La neve continuava a cadere, come faceva ormai da una settimana. Odiava la neve, quasi quanto odiava il Natale. In quel periodo dell'anno la sua magia era completamente inutile: tutta la positività, la gioia e la purezza di quei momenti, annullavano completamente i suoi poteri, non permettendole di fare neanche il più banale degli incantesimi.
Per fortuna, almeno, era a casa per le vacanze; vacanze di festività che lei ovviamente non voleva festeggiare. Se ne stava chiusa in casa, con l'unica compagnia di Igor, che le portava da mangiare.
«Signorina, perché non esce?» le propose il suo assistente quel giorno.
«Uscire? Con quella neve bianca che ricopre tutto? Piuttosto mi trasformo in un rospo.» protestò la ragazza dai capelli rossi.
«Beh, la neve l'ha già affrontata egregiamente durante la settimana bianca con i suoi compagni, l'anno scorso, una passeggiata non le farebbe male.»
«Si dà il caso che l'anno scorso avevo già un incantesimo pronto da attuare, che avevo preparato prima che il periodo Natalizio iniziasse, mentre ora mi ritrovo a mani vuote e senza la minima possibilità di usare la magia... Comunque forse hai ragione... Visto che ormai è sera, tanto vale farmi una passeggiata.»
Si alzò, si mise il suo mantello scuro da passeggio, tirando su il cappuccio e con passo calmo e svogliato uscì di casa.
Più che sera era notte, ormai erano quasi le undici, eppure c'era davvero troppa gente per i suoi gusti: che ci faceva tutta quella gente a quell'ora ancora in giro? Poi si ricordò: era la Vigilia, la Vigilia di Natale. Non festeggiandolo non si era fatta i calcoli, non si era comportata come tutte le persone che la circondavano, che attendevano quel giorno con trepidazione da molto tempo.
Sbuffò e una nuvoletta di condensa uscì dalla sua bocca. Perché diavolo era uscita? Tutta quella gioia, tutto quel ridere e scherzare, tutta quella tranquillità, non era il suo mondo. Lei era la serva di Lucifero, una delle migliori streghe rosse che esistessero al mondo, la discendente della grande famiglia Koizumi e quell'ambiente la disgustava.
Decise che non avrebbe sprecato quell'uscita, se doveva stare fuori lo avrebbe fatto, ma non voleva avere nessun contatto fisico o visivo con quelle persone così gioiose e trepidanti, che aspettavano una banalissima festa.
Così iniziò a camminare per la città, cercando un tetto accessibile dalle scale antincendio, finché non lo trovò. Con calma si arrampico per in sette piani di scale, finché non arrivò sul tetto, anche quello era ricoperto di maledettissima neve: cercò di toglierne un po' per potersi sedere, ma ottenne solo delle mani infreddolite e bagnate ed un posto a sedere ancora più umido di prima.
Rimase lì, seduta, per chissà quanto tempo, a guardare le luci di Tokyo, almeno quelle visibili dal basso palazzetto. Poi ad un tratto sentì il rumore di una porticina aprirsi e dei passi ovattati dalla neve.
Si voltò e rimase sconvolta da quello che vide, o meglio da chi vide. Sentì uno strano calore alle guance e si girò subito dal lato opposto, sperando che non avesse visto il suo rossore.
«Che ci fai tu qui?» chiese.
«Due piani più sotto, stavamo festeggiando la Vigilia con Aoko. Piuttosto tu che ci fai qui... Pensavo che odiassi il Natale.» rispose il ragazzo, continuandosi ad avvicinare.
«Infatti è così, ma ero stufa di rimanere rinchiusa in casa.» rispose secca, subito dopo lui la raggiunse sedendosi vicino a lui.
Ci furono svariati minuti di assoluto silenzio, in cui neanche si guardarono negli occhi, poi fu di nuovo lei a parlare.
«Come facevi a sapere che ero qui?»
«Ti ho vista sulla scala antincendio dalla finestra.»
«Perché sei venuto? Dopotutto tu non mi sopporti no?» domandò e subito lo sentì ridere: quel riso sommesso che si sente appena.
«Chi ti ha detto che non ti sopporto?»
«Boh, non so, forse questi due anni insieme? Da quando ti conosco non ho fatto altro che intralciare la tua doppia vita, da ladro gentiluomo e da studente liceale.» rispose lei.
«È vero... E devo ammettere che quando hai smesso di farlo, cinque mesi fa, mi è dispiaciuto. Pensavo che non ti saresti mai arresa.»
«Che senso avrebbe? Ho tutti gli uomini ai miei piedi, di uno solo non me ne faccio nulla.» a quelle parole lui le prese il mento e la voltò verso di lui.
I loro occhi s'incrociarono e nel vedere quei due zaffiri azzurri, avvertì di nuovo la sensazione di rossore sulle guance, ma questa volta non aveva modo di nascondersi, mentre lui con l'altra mano, fece apparire una rosa.
«È un peccato... Perché io davvero non vorrei vedere tutti gli uomini ai tuoi piedi.»
«Per-Perché?» chiese lei e si morse la lingua per aver esitato, facendo vedere di nuovo la sua debolezza.
«Perché il tuo cuore è l'unico gioiello che non riuscirei a restituire al proprietario.» sussurrò dolcemente e subito dopo, senza nessun preavviso, la baciò.
Akako rimase sconvolta: aveva gli occhi spalancati e non poteva credere a quello che stava succedendo. Come al solito si trattenne dal versare lacrime, fortuna che aveva un ottimo autocontrollo. Anche solo una piccola goccia versata dai suoi occhi, le avrebbe fatto perdere definitivamente i suoi poteri da strega rossa, ma quella gioia rimase comunque incontenibile. Chiuse gli occhi contenta: ora poteva dire di amare il Natale.
20/12/2014
Tengo tantissimo a questa fanfic perché è la mia prima KaitoxAkako che scrivo! Se penso che solo fino all'anno scorso ero una KaitoXAoko ancora mi vengono i brividi XD
Comunque sia questa fanfic ha partecipato al Contest "Natale in Love" del DCF ed ha perso miseramente... Ma pazienza :) L'importante è che piaccia a voi ^^
KiarettaKid
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Detective Conan World [raccolta]
FanfictionCome specificato nel titolo, questa è una raccolta di one-shot riguardanti Detective Conan. Cosa vuol dire? Che ogni volta che mi verrà in mente una storia su questo fandom, non abbastanza lunga da crearne una vera e propria fan fiction e non colleg...