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"Che ci fai qui?" Chiedo allibita ad Harry che mi guarda fisso negli occhi.
I suoi occhi sono bellissimi, di un verde intenso, che riesce a fulminarti.

Il problema dei suoi occhi è che non trasmettano nessun tipo di emozioni.
Come possono, due occhi così profondi, trapelare tutta quell'apatia?

È seduto sulla mia sedia, e si lascia rigirare dalle rotelle di essa.
"Non so, tu che ci facevi nel mio posto?" Mi domanda retoricamente.
Ridacchio istericamente.

"Andiamo, Harry, che ti piaccia o no questa è anche casa mia... è due mesi che ci abito e speravo che prendessi un po' più di confidenza" ammetto disperatamente.
È solo un viziato che cerca attenzioni, è peggio dei bambini.

Non fa nulla per la famiglia e detta anche legge. Che faccia tosta.
"Sei patetica, Charls" si gira di spalle con la sedia appoggiandosi alla scrivania.
"E in tutto questo, perché sei nella mia stanza?" Chiedo confusa.

"Preparo la mia roba" dice con ovvietà.
Mi avvicino alla scrivania e trovo dell'erba in bustine.
Non ci credo.
Sapevo che girasse voce che spacciasse, ma non mi è ancora del tutto realizzabile.
Sbianco.

"Harry, devi andartene dalla mia stanza con quella roba illegale che ti porti addosso" inizio a tremare.
"Pietosa" commenta continuando a sistemare la sua droga leggera.
Deglutisco.

"Ti... ti hanno mai beccato?" Borbotto.
"Che cazzo te ne frega? Comunque no, sono un maestro" si vanta contraddicendosi nella sua stessa frase.
"Non chiamo maestria questo certo tipo di lavoro meschino e insolente" dico con tono punitivo.

"Hai ragione, mammina" mi prende in giro senza distogliere lo sguardo dalle sue bustine.
"Perché devi farlo proprio qui? Posso studiare in pace?" Sbuffo.
Non voglio entrare nel merito di questa storia e non voglio avere a che fare con un tizio simile.

Chissà se fuma anche altro... spero di no, per lui.
Sarebbe da brava e responsabile sorella, farlo smettere.

Basta, devo smetterla di farmi queste paranoie, io di certo non lo salverò.
Mi tratta troppo male, e sto iniziando ad odiarlo... e per me, che parlo anche coi muri, ce ne vuole.

"No, Charls, tu hai usato la taverna per sbaciucchiarti con il tuo scopamico e io userò la tua camera come ufficio" puntualizza seccato.
Ah, ecco da chi proveniva il rumore, lo sapevo, in fondo.

Rimango basita da come ha descritto Liam e la scena che ha visto.
Caspita, in tutti i momenti in cui poteva entrare, ha proprio scelto quello dove baciavo Liam.

Peccato che non sappia che era il mio primo bacio, che sono una ragazza per bene, e che sono vergine.
In realtà, lo sa benissimo... fa solo finta di non saperlo per utilizzare le sue parole come breccia.

Ammetto che mi abbia leggermente ferita, ma ne sto facendo l'abitudine.
"Non è il mio scopamico, o come vuoi chiamarlo.

Poi, questa è la mia vita, e siccome i cazzi tuoi non li può sapere nessuno, mentre tu fai piazza pulita sulla mia quotidianità, sparisci di qui" ringhio esterrefatta.
Ha esagerato, e per la prima volta, ha avuto una reazione.

Fa un gesto con la mano, aprendola e richiudendola a mo' di parola per zittirmi.
"Mi stai dando alla testa, devi andartene, non sto più ai tuoi fottuti giochetti" utilizzo parolacce che non ho mai citato solo per aumentare l'attenzione e il tono di sfida.

Dopo minuti in cui mi ha risposto guardando le sue schifo di bustine, decide di girarsi.
"Complimenti, Charls. Bello spettacolino. Non faresti paura nemmeno a un neonato" applaude sarcasticamente.

"Non chiamarmi Charls" ordino con il cuore che mi batte alla gola per la frustrazione.
"D'accordo, Charls, hai finito?" Mi guarda corrugando la fronte.

"Non finchè non alzerai il tuo culo dalla mia sedia e non te ne andrai dalla mia stanza" dico senza cedere, anche se sono già pentita.

"Cosa non ti farei" dice alzandosi e andandosene.
Era una cosa positiva o negativa?

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Ciao! Voi che ne dite? Charlie è riuscita a metterlo in riga oppure è la frasetta da duro per vendicarsi? Alla prossima

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