Chapter One: Calm after the storm.

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"Jane, non vorrai mica arrivare in ritardo?"

La voce di mia madre, proveniente dal piano di sotto, mi svegliò da quello che forse era stato uno dei sonni più tortuosi della mia vita. Avevo passato quasi tutta la notte a tormentarmi con mille pensieri riguardo il mio ritorno ad Hogwarts. Avevo cercato di non pensarci tutta l'estate, godendomi il tempo con la mia famiglia e riposando da quello che era stato l'anno peggiore della mia vita.

La seconda guerra magica aveva distrutto tutto e tutti. Gli animi erano inquieti, nonostante non vi fosse più alcun pericolo. Era quasi come se tutti quegli orrori vissuti in quegli anni non fossero mai cessati. E forse era così. I brutti ricordi annebbiavano la mente di qualsiasi mago o strega, ed era impossibile sfuggirvi. Io quasi riuscivo nell'impresa, ma ora che quel fatidico 1 Settembre era arrivato non potevo più farlo. Non potevo evitare di pensare a ciò che avevo subito e a ciò che mi aspettava. Sarei dovuta tornare ad Hogwarts, frequentare il settimo anno, e avrei dovuto rivivere in ogni angolo di quel castello scene che avrei tanto desiderato cancellare dalla mia mente.

Avevo visto morire così tante persone, del resto come tutti gli altri partecipanti alla battaglia di Hogwarts, e ora non riuscivo a capacitarmi del fatto che il mondo continuasse a girare nonostante tutto. Ma, forse, era proprio grazie alla loro morte se ci era concessa una possibilità di rinascita. Non avrei reso vane le loro azioni, nonostante mi fosse difficile non rattristarmi.

Sorrisi, pensando che tutto si sarebbe risolto, e mi alzai. Mi cimentai subito in bagno per darmi una rinfrescata, indossai una semplicissima camicetta, un jeans e delle scarpe da ginnastica, non potevo dare nell'occhio alla King's Cross babbana. Raccolsi i miei lunghi capelli castani in una coda e tornai in camera, per controllare che il mio baule fosse fornito di tutto ciò che mi serviva. La mia bacchetta era adagiata sul comodino. Legno di corniolo, piuma di fenice, 13 pollici e 1/4. Avevo ancora 16 anni, non mi era concesso utilizzare la magia fuori dalla scuola, ma d'estate, di tanto in tanto, la prendevo e la osservavo, facendola passare da una mano all'altra, per ricordarmi l'ebbrezza dell'essere ciò che ero: una maga. Ed ero anche molto promettente, a detta del cappello parlante 6 anni prima, quando decise in pochi secondi di smistarmi in Corvonero.

Mai scelta fu più azzeccata. Mi trovavo benissimo nella mia casa. Ero una ragazza vivace, con tanta voglia di fare e di imparare. Ero riservata, ma gentile con tutti. Ero saggia e amavo lo studio, soprattutto quello delle creature magiche. Ero creativa, amavo dipingere, suonare il pianoforte e cantare.

Scesi velocemente le scale, la bacchetta nella tasca posteriore dei miei jeans, chiedendo a papà di sollevare il mio baule con un Wingardium Leviosa, in quanto troppo pesante per essere trasportato manualmente. Mia madre era babbana, non avrebbe potuto farlo neanche volendo, nonostante convivere con noi le facesse avere quasi la nostra stessa conoscenza in ambito magico.

Erano le 10.30, avevo mezz'ora per arrivare alla stazione o il passaggio si sarebbe chiuso. Raggruppammo tutte le cose che avrei portato con me: il baule con la divisa, i libri nuovi e molto altro ancora, e la gabbia contenente il mio gufo bianco, Snowy. Arrivammo alla stazione in poco tempo, grazie alla materializzazione. Salutai i miei con un caldo abbraccio e corsi a sistemarmi in una delle cabine del treno.

Mi sedetti e aprii il mio libro di Cura delle creature magiche, curiosa di scoprire cosa avrei studiato quell'anno. Ero intenta a leggere un interessante capitolo sui Thestral, quando il rumore di una porta che scorreva mi fece alzare lo sguardo.

Luna Lovegood mi osservava sorridente con i suoi grandi occhi azzurri, mentre mi chiedeva:
<< Hai intenzione di alzarti e salutare la tua migliore amica o no? >>

<< Credevo ci avresti messo di più a distribuire le copie della vostra rivista, quindi ho ben pensato di occupare una cabina vuota in tua attesa. >> le risposi, mostrandole i posti completamente vuoti intorno a noi. Luna, ogni anno, girava per i vagoni del treno distribuendo gratuitamente copie della rivista di suo padre, "Il cavillo". Non aveva molto successo, in quanto la maggior parte dei maghi consideravano lei e suo padre come persone alquanto strane. Io l'avevo conosciuta personalmente, e avevo capito che non vi era nulla di negativo nella sua unicità. Era la persona più affascinante che avessi mai conosciuto.

Mi alzai e la riabbracciai, dopo 3 mesi di sole lettere quotidiane.

Ci sedemmo e parlammo per circa un'ora e mezza. Mi disse che Harry quest anno non sarebbe tornato a scuola, dopo la vittoria contro Voldemort il ministero gli aveva offerto la carica di Auror, sebbene non si fosse mai neanche iscritto al corso d'addestramento, ma lui voleva farlo come avrebbe fatto un qualsiasi altro mago: studiando. Era quindi impegnato a seguire i corsi e a prepararsi. Ron aveva seguito la sua stessa strada, mentre Hermione lavorava come braccio destro del ministro della magia, Kingsley, dirigendo spesso gli auror stessi. Capo del trio d'oro a scuola, capo del trio d'oro a lavoro. Li avevo conosciuti. Eravamo amici, prima che Voldemort tornasse passavamo molto tempo assieme, io adoravo stare soprattutto con Hermione. Studiavamo spesso insieme e, quando Ron le spezzò il cuore durante il suo sesto anno, io e Ginny le fummo molto vicine, coccolandola in tutti i modi e facendola distrarre. Durante la battaglia mi resi più utile possibile, combattendo fino alla fine. Ero così felice che, alla resa dei conti, avessero avuto ciò che meritavano.

Passammo molto tempo in silenzio, forse qualche ora, ognuna immersa in qualche attività. Io avevo tirato fuori un foglio da disegno, avevo cominciato una piccola bozza rappresentante un tramonto su di un mare, piatto come una tavola, concentrandomi sui colori caldi del cielo riflessi nell'acqua. Luna leggeva un libro.

Disegnare mi rilassava, ma mi permetteva anche di pensare parecchio. Pensai ad Harry, a Ron e ad Hermione, gli eroi del mondo magico. Loro erano riusciti a riprendersi dallo shock della guerra, a star bene. Mi venne in mente una domanda, che non tenni per me.

<<Credi che anche noi possiamo ricominciare come hanno fatto loro?>> chiesi a Luna, mentre le offrivo un pacchetto di Gelatine tutti i gusti +1.

<<Perché non dovremmo, Jane?>> mi chiese a sua volta, gli occhi immersi nello scatolino, intenti a cercare una gelatina che non avesse un colore sospetto.

<<Non so, sembra tutto così diverso..>> le risposi, prendendo una gelatina a mia volta e guardando fuori dal finestrino. Era quasi sera e una leggerissima pioggia estiva lasciava tante piccole goccioline sui finestrini del treno.

<<È ovvio che è tutto diverso.>> mi rispose, prendendo la mia mano. Mi rilassai al contatto con la sua pelle calda.
<<Ma ciò non significa che non possiamo andare avanti, ricominciare..>> continuò, per poi sospirare, guardando in basso. Non avrebbe mai dimenticato i giorni rinchiusa al Malfoy Manor, e io non avrei mai dimenticato le nottate sveglia, nella mia stanza del dormitorio Corvonero, mezzo vuoto senza di lei. Quanto dolore, quanta ansia. Tutto a causa di quel pazzo di Voldemort e di tutti i suoi seguaci, ancor più folli di lui. Primo della mia lista nera era proprio Draco Malfoy. Harry aveva testimoniato a suo favore affinché non finisse ad Azkaban, mentre suo padre e sua madre vi erano già rinchiusi. Lui non l'aveva neanche ringraziato, si era semplicemente limitato a non gettargli addosso la solita cascata di insensati insulti, credendo che bastasse, forse. Aveva deciso di tornare ad Hogwarts, ora era quindi sul nostro stesso treno, magari proprio nella cabina accanto alla nostra. Libero, forse più stronzo e agguerrito che mai, visto che aveva perso il suo amato signore Oscuro e i suoi genitori in un sol colpo. Se prima mi tormentava con insulti, scherzi idioti e maniere a dir poco sconsiderate, non osavo immaginare cosa avrebbe fatto ora.

Ad interrompere i miei pensieri fu la vista del villaggio di Hogsmeade in lontananza, il quale mi ricordò che ci aspettava un nuovo anno da affrontare. Presi coraggio, strinsi la mano della mia migliore amica, la guardai e le dissi:
<<Promettimi che questo sarà l'anno della nostra rinascita. Che vivremo tutto ciò che la vita ha da offrirci senza rimurginarci troppo. Che saremo felici.>>

Luna alzò i suoi meravigliosi occhioni azzurri per poi incontrare i miei altrettanto grandi occhi verde scuro e sorrise.
<<Sì, te lo prometto.>> rispose, quasi sussurrando.

Il treno frenò dopo poco, eravamo arrivati. Io e Luna ci guardammo, le feci l'occhiolino per alleviare la tensione. In risposta lei sorrise.

Indossammo i mantelli con lo stemma della nostra casa, io avevo in mano il disegno iniziato poche ore prima, e una volta fermato il treno, ci dirigemmo verso una delle uscite, mano nella mano. Pronte a vivere la serenità che il mondo magico si era meritato. Pronte a ricominciare. 

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Ciao a tutti! Questo è il primo capitolo della mia primissima storia qui su Wattpad. Spero vi piaccia. 

Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate, se avete qualche correzione sono tutta orecchie. <3

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