Capitolo Cinque. Where is my mind?

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I due giorni successivi trascorsero lentamente, mi sembrò quasi come se tutto andasse avanti ma si fosse fermato allo stesso tempo. Tom fece il possibile per far seppellire la mia famiglia in Amburgo—non immaginavo nemmeno quante carte aveva dovuto preparare, ma ci era riuscito. E adesso tenevo Lily con me.

In un paio di voli eravamo ritornati ad Amburgo, Lily aveva sonno ed i ragazzi avevano organizzato tutto per il funerale. Mamma e Simone erano a casa con me e la mia sorellina.

"Vuoi andare a dormire?" sorrisi alla bambina bionda sulle mie ginocchia che aveva appoggiato la testa sul mio petto. Lei annuì e le baciai la testa prima di rivolgermi alle due donne che erano con me in salotto. I mobili erano gli stessi di sempre, ma mi faceva sentire tutto così sola. "Torno subito" dissi loro tenendo in braccio Lily e salendo lentamente le scale.

"Dov'è Jazz?" mi chiese mentre la misi a letto. Guardammo il letto vuoto sull'altro lato della stanza. "E mammina e papino?" la bambina si accigliò confusa.

Mi sedetti accanto a lei sul letto ed accesi la luce notturna che a lei piaceva tenere accesa alla notte.

"Papà ti ha mai detto dov'è nonna?" guardai Lily negli occhi. Lei annuì velocemente ed indicò in alto con l'indice. "Si, sai come?" lei fece cenno di no con il capo ed un piccolo broncio.

"Sono lassù" indicai a mia volta, "Nel cielo, Lily, sono stelle. Sai quando se ne vanno le stelle?" la bambina scosse nuovamente il capo. "Mai. Le stelle sono sempre nel cielo, solo che le puoi vedere solo di notte"

"Torneranno mai qui?" sembrava preoccupata.

"Proprio come la nonna Lily, sono lassù, in un posto migliore" Lily si imbronciò e mise le mani sulle mie. Io gliele strinsi.

"Mi rende triste" le tremava la voce. La accolsi in un abbraccio e la bimba pianse qualche lacrima.

"Rende triste anche me" confessai. "Ma sono ancora con noi" le dissi ciò a cui volevo credere. "Lily, non ti dimenticare mai" la guardai in viso e le asciugai le guance. Aveva qualche lentiggine attorno al naso. "Sono qui, nel tuo cuore e nel mio. Ci staranno fin tanto che vorrai loro bene, loro saranno qui con noi". Abbracciai Lily fino a che non si addormentò, il che non ci volle molto – era stanca, e le mie parole sembravano averla calmata.

Scesi in salotto e mi sedetti accanto a mia mamma. Questa volta fu lei che mi abbracciò.

"Pensi che si dimenticherà mai di Jazz?" chiesi a mamma.

"Tu l'hai dimenticato?" mi chiese.

"No"

"Ecco la tua risposta". Mamma si alzò e Simone la seguì. "Ti preparo qualcosa da mangiare"

"Abbiamo sentito che stai facendo tribolare i ragazzi" aggiunse Simone in tono scherzoso, ma io non era in vena di scherzi.

"Scusate" risposi mettendomi le mani sulle ginocchia per aiutarmi ad alzarmi.

"Tesoro, non è colpa tua" Simone si spostò alcuni capelli ribelli dal viso e mi posò la mano sulla spalla. "La vita va avanti; è troppo presto perché tu te ne renda conto. Ma è così, e non puoi farti travolgere da questo momento" abbracciai Simone, era una donna fantastica che conoscevo da tempo...non avrei potuto desiderare una compagnia migliore, il pensiero della gentilezza che tutti mi stavano dimostrando mi fece commuovere.

"No, non piangere!"

"Scusami"

"Smettila di scusarti, amor!" Mamma sorrideva triste, vedermi piangere era la cosa che più odiava. "Andiamo, ti faccio la cioccolata calda. Che ne dici?"

2. Are you still mine? |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora