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non mi ero aspettata nulla di simile. certo, non avevo idea di cosa aspettarmi, ma dopo la cena io e Lily ci eravamo cambiate, avevo indossato quel fantastico abito, che non sapevo neanche come desrivere, non avevo mai visto nulla del genere. la parte superiore era in stile orientale, una specie di cardigan senza bottoni, era di seta, o qualche stoffa simile, morbidissima, mi lasciava le spalle scoperte i lembi coprivano il.seno e si incrociavano sul davanti, l'unica ragione per cui tutto restava fermo e l'abito non cadeva era il rigido bastino  che stringeva la vita e fermava la stoffa. la gonna era lunga, due profondi spacchi sulle cosce e anche un po' di strascico. io reputano che fosse un miracolo della sartoria. avvolta in quella morbida stoffa rossa, con il listino nero e un delicato pizzo nero che ricopriva interamente la stoffa, lasciando un delicato disegno semitrasparente, consideravo che fosse solo ed esclusivamente un miracolo che tutto stesse al suo posto e non mi ritrovassi mezza nuda. era innegabile che la sarta fosse una specie di divinità della stoffa, non c'erano altre spiegazioni.
Lily mi fece indossare un enorme soprabito, poi che altro sembrava un mantello, mi copriva completamente, è tutto ciò che vidi, una volta messo, era solo una figura incappucciata della mia altezza, la corporatura sottostante era completamente celata, così come il viso dal cappuccio. non feci domande solo perché lei fece altrettanto, indossando lo stesso manto sopra il suo vestito rosa confetto. quando scendemmo al piano inferiore rimasi sconvolta dalla vista del salone e i corridoi pieni di persone ammantate. Lily mi condusse ad una finestra da dove vidi che anche fuori erano tutti conciati allo stesso modo. per un attimo mi sembrò la riunione di una qualche setta segreta, poi scacciai il pensiero e mi fermai dove mi fu indicato dalla fata.
aspettai in un tenue brusio per quella Che mi sembrò una noiosa eternità prima che qualcuno che non riuscivo a vedere cominciasse a parlare. per un po' disse solo delle banalità sul fatto che fosse una serata sacra e su quanta gente ci fosse, poi arrivò la prima cantonata "ed ora, cari concittadini e gentili ospiti, il momento che si sveli l'identità del sobrano di quest'anno" alla parola sovrano quasi non mi cadde il cappuccio tanto violentemente scattò la mia testa. che storia era quella? "tra gli innumerevoli esempi di dire chehanno caratterizzato ognuno di noi quest'anno, per i suoi impareggiabili meriti nell'aver preservato la pace e, di conseguenza, aver salvaguardato il benessere di tutti noi, quest'anno l'onore di sire, apparterrà ad una donna, che tutti noi amiamo" ero basita. non poteva star parlando di me, non ci volevo credere.
dovetti. le presenti si scostarono, formando due ali mentre il tizio che stava parlando faceva il mio nome. rimasi immobile, Lily mi diede una spinta ed io avanzai. arrivata sulla balconata ero paralizzata. nessuno mi aveva detto nulla. non ebbi neanche il tempo di metabolizzare la cosa o far finta, che il tizio incappucciato continuò e sgancio la seconda bomba "ed ora, dopo le parole del nostro nuovo sire, si dia inizio ai festeggiamenti"
panico. parole? ma di che parole stava parlando? nessuno mi aveva detto niente a tal proposito. ero in preda ad una crisi bella e buona, non sapevo cosa fare, tanto meno cosa dire. il tizio mi si accostò e fece per togliermi il mantello, ora che mi era così vicino riconobbi quel maledetto cigno che si era presentato con Lily a casa. "che succede?" mormorai contro il suo orecchio in un gemito di pura angoscia. "di solo due parole sulla pace e sulla città" mi mormorò in tono sbrigativo, poi sciolse il secondo bottone e mi tolse la cappa. si fece indietro. rimasi da sola sul limitare esterno della balconata con gli occhi di tutti che mi fissavano. non avevo vie di fughe, il parapetto davanti, una folla di donne alle spalle le scale conducevano ad una folla di uomini. erano tutti ammmantati tranne me.
non avevo scelta. feci un profondo respiro, cercai quel poco coraggio che avevo e provai a parlare. in qualche modo ci riuscii "sono onorata di essere stata ritenuta utile al fine della pace." cominciai così, mi sembrava la cosa meno peggio da dire "come, con ogni probabilità molti di voi sapranno, per me questo è tutto nuovo, sono trascorsi pochi mesi dal mio arrivo qui e da quando mi sono unita a questa comunità, ed in questi mesi siete stati un'ancora, un punto fermo, tra le molte cose cose che sono successe" presi una boccata d'aria "non ritengo di aver fatto qualcosa per migliorare le cose" ammisi "credo che siate stati solo voi. sono cresciuta come una qualunque umana, ignara di ciò che accadeva nella altre comunità e l'unica cosa che ho fatto è stata guardare ognuno di voi con gli occhi di una persona senza storia." non sapevo se andavo bene, o se magari stessi offendendo qualcuno o andando fuori tema. non ne avevo idea, ma ormai avevo cominciato "qualcuno, durante una conversazione, un giorno mi disse che anche se accanto a se aveva la persona perfetta con cui stare, non avrebbe mai potuto accettarlo, passare sopra alla storia di animosità reciproca che hanno vissuto i loro popoli. avevano visto e vissuto troppe esperienze per ignorarle e buttarsele alle spalle. loro hanno trovato un modo per sorvolare su chi erano stati in passato, è come loro ognuno dei presenti, ogni giorno, trova in questa comunità un motivo per dimenticare un passato di guerra, sfiducia e odio, in favore della visione degli altri, non per la loro razza, ma per la loro essenza. ogni giorno che ognuno vive qui, tra di noi, è un giorno in cui dimentica vecchi conflitti e decide di conoscere gli altri per le persone che sono, è non per il popolo a cui appartengono, credo che sia questo che permette alla città di prosperare. credo che siate semplicemente voi, che vivete le vostre vite, senza guardare il vostro vicino come quello di un altro popolo ma come membro della vostra comunità. quindi grazie, a tutti voi, per essere le persone magnifiche che siete, per essere le persone che rendono questa città un posto di pace. il merito è vostro." conclusi così, non sapevo che altro dire e rimasi paralizzata, in preda al panico, per dei secondi che mi sembrarono eterni, poi il primo manto volò in aria, seguito da tutti gli altri, e da grida, e applausi. ne rimasi sconcertata, completamente sconvolta. a stento realizzai il fatto che Lily mi si era avvicinata e si era complimentata per le mie parole. non feci molto caso a nulla. in breve mi ritrovai di sotto, sul prato, accanto ai miei uomini, con gente che mi salutava, si presentava e chiacchierava. la musica, gli strani drink e tutta la serata mi diedero alla testa, provavo un misto di sensazioni sconosciute, indescrivibili. non so quanto restammo, parlai con molte persone poi, senza sapere come mi rotrovai in un angolino appartato con loro, il resto della nottata lo passammo insieme, in attività da non svolgere in pubblico. non ricordai neanche di essermi addormentata, ma al mattino, quando aprii gli occhi, ricordavo tutto, ricordavo anche che era stata la prima volta che Victor mi mordeva, quando lo aveva chiesto gli avevo dato il permesso. ricordai di essere stata sollevata, ricordavo la figura imponente e scura che mi maneggiava con cura, il modo in cui sfiorò, quasi carezzando, la collana, e la garza che mi aveva avvolto attorno al polso sui morsi del vampiro che dormiva accanto a me, ricordavo la coperta che mi aveva adagiato sulla schiena, mentre il petto di Kol mi faceva da cuscino. ricordavo la maschera, spezzata, e il modo in cui mi sistemò una ciocca di capelli.
il piccolo oni dei miei sogni mi aveva trovato, ed io ancora non sapevo chi fosse.  non lo avevo visto in faccia.

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