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non fu terribile come avevo pensato. la mattina e parte del pomeriggio la congrega ci aveva intrattenuto, facendoci visitare la città, offrendoci il pranzo, a metà pomeriggio ci avevano salutati all'ingresso dell'albergo e noi eravamo saliti in camera per prepararci alla cena prematrimoniale.
a quel punto, dopo essermi fatta una doccia e mentre mi stavo preparando in attesa che i miei uomini finissero di lavarsi, cominciai ad avere i primi moti di ansia. era stato un miracolo non averli avuti fino a quel momento.
la sposa era una lontana parente, una cugina di terzo grado con cui ero in ottimi rapporti nonostante non vivessimo nella stessa città, avevamo sempre trascorso le vacanze assieme, l'una in casa dell'altra. nonostante mi fossi sforzata di non pensarci sapevo anche troppo bene che avrei incontrato i miei familiari, con cui non mi sentivo più da tutto il casino della denuncia. sapevo che sarebbe stato imbarazzante e teso come incontro, ma, mentre mi truccavo mi ritrovai a chiedermi come cavolo avrebbero potuto reagire alla vista di Kol e Victor.  finii giusto in tempo per sentire qualcuno che bussava sulla porta della camera. mi diressi ad aprire, scacciando via le paure sulla serata che stava per arrivare, non me li potevo permettere. dovevo essere lucida e calma per affrontare la mia famiglia.
quando aprii la porta una ragazza di cinque centimetri più bassa di me, dai capelli buono sabbia mingherlina e avvolta in un delizioso vestito verde prato mi saltò addosso, spaventandomo per la sorpresa. per poco non finiamo a terra assieme, avvinghiate. per fortuna ero piuttosto abituata a quel genere di assalti da parte di Elena, mi ripresi in tempo, puntano i piedi a terra e sostenne l'impatto dell'abbraccio stritolatore che mi riservò. dovevo ammettere che mi era mancata, è non poco, ora che mi stringeva con così tanto affetto ne ero più consapevole che mai. negli anni le nostre vite avevano preso il sopravvento e ci eravamo potute dedicare l'una all'altra sempre meno, troppo impegnate con la famiglia, il lavoro, l'amore è le amicizie. la distanza si era fatta sentire senza che neanche ce ne accorgessimo. ero felice che, nonostante ciò l'affetto che nutrivamo non ne fosse stato intaccato.
per un paio di minuti non facemmo altro che scambiarci moine, sulla porta, poi successe. la vidi. Elena non era arrivata da sola, con lei c'era una donna sulla quarantina. la fissai sconcertata, era la donna a capo della congrega.

finiamo sedute ad un tavolino del bar dell'albergo. avevo alzato un po' la voce per farmi sentire dai due uomini nella camera e, lungo il tragitto avevo scoperto che la donna era niente si meno che la madre dello sposo. già temevo l'incontro con il fortunato.
"allora, che ne dici di raccontate?" domandò a bruciapelo Elena, senza scomporsi minimamente. io quasi mi strozzato con l'analcolico che stavo sorseggiando. "cosa?" domandai. ero sinceramente ignara. con tutto quello che era successo dall'ultima volta che eravamo state faccia a faccia era piuttosto complicato capire a cosa si riferisse. "come cosa? tu e la tua famiglia, quando mi hai chiesto se fosse possibile che tu e i tuoi ospiti non veniste messi al loro stesso tavolo ho pensato che c'era qualcosa sotto." affermò. la donna accanto a lei mi fissava con espressione neutrale. sapeva e voleva saperne di più.
"abbiamo avuto dei problemi" ammisi "loro e Niall mi hanno tenuta all'oscuro di cose che mi riguardano e non sono stati felici per le mie scelte di vita" tagliai corto. non volevo parlare di quello, non solo perché non era il caso di rovinare la sua festa con quelle notizie, ma anche perché non volevo parlarne, non volevo affrontate quel discorso con nessuno. come per i sogni, tutto quello riguardava me e i miei uomini, non trovavo giusto condividerlo, neanche con lei. ci avevo messo un po' a capirlo, ma non volevo condividere quei momenti di vicinanza tra me e loro, le cure che mi avevano fornito, la dolcezza e la delicatezza con cui mi avevano raccolta da terra e risollevata. tutti quei momenti che ci avevano resi più di semplici amanti, qualcosa che assomigliava ad una famiglia, strana, incerta nella forma, ma unita da un legame che ancora non comprendevo appieno. erano nostri e non volevo perderli condividendoli, banalizzandoli con parole.che mai avrebbero potuto descrivere i sentimenti che mi avevano fatto provare.
"Niall? non ci credo e davvero riuscito a farti arrabbiare, arrabbiare sul serio?" domandò incredula "cosa mai può essere successo?" eccola, la fatidica domanda a cui non volevo rispondere "è un casino, tutta questa storia e un grandissimo casino, ma lasciamola perdere." affermati decisa "tu domani ti sposi" scandii le parole, con un sorrisone stampato in faccia, sorriso che la contaggiò e mi diede modo di cambiare argomento e non farla risentire per la cosa. in fin dei conti, perché parlare dei problemi di qualcuno quando su può parlare del matrimonio con la sposa?

ciaoooo
ebbene si, sono ancora viva e non mi sono scordata la storia.
ho scritto questo capitolo un po' in fretta, lo ammetto, ma inizialmente avevo molte idee su questa parte che ora ho un po' perso per strada, quindi scusatemi se fa schifo, spero vivamente di riuscire a portarvi un capitolo migliore alla prossima pubblicazione e spero anche di non metterci così tanto tempo. grazie infinite per aver seguito la mia storia fin qui e, come sempre, spero che lasciate un commento con le vostre opinioni, richieste e tutto quello che volete dire.

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