Ci sarò sempre

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Shinichi ingoiò l'ennesimo grumo di saliva, mentre quelle maledette lacrime che non aveva mai versato in vita sua, continuavano a torturargli il viso, rigandolo e bagnandolo. Le sentiva rotolare giù, per poi percepirle al limite del mento e vederle fare tanti cerchi concentrici scuri sul tavolo di legno, che man mano sommandosi creavano una grossa macchia più scura.

Sentì un movimento dall'altro lato del tavolo, ma non alzò lo sguardo, non sapeva se fosse perché non ne aveva voglia o perché non ci riusciva, ma i suoi occhi azzurri e offuscati dalle lacrime si erano calamitati sulla superficie ruvida e piena di venature.

«Come stai?» domandò una voce che conosceva benissimo, a cui però non rispose, non ne aveva le forze. Che avrebbe dovuto rispondergli poi, non sapeva nemmeno lui come stava. Si sentiva a pezzi, come se l'unica sua motivazione di vita fosse svanita nel nulla. E alla fine era andata proprio così, insomma non era il tipo da pensare di togliersi la vita, non l'avrebbe mai fatto, ma di certo perdere colei che la rendeva speciale era stato un colpo troppo grande da sopportare; un colpo che l'aveva lacerato dall'interno e che ancora bruciava atrocemente.

L'altra persona gli prese la mano, che teneva sul tavolo, con le sue, stringendola dolcemente.

«Kudo-kun... Se c'è qualsiasi cosa che io posso...» alzò lo sguardo, vedendo quel viso molto simile al suo, riflettere tutta la tristezza che sentiva dentro, ma mostrando anche molta apprensione e quasi, dolcezza.

Ingoiò nuovamente la saliva, cercando di parlare, nonostante il dolore fastidioso poco sotto il pomo d'adamo che gli provocava il trattenere le lacrime.

«Non dovresti essere qui, se ti vede la polizia...» bloccò le sue parole, quando l'altro strinse più forte la sua mano e scosse la testa.

«Tu sei più importante.»

Erano successe tante cose in quell'ultimo mese, non sapeva come ma in qualche modo il legame tra loro due era cambiato: Kaito Kid, o meglio Kaito Kuroba, non era più il suo rivale, colui che voleva a tutti i costi incastrare ed arrestare per dimostrare di essere il migliore; non lo vedeva più in quel modo. Da quando, per un suo errore, o forse un suo merito nonostante non ne andasse fiero, era riuscito a rivelare a tutti la sua identità, qualcosa tra di loro non era più come prima.

Kaito gli aveva spiegato il motivo per cui era diventato un ladro, e per quanto ancora non apprezzasse quella sua decisione, Shinichi rivide nel rivale se stesso, entrambi combattevano un'associazione criminale, entrambi dovevano affrontare una battaglia più grande di loro. Ma se lui aveva degli alleati, come Shiho che mesi prima era finalmente riuscita a farlo tornare adulto, Kaito combatteva la sua battaglia da solo. Per questo motivo aveva deciso che non l'avrebbe più inseguito.

Ma poi era successo l'impensabile. Nell'ultimo caso, nel tentativo di sgominare l'organizzazione, la sua più grande paura si era fatta realtà e lei era rimasta coinvolta, prendendosi quel proiettile destinato a lui.

«Non... non riesco nemmeno a ragionare...» disse, trattenendo i singhiozzi.

Il ragazzo di fronte a lui emise un sospiro e lui percepì nuovamente la stretta delle sue mani sulla sua. Ci furono lunghi secondi di silenzio, quasi come se Kaito stesse cercando le parole giusta da dire.

«So esattamente cosa si prova a perdere qualcuno di così importante... – cominciò, staccando finalmente una delle mani dalla sua e allungandola sul suo viso, nel tentativo di asciugargli alcune lacrime col pollice – L'ho provato sulla mia stessa pelle quando avevo appena otto anni e nel modo più atroce possibile.»

Shinichi sollevò nuovamente lo sguardo, cominciando a sentirsi in colpa per quella sua scenata. Nonostante il dolore che stava provando non accennava ad attenuarsi, qualcosa nel suo stomaco gli dava un'orribile sensazione di rimorso.

«Scusa Kuroba-kun... – disse rompendo ogni contatto con l'altro e asciugandosi lui stesso le lacrime, con i dorsi delle mani – Sono uno stupido... Io...» non ebbe il tempo di finire la frase.

Improvvisamente la sirena delle auto della polizia che si stavano avvicinando si sollevò dalla strada sottostante e poco dopo, nel momento esatto in cui tornò il silenzio, la voce dell'ispettore Nakamori rimbombò attraverso l'altoparlante.

«Kid, sappiamo che sei lì dentro. Esci fuori senza fare storie o ti farò pentire di essere nato.»

Kaito sorrise a quell'ultimo commento del poliziotto: tra di loro c'era un conto in sospeso, ben più grande del semplice poliziotto che cerca di acciuffare il ladro, visto che ormai tutti sapevano che per un sacco di tempo era stato compagno di classe e amico d'infanzia di sua figlia. Persino Shinichi lo sapeva.

«Ricordati Kudo, – disse avvicinandosi a lui, i loro nasi erano a pochissimi millimetri di distanza – io ci sarò sempre.» dopodiché fece l'occhiolino e scappò via.

» dopodiché fece l'occhiolino e scappò via

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Angolo dell'autore:

2/6/2020
Lo so, nemmeno ci credete che sono tornata su questo fandom XD Sappiate che ho intenzione di rimettermi sotto (almeno con le one-shot) quindi vi prometto che Detective Conan tornerà tra le mie scritture (ho in progetto già un'altra storia).
Intato per questa one-shot (e probabilmente molte delle successive), devo ringraziare la prima iniziativa del gruppo Facebook "Detective Conan Fanfiction (Italian Fan)" che ha fornito una semplice e meravigliosa immagine di due mani che stringono un'altra mano su una superficie di legno.
Sinceramente non so se vedere questa shot come una ShinKaito, ma ci tenevo a mostrare un po' il loro rapporto.
KiarettaKid

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