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famosa. aveva detto proprio così, ma al momento, dopo che i miei più stretti parenti se ne erano andati, circa a metà del pomeriggio, era l'ultimo dei miei pensieri.
eravamo seduti tutti e tre intorno al tavolo in silenzio, non sapevo da dove cominciare tante domande mi frullavano in testa. quella nottata era stata una bella batosta, tra i miei dubbi sulla questione lavoro e quella strana conversazione che riguardava la Benedetta, qualunque cosa significasse, ero a dir poco confusa.
eravamo in silenzio da quella che mi sembrava una eternità quando finalmente riuscii a mettere insieme le prime parole "cosa cazzo è successo?" riassumeva più o meno tutto. "intendi a parte il fatto che i tuoi parenti ci sono piombati in casa senza preavviso, che tu ci hai presentati come una coppia e che noi abbiamo coperto la tua storia ignorando i rapporti che abbiamo con te" Kol sembrava alquanto infastidito da quello che era successo e non potevo biasimarlo per quello, io lo ero, per usare un eufemismo. purtroppo per lui aveva toccato un tasto dolente "i rapporti che abbiamo? potrei sapere quali sono di preciso questi rapporti?" entrambi mi fissarono i loro occhi addosso "io non mi sono mai posta una domanda del genere prima ma, ora, dopo quello che è successo durante la notte me lo chiedo" ammisi "ti chiedi cosa?" chiese il vampiro in tono neutro ma interessato,voleva avere più informazioni per sapere come pararsi il culo e far in modo che non litigassi con entrambi, non ci voleva molto a capirlo, glielo leggevo negli occhi e lui lo sapeva. alla fine avevo capito perché mi trovavo bene con loro e perché loro mi volevano come paciere, il mio carattere e il mio modo di pensare aveva qualcosa in comune con entrambi.
"cosa siamo" sbottai e, mentre i loro occhi continuavano a scrutarmi feci un grande respiro per calmarmi prima di proseguire "non ci ho mai  pensato. ho semplicemente seguito la corrente. mi piace stare con voi, mi ci trovo bene, ma dopo ieri... tutte quelle storie sul lavoro..." sospirai "io non sono una puttana" dissi con una fitta di dolore che mi attraversava il cuore. era quello che quei discorsi sul lavoro mi avevano fatto pensare. andavo a letto con loro, mi piaceva farlo e vivere le giornate con loro mi facevano sentire serena e felice, non lo avevo mai considerato un lavoro né la parte fuori dal letto né quella sotto le lenzuola, la possibilità che per loro fosse anche vagamente così non mi piaceva, mi feriva, mi faceva arrabbiare. "non lo pensiamo" garantì Victor "come ti viene in mente una cosa simile?" nel pormi quella domanda Kol sembrava offeso "io non ci ho pensato, a me e voi, per tutto questo tempo ho semplicemente seguito il corso delle cose, stare qui con voi mi piaceva e mi rallegrava quindi non mi sono posta domande, su nulla, ma con tutto quel parlare di lavoro... come avete insistito su quella parola... io, non so, ho semplicemente cominciato a vedere quello che succedeva da un punto di vista esterno, credo, non sono riuscita a non chiedermi se anche quello per voi era uno dei miei compiti lavorativi o qualcosa del genere" ammisi. era stato imbarazzante dire quelle cose e anche piuttosto avvilente, ma ormai il discorso era stato aperto, se non ci fossimo chiariti non avremmo avuto più la possibilità di avere un rapporto, ne lavorativo ne di altro genere.
"sei tu che non hai voluto far sapere loro che stiamo insieme" accusò Kol prima che Victor potesse dare una risposta più diplomatica, sembrava davvero arrabbiato, non lo avevo mai sentito alzare la voce in quel modo, neanche quando litigava con il vampiro, in quei casi era più che altro sarcasmo e orgoglio a parlare, ora era pira e semplice rabbia "stiamo insieme?" non riuscii a trattenere quella domanda che venne fuori con un tono dimesso ed interessato "secondo te?" oltre che rabbia ora nel suo tono c'era anche un pizzico di sarcasmo "non lo so" ammisi "io non ci ho mai pensato" ripetei ancora, cominciavo a sentirmi in colpa per la mia leggerezza.
prima che il mannaro potesse di nuovo urlanti contro il vampiro gli mise una mano sulla spalla per fargli capire che doveva calmarsi e prese la parola "credo sia ora di parlare apertamente della cosa e chiarire la situazione" aderì con tono calmo e posato, ma sotto sotto era preoccupato, si vedeva chiaramente nei suoi occhi fissi nei miei. "io e Kol siamo le uniche persone che hanno il coraggio di instaurare un qualche genere di rapporto con l'altro e siamo anche gli unici a capire quello che si prova ad essere quello che siamo" non lo avevo mai sentito parlare in quel modo, era solenne ed emotivo "con ogni probabilità l'unico con cui potremmo stare insieme e l'altro" ammise "l'unica cosa che ce lo impedisce è quello che siamo. un vampiro e un licantropo." mi diede qualche secondo per digerire quelle parole prima ci continuare "tu, tu sei quello che ci unisce" spalanca la bocca, sorpresa da quelle parole e anche un po' incerta sul loro significato "noi non riusciremmo mai a passare sopra quello che siamo e le nostre diversità, siamo troppo antichi, abbiamo visto e fatto troppe cose per poter ignorare semplicemente le nostre razze ed andare oltre, quello lo fai tu." ero sempre più confusa "tu riesci a non farci vedere le nostre razze, basta che tu stia nella stressa stanza con noi, anche se non ci guardi o parli, ed è una cosa che nessun'altro può darci, una cosa che nessun lavoro, per quanto svolto con zelo, può creare, quindi no, noi non ti vediamo come un'impiegata, visto che hai detto ai tuoi parenti e a quell'elfo che lavoravi per noi abbiamo insistito su quel punto, ma dal nostro punto di vista abbiamo una relazione" mi informò "noi tre" specificò subito dopo. ci fu un lungo silenzio, non solo perché mi sembrò non finire più, ma sopratutto perché nessuno osò parlare per un bel po'. avevo incasinato tutto con i miei sproloqui mentali e i dubbi? probabilmente sì.
"io, non volevo tenervi nascosti alla mia famiglia" dissi alla fine, con una montagna di sensi di colpa scaturite dallo sfogo di Kol "è solo che volevo restare qui con voi. se avessi parlato del fatto che andiamo a letto insieme o se loro lo avessero sospettato, avrebbero smosso mari e monti per riportarmi a casa, non mi reputano in grado di prendere elle decisioni e di sicuro ciò che abbiamo non lo avrebbero approvato e io non volevo rinunciarci e non vorrei aver mandato tutto a puttane, ora, con le mie paranoie" spiegai con i sensi di colpa e l'insicurezza che cresceva sempre più. i due siscambiarono uno sguardo prima che Victor si alzare e aprisse bocca "è stata una giornata e una nottata pesante, andiamo a dormire, del resto possiamo parlare in seguito" Kol lo limitò subito, eravamo stanchi, più che altro mentalmente, ma io esitai, non ero sicura mi volessero ancora, non ero sicura di niente. rimanendo fermi così, loro in piedi e io seduta, per una manciata di secondi, poi il vampiro allungò una mano nella mia direzione, la strinse senza pensarci due volte e mi alzai per andare al suo fianco, una volta arrivata, due passi da dove ero prima, Kol mi depose un bacio sulla testa "non c'è nulla di sbagliato a volere certezze" mormorò con le labbra vicino al mio orecchio. quelle parole mi tolsero dal cuore un peso che non mi ero resa conto di avere. sorrisi, a nessuno i particolare, senza una ragione, semplicemente perché mi andava, perché, in quel momento ero mano nella mano con un vampiro e avevo ancora la sensazione del caldo respiro di un licantropo vicino l'orecchio, perché ero li, con loro. sorrisi perché, quando ci infilarmi sotto le coperte, al caldo, ion ero stretta tra le braccia di quei due, braccia protettive che mi facevano sentire al sicuro, le braccia tra le quali poco dopo mi addormentai.

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