Un incontro scottante

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Marlee stava aspettando da circa dieci minuti l'arrivo dell'autobus alla fermata. Continuava a camminare avanti e indietro con la paura di arrivare in ritardo, quando finalmente lo vide avvicinarsi, così si alzò dal posto in cui si era seduta. L'autobus, malauguratamente, non la vide, o fece finta di non verderla. Cominciò a invergli contro e sconsolata si risedette. Aspettò altri quindici interminabili minuti. Questa volta fece in modo di farsi vedere dall'autobus, il quale si fermò. La ragazza si sedette su uno dei posti liberi e cominciò a leggere libro che si era portata. Quaranta minuti dopo si trovava per le strade di una delle cittadelle più centrali, rispetto a quella dove stavano loro. Accese subito il telefono per cercare indicazioni su dove dovesse andare, anche se era una frana totale con l'orientamento. Nel momento in cui aprì la mappa, il telefono si scaricò. Digrignò i denti e sbuffò. Quella mattina la fortuna aveva deciso di abbandonarla. Mise nella tasca posteriore il telefono e cominciò a chiedere alle persone che trovava sul marciapiede della strada, informazioni sulla direzione per la mostra. Finalmente riuscí ad arrivare davanti a un grande edificio che esternamente appariva vecchio stile. Prima di entrare, si fermò in un bar sulla strada per prendere un caffè bollente da asporto (Marlee e il caffè erano due elementi inseparabili). Resasi conto che era abbastanza in ritardo, cominciò a correre per la strada cercando di spostare i passanti che le intralciavano il percorso. Salì velocemente i gradini e fece vedere il suo biglietto alle guardie all'entrata.
Cercó il piú possibile di mantenere salda la presa sul suo caffè e, dopo aver chiesto informazioni sulla guida, si diresse dove le avevano indicato.
La guida era una ragazza giovane sulla trentina, e Marlee seguiva con particolare entusiasmo le informazioni che dava sui diversi quadri. Era cosí affascinata dallo stile di quell'artista. Sembrava quasi di stare in un sogno quando si osservavano i suoi dipinti. I paesaggi della campagna inglese che rappresentava erano dolci e tranquilli. Anche i personaggi che ritraeva, presi molto spesso in scene quotidiane, emanavano un'aurea pacifica. E poi la parte che meravigliava sempre Marlee. I colori. Helen Allingham era solita dedicarsi alla pittura ad acquarello, tecnica che la ragazza adorava. Utilizzava in molte delle sue opere il giallo che donava al dipinto un'aria soffusa, calda e accogliente. Per i paesaggi invece sfruttava colori come il violetto, il blu e il verde che rendevano la scena vivace e al tempo stesso infondevano a Marlee una sensazione di accoglienza. Aveva scoperto pochi mesi prima quella pittrice per caso, mentre sfogliava una rivista di arte poco conosciuta che le aveva regalato il nonno. Si parlava dei piccoli artisti, quelli che non vengono ricordati  con così tanta facilità come Giotto, Picasso o Monet. A risvegliare Marlee dalle considerazioni che stava facendo su uno dei quadri, fu la guida che diresse tutte le persone verso la fine della visita. La ragazza ripercorse tutti i corridoi per dare un'ultima occhiata alle opere appese sui muri. Mentre si stava dirigendo verso l'uscita, un ragazzo le andò accidentalmente addosso, facendole cadere il caffè e la borsetta sul pavimento.

-Ma che cavolo!- esclamò subito Marlee mentre si inginocchiava e cominciava a raccogliere tutte le sue cose.

Il ragazzo l'aiutò, mentre continuava a scusarsi con lei. -Mi dispiace veramente tanto, stavo correndo e non ti ho vista. Mi dispiace davvero, davvero, davvero tanto- raccolse insieme una manciata di fogli che si erano sparsi un po' più lontano. Prese in mano uno dei disegni che la ragazza aveva fatto qualche giorno prima. La caricatura di Nash che abbracciava Felix e Rob. Il ragazzo dai folti capelli biondi sorrise, colpito dalla sua bravura.
-Non sei per niente male a disegnare-
Marlee si era calmata e aveva messo tutti i fogli nella sua borsa, tranne quello che aveva ancora in mano il ragazzo davanti a lei. Glielo prese delicatamente dalle mani osservando e ridendo davanti alla scena rappresentata.
-Grazie- disse lei alla fine sollevando gli occhi su quelli azzurri del ragazzo -Mi piace molto disegnare- Marlee mise anche quel foglio insieme agli altri.

-Per farmi perdonare ti offro un caffè al bar qua davanti-

-Non c'è bisogno. Era comunque quasi finito. Grazie lo stesso- Chiuse la borsa e si girò cominciando a dirigersi verso l'uscita.

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