La maledizione delle donne

309 10 3
                                    

«Non c'è nessuna maledizione di Kuchisake, qui si tratta di omicidio!» disse la ragazzina con aria convinta guardando intensamente quell'impaurito ispettore.

«Come scusa?» chiese l'uomo, sbattendo le palpebre con aria stupita, scaturita dall'affermazione fatta da quella ragazza dall'aria impertinente.

«Ho detto che non si tratta di una maledizione, tutti gli elementi fanno pensare ad un omicidio e il colpevole è ancora in questo giardino.»

Tutte le persone che si trovavano lì trattennero il fiato a quelle parole. Solo dopo qualche secondo qualcuno prese il coraggio e sbuffando parlò.

«Tsè... Ispettore, perché dovrebbe dare retta a questa mocciosa!» a quelle parole la ragazza lo linciò con lo sguardo, uno sguardo tremendamente serio, che metteva in soggezione.

«La verità viene sempre a galla, caro ispettore, e in questo caso è chiara come il sole. – disse la ragazzina tornando a rivolgersi al capo della polizia – L'assassino ha approfittato della leggenda di Kuchisake per commettere il suo crimine e va punito come deve.»

L'uomo ingoiò un po' di saliva: quella ragazzina metteva davvero i brividi, era la prima volta che la vedeva, eppure avrebbe giurato che aveva qualcosa di familiare.

«Sentiamo, come la pensi tu?» chiese l'ispettore.

«Io non penso, io osservo e quindi so... L'assassino ha bussato alla porta con il coltello già in mano e quando la vittima ha aperto la porta è stata pugnalata immediatamente, dopodiché l'assassino le ha fatto quelle ferite sulle guance per far ricadere la colpa sulla maledizione.»

«E questo spiegherebbe le tracce di sangue schizzate all'ingresso e il ritrovamento del corpo della vittima sullo zerbino della porta, ma come fai a sapere che l'assassino è uno di loro?» chiese ancora l'ispettore indicando con un gesto della mano le altre tre persone che c'erano oltre a loro due.

«Perché è un dato di fatto, ispettore. – continuò lei – Non le pare strano che la vittima abbia ancora le scarpe, pur essendo in casa? Questo vuol dire che era appena tornata. I qui presenti, la sorella e i due amici, hanno affermato di essere usciti con la vittima questo pomeriggio, ciò vuol dire che qualcuno deve aver accompagnato l'uomo a casa, e poi bussando nuovamente alla porta ha ucciso la vittima.»

«Perciò ci basterà sapere chi ha riaccompagnato a casa il signor Nishima e avremmo scoperto l'assassino! – esclamò entusiasta l'ispettore, per poi rivolgersi alle tre persone – Allora chi ha accompagnato il signore a casa?»

I tre si guardarono sbigottiti, come se cercassero di capire cosa stesse chiedendo l'ispettore, poi scoppiarono tutti e tre a ridere, chi con un riso più forzato, chi proprio di gusto.

«Ispettore, sta scherzando spero. – rispose l'uomo che aveva parlato all'inizio – Nishima non si farebbe mai accompagnare a casa da uno di noi, lui vuole sempre passeggiare da solo fino a casa dopo un'uscita insieme. Le avevo detto che non doveva dare retta a questa ragazzina.»

Ad un tratto qualcuno sbucò dal retro del giardino.

«No, Asumi non ha sbagliato!» a quella frase tutti si voltarono verso il nuovo arrivato e la ragazzina sorrise nel vederlo.

Era un uomo alto e slanciato, lo stesso sguardo deciso della ragazza, si avvicinò a loro con passo tranquillo e sicuro, le mani nelle tasche dei pantaloni, quando arrivò vicino al gruppetto riprese a parlare.

«L'assassino è davvero venuto fino a qui ed ha bussato alla porta del signor Nishima per poi pugnalarlo all'ingresso, ed è anche uno di voi tre, ma i fatti non sono andati esattamente nel modo in cui ha descritto lei.» concluse poggiando una mano sulla spalla della ragazza che lo guardò un po' delusa.

Detective Conan World [raccolta]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora