Capitolo Dodici. Credi in ciò che saremo.

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"Okay, adesso sei ubriaco" dissi a Tom sorridendogli, ma lui negò scuotendo il capo.

"Non è vero!" disse a voce abbastanza alta. "Sto fottutamente perfettamente bene!"

Sussultai sgranando gli occhi e rimasi a bocca aperta con fare teatrale, e Tom si coprì la bocca con la mano guardandomi a sua volta con occhi sgranati. Ci guardammo per qualche istante prima di scoppiare a ridere.

"Hai detto la parola con la 'F'!" lo ammonii puntandogli contro il dito indice. Lui fece spallucce senza con fare menefreghista.

La strada era affollata, eravamo appena usciti dal ristorante non molto lontano dal nostro hotel, dove stavamo ritornando. Avevamo trascorso i due giorni passati non facendo quasi nulla tranne che visitare un po' la città. Passammo accanto un'edicola e trovammo una rivista con loro in copertina, l'indicai e poi feci la stessa espressione che aveva lui in foto. Tom alzò gli occhi al cielo e continuammo a camminare.

Quando raggiungemmo la hall dell'albergo, lo stato di ubriachezza di Tom era palese quando mi cinse la vita e cercò di comportarsi in modo seducente – non riuscendoci, dati i suoi sensi impediti.

"Che c'è?" premetti il bottone di chiamata dell'ascensore cercando di liberarmi dalla sua presa, era difficile perché era ancora più testardo quando era ubriaco. Lui provò a dire qualcosa, ma le parole lasciarono la sua bocca come uno strascico di parola. "Sei così fottuto..." risi.

"Josefine..." disse provando a baciarmi il collo, fallendo. "Eww ha detto una parolaccia!" sorrisi a me stessa, sì avevo appena detto una parolaccia.

"Entri, per favore?" indicai l'ascensore aperto, e lui si appoggiò a me – era pesante e non l'avrei trascinato fino in stanza. Entrò nell'ascensore e quando entrai a mia volta premetti il pulsante del nostro piano.

"Vieni qui" iniziavo a stancarmi del suo comportamento, evidentemente l'alcol stava lentamente prendendo le redini del suo cervello. Domani avrebbe avuto addosso un post sbornia assurdo. Mi baciò e sentii il forte sapore dell'alcol misto alla sua tipica colonia. "Ti approfitterai di me adesso?" sbiascicò, ma io compresi velocemente e scossi il capo sopprimendo una risata.

"Non lo farei mai" risposi, ed io guardai lo schermo dell'ascensore per vedere se fossimo vicini al nostro piano.

"Per favore fallo" mi baciò sulla guancia lasciandomi addosso della saliva, non era per niente sexy dato che mi ricordavano i baci di Pumba.

"Adesso bevi molta acqua e vai a dormire" avevo gestito Tom da ubriaco una sola volta ed era stato molto più facile perché l'avevo lasciato sulla porta del club in cui eravamo. Ma ora mi sentivo male per tutte le volte in cui Bill aveva dovuto prendersene cura.

Quando aprii la porta della suite lui era appoggiato a me e quasi inciampai tentando di richiuderla. Accompagnai Tom a sedersi sul bordo del letto e versai due bicchieri d'acqua.

"Adesso devo pisciare" mi disse, ed io mi sciolsi i capelli prima di indossare il pigiama.

"Sul serio, Tom?" grugnii e lo accompagnai in bagno chiudendo la porta una volta in cui entrò. Speravo non avrebbe fatto un disastro lì dentro. Quando lui uscì lo guardai stringendo gli occhi. "Lavale" dissi indicando le sue mani.

Quando si mise finalmente a letto si addormentò nel giro di qualche secondo. Il mattino dopo fu un problema dato che avevo impostato una sveglia presto. Mi svegliai e la spensi, e trovai Tom che mi stringeva come si abbraccerebbe un peluche, la sua testa era sul mio petto e sembrava assolutamente innocente. Portai un braccio attorno alle sue grandi spalle, e gli sussurrai all'orecchio dolcemente dato che sicuramente aveva già un forte mal di testa.

2. Are you still mine? |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora