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dovevo ammettere che non esisteva serata migliore per confessare. speravo di riuscire a mantenere ancora alcune cose per me, ma sapevo che dovevo comunque dare delle spiegazioni. la notte della veglia non poteva cadere in modo più opportuno.
quella era una tradizione antica, davvero molto antica. risaliva alla liberazione delle genti, di tutti i popoli. c'erano varie versioni e vari cattivi, ma in sostanza la storia era sempre la stessa: un popolo potente e molto cattivo aveva assoggettato tutti per molte generazioni, qualcuno aveva dato il via ad una rivolta che si era tramutata in guerra civile. niente di fantasioso, solo una semplice guerra civile. era durata a lungo, così si diceva, ma alla fine erano stati gli ultimi giorni a portare il vero sconvolgimento nel popolo, i due eserciti si scontrarono con tutto quello che avevano. la battaglia non cessò fino a quando il Signore a capo dell'esercito dei regnanti non venne abbattuto, ad opera dell'unica coalizione di razze che ci fosse mai  stata. in quei giorni il popolo perse tutte le speranze, godette di quelli che riteneva i suoi ultimi giorni al meglio delle loro capacità, l'ultima notte di scontri la gente si riunì chiudendosi nelle case per trascorrere, quelli che credeva essere gli ultimi minuti della civiltà, insieme, in armonia e sincerità. il mattino dopo si era venuto a sapere che i rivoltosi avevano vinto, vennero distrutte tutte le testimonianze del vecchio regime, ragion per cui quella era rimasta solo una storia e l'anniversario di quell'evento venne trasformato in una festa religiosa da tutti i popoli vittoriosi, come testimonianza del loro successo e della benevolenza dei loro dei. nei secoli le usanze si erano evolute e diversificate dalle originali, ma in sostanza restavano cinque giorni di festeggiamenti scatenati, il sesto giorno si dormiva in previsione della veglia programmata per quella notte, dove ci si sarebbe riuniti nelle case per stare insieme e tirare le somme delle proprie vite e dell'anno passato, alternando sinceramente pensieri o avvenimenti pregando che il giorno seguente arrivi. al sorgere del sole i discorsi si interrompono e si prova a mandar giù quello che abbiamo scoperto durante la nottata per assimilare e buttarle alle spalle, si cerca di restare svegli e, dopo cena, si può andare a dormire, consapevoli che dal giorno dopo bisogna guardare avanti e cercando di evitare che le confessioni della notte prima condizionino i tuoi rapporti sociali.
mi ero sempre astenuta dalle confidenze, non che avessi particolari colpe o segreti, ma avevo sempre evitato di confessare a quel parente che odiavo profondamente ricevere le strozzatine di guance, perché faceva male e perché non avevo più sei anni, o a quell'altro che spesso e volentieri mi trattava di merda e la cosa mi faceva star male. il fatto che pensassero che non avessi una vita mi aveva permesso di starmene zitta.
ormai, però, per quanto lo volessi, cucirmi la bocca non era un'opzione.
io non potevo cacciarli, l'ospitalità era uno dei concetti sacri di quelle feste, e loro non potevano pressarmi con richieste di spiegazione, così non ci rimase altro da fare che fare le presentazioni e una chiacchierata leggera di argomenti frivoli per passare il tempo fino alla cena.  ovviamente avevo mandato immediatamente Kol a vestirsi e avevo fatto lo stesso, in quella serata ci si aspettava un abbigliamento adeguato se non elegante. di Victor non mi dovetti preoccupare, lui sapeva cosa fare.
misi in tavola un vero banchetto. c'era di tutto. non avevo badato  a limitazioni. ci avevo impiegato due settimane di ricerche,volevo trovare qualcosa di buono per la prima cena della veglia che avrei preparato personalmente, ma non ero riuscita a scegliere, c'erano troppe cose interessanti da cucinare e provare,senza contare che tra le nostre tre razze c'erano diverse tradizioni in merito alle pietanze per la festa, non ne volevo escludere, così era finita che avevo preparato tutto ciò che mi stuzzicava la fantasia.
ne valse la pena. solo per le facce incredule dei miei parenti, che mi reputavano appena in grado di fare un piatto di pasta usando un sugo pronto, bastava a compensare la fatica e l'impegno che ci avevo messo. la vera gioia era arrivata dai miei due uomini, si erano entrambi complimentati con me, cosa che mi inorgoglì, inutile negarlo, ed entrambi mangiarono tutto, Victor si limitò ad un assaggio di ogni pietanze, poteva mangiare, sentiva il sapore ma grandi quantità di cibo o mangiare troppo spesso non gli faceva bene ed in genere evitava del tutto. quel gesto e i loro complimenti furono l'unica cosa che mi mise di buon umore fino alla fine della cena, la tanto temuta ora delle confessioni.

ciao
inizio con un ringraziamento a tutti quelli che hanno letto la mia storia sin qui, un grazie ancora più grande a chi mi ha lasciato dei commenti positivi, sono assolutamente incredula che quello che scrivo possa piacere (la mia autostima è pari a zero).
comunque, non voglio troppo dilungarmi, volevo solo dirvi che spero questo capitolo non vi annoi, all'inizio avevo pensato di scrivere solo qualche riga e poi e venuto fuori un intero capitolo pieno di descrizioni, fatemi sapere che ne pensate
scusatemi se sono un po' troppo logorroica oggi, la chiudo qui e vado a scrivere il prossimo capitolo, sono in vena... un bacio e un grazie a tutti quelli che leggono, commentano e mettono stellina ciauuuuuu

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