Capitolo Sedici. Ma questi siamo io e te.

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Per ritornare a casa entrai in auto seguita da Tom e Bill. C'erano paparazzi attorno a noi, un po' troppi per i miei gusti, ma non tanti secondo i ragazzi. Ero apparsa solamente in un paio di foto con personaggi famosi nel mondo della moda - i miei nuovi amici Ivan e Maksim erano molto di più che giornalisti: nel mondo della moda facevano parte di un piccolo gruppo di guru, ed improvvisamente tutti erano interessati alla ragazza insieme alle due icone Russe della moda, la quale stava anche con Tom Kaulitz.

Il mio twitter era impazzito ed il numero dei miei followers di instagram era dublicato e triplicato velocemente domenica, quando erano state pubblicate le foto dell'opening del club a New York. Sarei restata solamente un paio d'ore ma incontrai accidentalmente Dylan – non avevamo parlato molto causa la forte musica, ma mi aveva presentato alcuni suoi colleghi.

La serata era trascorsa tra camminate aggraziate dalla macchina al locale cercando di apparire al meglio di fronte alle telecamere fuori dal club. Entrai e mi guardai intorno, non conoscevo nessuno, fino a quando non trovai Dylan, ma cercai di fare la disinvolta negli scomodi tacchi e pantaloni stretti. Dopo tutto venivo pagata per indossare queste cose.

"Hey! Come stai!" una ragazza che non riconobbi mi salutò quando stavo parlando con una collega di Dylan, la quale aveva perso interesse nella conversazione nel momento in cui l'altra ragazza mi aveva sorriso. La salutai baciandola su entrambe le guance e le sorrisi senza sapere chi fosse.

"Sto molto bene grazie, tu?" tentai.

"Oh sai, non sono stata così impegnata quanto te!" riconobbi l'accento Russo. Era la ragazza del servizio fotografico con Matt. Ora aveva i capelli di un colore pseudo arancione che ricordava il colore delle rosse naturali. Stava bene con il suo colorito. Indossava un pesante make up, era una delle ragioni per le quali non l'avevo riconosciuta.

"Si...è solo l'inizio!" esclamai sopra la musica.

"Ti devo presentare i miei amici!" mi mise una mano sulla spalla. "Adoro il tuo outfit!" commentò indicando i miei vestiti. Lei indossava un vestito che sembrava volare attorno al suo corpo.

"Potresti ridirmi il tuo nome prima?" chiesi imbarazzata.

Lei si voltò imbronciata.

"Dasha" inarco entrambe le sopracciglia. "Non farmi ripetere, vieni qui!" mi tirò per la mano.

Sedemmo ad un tavolo occupato specialmente da ragazze e solo un paio di ragazzi, l'impressione che davano tutti era che fossero scomodi nei vestiti che indossavano – come me. Ci tenemmo le nostre lamentele per noi stessi e cercammo di conversare sopra la forte musica. Il locale non aveva finestre, c'era una grande pista da ballo nella quale riuscii a non farmi trascinare da Dasha; rimasi a chiacchierare con un ragazzo.

"Quando verrai a San Pietroburgo chiamami, posso organizzarti una cosa con una rivista, ed il party sarebbe migliore là!" disse uno dei ragazzi i cui occhi erano ornati da ciò che mi veniva da definire 'la versione idiota dell'eyeliner di Bill'. Sorrisi ed annuii quando lui ci scambiammo i numeri di telefono. Ora che sapevo il suo nome stavo parlando con Ivan.

"E tu cosa fai?" chiesi all'altro ragazzo sulla mia sinistra.

"Scrivo!" esclamò lui ed indicò Ivan. "Eravamo nella stessa sezione, ma io sono uno stilista" il suo inglese era arrugginito, il suo accento un po' più forte di quello di Dasha. Anche lui mi diede il suo numero di telefono – salvai il suo numero con il nome Maksim – ed incassai un suo complimento sul mio outfit.

"Foto!" Ivan saltò giù dalla sedia e mi tirò a sé, e Maksim fece lo stesso – entrambi mi cinsero la vita con un braccio ciascuno e si voltarono verso un obiettivo che non avevo nemmeno notato. Sorrisi. "Adesso balliamo!" i due ragazzi mi trascinarono verso la pista mentre io cercai di convincerli che preferivo restare con le ragazze che non mi avevano rivolto la parola. "Lasciale stare, non sanno l'inglese. Preferiscono la vita francese..."

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