Chapter Nineteen: Planning.

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DRACO'S POV:

Jane non aveva idea di quanta paura avessi per lei. Non aveva idea di cosa sarei stato capace di fare pur di proteggerla. Andava avanti e indietro per la camera mentre aspettavamo una risposta, o ancor meglio l'arrivo, di Zabini. Ero tentato dal fermarla, dal baciarla e dal fare l'amore con lei, una, due, mille volte, fino a farle capire quanto l'amassi, ma non era il momento per farlo.

Speravo che quel guaio si risolvesse in fretta, speravo che nessuno dovesse rimetterci anche solo un capello. Ma sapevo che non era così, sapevo che avremmo dovuto combattere con tutte le nostre forze, ed ero pronto per farlo se significava ottenere una vita con lei.

<<Zabini!>> la sentii esclamare, mentre mi voltavo verso l'ingresso della camera, dove un Blaise col fiatone e tremendamente sudato ci fissava.

<<Hai fatto in fretta.>> lo presi in giro, per poi vederlo sorridermi dispettosamente in risposta.

<<Che c'è?>> chiese, andandosi a sedere sul suo letto.

Gli spiegai tutto ciò che avevo raccontato anche a Jane, precisando che ora lui era con noi per pianificare uno stratagemma, qualcosa che ci aiutasse a incastrare quei figli di troia dei Mangiamorte, e che avrebbe dovuto affiancarmi.

<<Qual è il piano?>> chiese.

Guardai Jane, che era stata in silenzio fino a quel momento. Si alzò dal letto sul quale si era seduta, camminando verso di noi.

<<Contatterete Greyback e stabilirete un posto dove incontrarvi, da soli, per parlare. Gli farete credere di essere interessati alla vendetta nei nostri confronti, chiedendogli dove potrete incontrarlo con gli altri Mangiamorte, in modo da ufficializzare le cose. A quel punto, se tutto andrà bene, vi dirà dove si nascondono. Ed è lì che gli Auror interverranno, prendendoli tutti.>> spiegò, mentre noi pendevamo dalle sue labbra.

<<E se non dovesse crederci? Se dovesse ucciderci entrambi?>> chiese Zabini.

<<Non lo farà, gli servite.>> ci disse, con tranquillità. <<E poi, io sarò con voi.>> terminò.

<<Sei impazzita? Non se ne parla! Ti prenderebbe come ostaggio per ottenere da me ciò che vuole!>> le gridai contro.

<<So che lo farebbe, ed è per questo che Harry mi presterà il suo mantello dell'invisibilità.>> continuò, un leggero sorriso sul suo volto. Mi sorprendeva la sua intelligenza, ma non avrei comunque lasciato lo facesse.

<<Non ti lascerò venire ugualmente.>> le dissi. <<E poi, perchè dovresti seguirci?>> chiesi.

<<Se le cose dovessero mettersi male potrei far comodo, lo attaccherei alle spalle, senza che lui se ne accorga minimamente. Farò un incantesimo anti-odori affinchè non senta il mio, così da essere completamente al sicuro. Ma lasciate che venga, lasciate che vi aiuti.>> disse, avvicinandosi a me e sfiorando la mia guancia con le dita.

Chiusi gli occhi, un'ansia e una preoccupazione immense a invadermi la mente, mentre cercavo di ritrovare lucidità.

. <<Ricorda che se stiamo organizzando questa sorta di suicidio è per un motivo ben preciso: quegli stronzi devono essere portati ad Azkaban!>> intervenne Blaise, cercando di farmi ragionare.

<<Non morirete!>> esclamò Jane.

Blaise la guardò con aria di disaccordo.

<<Se dovesse accadere qualsiasi cosa è meglio che qualcuno, qui ad Hogwarts, sappia. Ci serve qualcuno di cui possiamo fidarci, qualcuno che sia capace di avvisare Harry in caso non dovessimo tornare...>> insistette Zabini, quasi in un sussurro, abbassando lo sguardo.

<<Luna e Alex!>> esclamò Jane, a quanto pare d'accordo con Blaise.

BLAISE'S POV:

Jane avvisò le ragazze tramite Patronus.

Alex e Luna accorsero subito ai dormitori, accolte all'ingresso da tutti noi. Vedere la Grifondoro così impanicata mi fece venire una gran voglia di stringerla a me e calmarla, ma non ero così sdolcinato da farlo avanti a tutti.

Ci accomodammo nella camera, al sicuro dai Serpeverde che cominciavano a tornare dalla cena.

Spiegammo anche a loro le nostre intenzioni, ottenendo non poche proteste.

Quando entrambe capirono che non c'era nient altro da fare, si mostrarono subito disponibili nell'aiutarci.

<<Dovremmo dirlo ad Harry?>> chiese Alex, lo sguardo fisso nel mio.

<<Si. E anche alla McGranitt, è meglio lo sappia anche lei. Per il momento, invece, è meglio mantenere assoluta riservatezza. Potremmo solo provocare la loro ira.>> rispose Jane, avvicinandosi alle ragazze.

Entrambe annuirono, guardando la loro amica con immensa compassione. Si abbracciarono tutte e tre, stringendosi l'una all'altra.

<<Quando lo faremo?>> chiese Luna, staccandosi per prima dalle altre due.

Jane si voltò verso Draco, quasi come per affidare a lui la responsabilità della risposta.

<<Il prima possibile. Domani sera sarebbe l'ideale. Potremmo prepararci durante la giornata.>> rispose.

<<Preparare cosa?>> gli chiesi.

<<Insomma, cominciare ad inviare un gufo a Greyback, trovare un modo per uscire dalla scuola..>> si spiegò.

<<Oh cazzo, hai ragione. Come diamine usciamo da qui?>> chiesi a Jane, la quale sembrava sempre avere la mente più pronta di tutti.

<<Volando, naturalmente.>> intervenne Luna, sorprendendoci.

***

Jane e Luna erano andate ai dormitori Corvonero, scortate da Draco, mentre io avevo accompagnato Alex a quelli di Grifondoro. Non sapevo come comportarmi, ma non riuscivo a fare a meno di desiderare un suo bacio, un abbraccio, qualcosa che mi tirasse fuori dalla paura e dall'agonia di quella situazione.

<<Stai bene?>> chiese, riportandomi alla realtà.

<<Si.>> mentii.

Quando arrivammo avanti al quadro che separava la parete dalla sala comune dei Grifoni, non riuscii più a contenermi. Baciai Alex con tutta la passione che avevo in corpo, sperando di trasmetterle un minimo di ciò che provavo per lei.

<<Questo cosa significa?>> mi chiese, un sopracciglio alzato, incredula.

<<Significa che, se dovesse finire male, tu sarai il mio ultimo pensiero.>> le risposi, bloccandola al muro e fermandomi a pochi centimetri dal suo viso.

<<Blaise...>> sussurrò, abbracciandomi.

Era la prima volta che si lasciava andare così facilmente. Era sempre stata tremendamente distaccata, nonostante sapessi cosa provava per me. Ora invece era lì, tra le mie braccia, che quasi mi pregava di non andarmene. Lei teneva a me, e io ora sapevo di avere un motivo in più per combattere quella battaglia.

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