Hellish Love

17

Questa domenica mattina è veramente estenuante.
Ieri sera sono andata con tutta la compagnia al solito pub, Liam non c'era.

Tutti mi hanno detto che si vergognava per me.
Mi è dispiaciuto davvero tanto, perché non se lo merita.

Sono io che dovrei vergognarmi...
Insomma, invece che scappare dalla situazione, potevo metterlo in chiaro e dire la verità, lui mi avrebbe sicuramente capita.
Non voglio perdere la sua amicizia o non parlarci più per questo avvenimento.

Dò un'occhiata al cellulare, sono le 6 di mattina, ma il cielo è bellissimo, ho voglia di farmi una camminata.
Fuori il tempo è bellissimo e il sole splende.
Avviso la famiglia con un bigliettino, ma faró in tempo a tornare che dormiranno ancora, quindi non ci saranno problemi.

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Ho portato con me la mia Nikon, per scattare delle foto che riguarderò al mio ritorno da questa esperienza che mi sta piacendo.

È vero, sono solo a metà ottobre, ma voglio catturare tutti i momenti che non riavrò più tra un anno.
Scatto delle foto al bellissimo cielo.
"Chanel! Hey ciao Chanel!" Dietro di me una voce rauca e stridula.

Mi giro lentamente, impaurita.
Ho il cuore che mi batte in gola.
Tiro un sospiro di sollievo quando dietro di me si trova Harry.

Si tiene in piedi per miracolo ed è tutto smonco.
"Sono Charlotte" lo correggo.
"Va bene... comunque, Chanel, non puoi capire! Ho scopato con quella... oh, cazzo, come si chiamava?! Mi sento male" dice cercando di reggersi in piedi tenendosi a me.
È palesemente ubriaco.

"Sono Charlotte" ripeto roteando gli occhi al cielo.
"Ah, Chanel, aiutami sto cadendo!" Mi implora cadendo per terra.

Non lo correggo più, che mi chiami Chanel, al diavolo.
"Harry... sei ubriaco, fammi vedere dov'è la tua macchina, okay? Ora ti aiuto ad alzarti, ma sai benissimo di essere più alto e forte di me, quindi mettici della forza, più che puoi..." lo raccomando con tono comprensivo.

Allungo le mie mani verso di lui.
Le afferra alzandosi in piedi e ricadendo subito dopo.

Scoppio in una fragorosa risata.
"Chanel, io, io devo-" si interrompe e inizia a vomitare.

Menomale che siamo all'aperto.
"Che schifo" sbotto coprendomi gli occhi.
Ma come fa una persona a andare via il sabato sera e tornare più marcio di una mela calpestata?

"Mi sento meglio" dice tra sè e sè.
Non gli riesco a strappare un sorriso nemmeno se è ubriaco.
"Va bene, ora, dimmi... dov'è la tua macchina?" Chiedo.

Mi indica la destra.
"Sei in grado di alzarti?" Domando.
Annuisce alzandosi.
Inizia ad andare verso il suo parcheggio barcollando, quindi gli prendo la mano.
Tanto non se lo ricorderà.

"Chanel, che fai?!" Dice staccando le mani.
"Cadi pure, genio" annuncio stufa.
"Accidia portami via" dice.

"Ma ti sei mai sentito parlare?!" Domando retoricamente.
Veramente, da che pulpito?

"È quella" dice indicando un'enorme Range Rover nera.
Però, per trattare a pesci in faccia i suoi, ha una signora macchina.

"Aprila, allora" lo intimo.
"Non so dove sono le chiavi" ammette mettendosi le mani fra i capelli pensieroso.

"Harry... le vedo, sono lì, nella tasca destra" gli faccio notare.
"Ah, ecco" dice infilandosi le mani in tasca.

Tira fuori le chiavi e apre la macchina.
"Non puoi guidare, staremo in macchina ad ascoltare un po' di musica" lo avverto.

Entriamo nella macchina.
Harry schiaccia il pulsante della musica su un canale radiofonico.

Sentiamo una canzone che non ho mai sentito, ma che lui canticchia.
Ridacchio.
È stranamente rilassato.

Passa davanti a noi un venditore ambulante.
"Chanel, voglio il gelato" ordina.
"Mh, prendilo" suggerisco.
"Non ho i soldi" finge di piagnucolare.
"Okay, ma solo perché stai male" dico compiaciuta.

Abbasso il finestrino e chiamo il signore facendomi portare un pacchetto con dei mini gelati all'interno.
Pago e rialzo il finestrino.

"Ecco a noi" dico porgendogli un gelato e prendendone uno anche per me.
"Grazie, Chanel"
"Charlotte"

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