad arrivare ad Haley. Le mette le dita sui fianchi e inizia a farle il solletico.
«Chiedi scusa!» dice Holden.
«Mai!». Diverse persone si girano, ma a nessuno dei due importa.
Holden continua a farle il solletico fin quando lei si arrende e chiede scusa in modo scherzoso. Concludono lo spettacolino con un dolce bacio che basta a scaldarmi il cuore per la dolcezza. Aspetto impaziente il famoso mal di testa con a seguito il forte lampo di luce ma non sembra voler arrivare. Improvvisamente, come se l'avessi chiamato, il mal di testa si intensifica ancor prima di iniziare e il lampo di luce arriva prima del previsto.

Alzo la schiena di scatto tra i miei respiri affannati. Mi porto una mano alla testa, come per assicurarmi che sia tutto finito. Come per assicurarmi che anche stavolta fosse solo un sogno. Magari anche per assicurarmi di non aver sperato che fosse reale, ma so già che stavolta mi sbaglio.

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