1-Pensieri

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Sentivo sempre tutto, sempre troppo, anche in una banalissina chat. Nessuno sa chi sei, nessuno ti conosce, sembra semplice potersi trasformare in tutto quello che vuoi, in tutto quello che desideri. Non ci si rende conto che tolti i limiti della fisicità rimane solo l'anima, messa a nudo. La maschera non è che carta velina e si sgretola con la stessa semplicità. Quello che resta sono semplicemente le persone con le loro miserie, le loro paure, le loro incertezze e anche il loro essere, ognuno a modo suo, un meraviglioso universo.

Cosa aveva visto in me il padrone? Me lo ero chiesta tante volte e lo avevo chiesto a lui altrettante volte. Mi aveva risposto, più o meno. Una di quelle risposte in cui mostri, non scopri, troppo teso nello sforzo di apparire per piacere.
Voglio vederti nella tua quotidianità gli avevo detto. Si, io cercavo la sua essenza, il suo spirito che intravedevo nei momenti in cui si lasciava andare e mi concedeva qualche pezzetto di se. Cosa rara. Teneva tutto dentro. Aveva paura anche lui di lasciarsi andare.
Si è come le altre. Qualche chat, pochi scambi di battute e poi fuggirà anche lei. Allora il cuore è meglio tenerlo al sicuro, lontano dalle sue grinfie. Scoparla e basta. Usarla come troia, come la mia puttana e non darle niente altro anche se lei continua a domandare. Vuole insinuarsi dentro di me lei, vuole conquistare il suo posto per poi lasciare il vuoto dell'assenza. Vuole affondare le mani nella melma, rigirarsi per bene dentro e tirarla fuori.
No. È una nessuna. Ingenua, bambina, innocente, facile da tenere in pugno per i miei scopi, solo per quelli.
È facile farle credere di essere importante, quando invece la dimentico in un battito di ciglia. Il lavoro, la mia vita, li tengo ben distanti da lei. Usarla. Solo questo. Per il tempo in cui avrà il coraggio di essere troia. Si questo è. Troia. Vederla senza guardarla. Questo posso farlo. Il suo volto non posso fissarlo a lungo. Che mi importa di come è? Mi interessano di più i suoi gemiti, la sua eccitazione, le sue tette, la sua fica. Questo voglio vedere, questo voglio sentire. Voglio infilarle in cazzo dentro, prendere tutto il suo piacere e poi lasciarla, nuda, sola, a dover far fronte ai sensi di colpa.
Può tentare di fuggire quanto vuole ma io so già che ormai è rimasta imbrigliata nella tela del ragno. Non ha via di scampo. I fili li ho legati bene, come ho fatto tante volte. Un giro, un altro, un nodo più stretto, uno più largo. Deve avere la sensazione di poter fuggire anche se è solo un'illusione.
E ride lei, sempre felice, anche mentre la punisco, anche quando la strattono per farle superare i suoi limiti.
Non è speciale, non è diversa, è nessuna ed è per questo che non lascerà alcun vuoto perché semplicemente lei non esiste.

Parola di Mia CagnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora