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dubitavo seriamente del fatto che avessi preso una decisione saggia. erano ormai ore che camminavo, si, proprio ore, in quel tunnel buio. all'inizio mi ero detta: quanto mai potrà essere lungo? avevo scoperto che la risposta era: troppo.

il cellulare non prendeva, ero stanca, mi facevano male i muscoli delle gambe, nonostante non fosse poi così caldo stavo sudando e avevo una gran sete. ero seriamente preoccupata sul da farsi, se fossi tornata indietro avrei dovuto camminare altrettanto per raggiungere il passaggio alla scuola, se fossi andata avanti non avevo idea di quanto tempo o quanta altra strada mancasse ad arrivare chissà dove. l'unica consolazione era che il passaggio era bello dritto, niente biforcazioni o curve. per lo meno sapevo in che direzione stavo procedendo.

stavo ormai procedendo da un po', forse un'oretta, in leggera salita quando la galleria finì con una porta di metallo dall'aspetto pesate e vecchio, nonostante fosse mantenuta in condizioni perfette. qualcuno doveva prendersene cura, e nonostante fosse un potenziale pericolo, girai la maniglia e la aprii. non riuscivo più a stare in quel tunnel, non mi importava neanche più cosa ci potesse essere dall'altra parte, volevo solo uscire, sedermi per riposarmi e bere qualcosa.

la luce mi accecò e per una manciata di secondi rimasi con gli occhi sbarrati e un braccio a ripararmi il viso. quando mi abituai al chiarore mi guardai intorno sconvolta. ero all'esterno. nel bel mezzo di una radura, circondata da una specie di barricata naturale formata da alcune collinette, basse ma ripide. non avevo idea di dove mi trovassi, solo che quella radura era magnifica, e più che un luogo selvaggio sembrava un giardino da cartolina, o qualcosa del genere. c'erano degli ordinati alberi, un bel prato con i fiori, una specie di laghetto con un ruscelletto che saltava qualche roccia prima di alimentare il piccolo bacino. era incredibilmente bello, troppo curato per essere un posto abbandonato ma non abbastanza per ospitare dei giardinieri. il prato non aveva erbacce ma l'erba era troppo alta, ai piedi degli alberi c'erano alcune foglie mezze marce cadute l'autunno precedente, ma non erano abbastanza da indicare che fossero lì da più di una stagione. l'acqua del laghetto era limpida e lasciava vedere fili d'erba, foglie, o piccoli rametti che vi erano depositati e galleggiavano pigramente. spensi la torcia del cellulare, che stava quasi per scaricarsi, e mi guardai intorno, esplorando un po' quel luogo, ma nessun segno di persone. niente utensili, o spazzatura lasciata a terra, niente coperte su cui stendersi, niente tavoli, sedie per mangiare o segni do fuochi spenti. non c'era proprio un bel niente. feci l'unica cosa che avrei dovuto fare fin dall'inizio, fin dalla sera prima. afferrai il telefono e chiamai Victor e Kol. per lo meno ora che ero uscita da quel tunnel avevo campo e potevo chiamare.

spiegare loro dove mi trovavo non fu facile, visto e considerato che non avevo idea di dove mi trovassi. sapevo che i loro rimproveri telefonici erano stati solo il preambolo di ciò che mi aspettava quando li avrei vista faccia a faccia e sapevo anche che non ci avrebbero messo tutto il tempo che ci avevo impiegato io. erano molto più veloci di me, davvero molto. non avendo altro da fare se non aspettare il loro arrivo e conseguenti rimproveri e stanca come ero, mi tolsi il cardigan della divisa, che ancora indossavo, lo misi a terra e mi sedetti in riva al laghetto, la tentazione di immergere i piedi era forte e non vedevo ragione di non farlo, tolsi scarpe e calze e calai i mie stanchi piedi nell'acqua. non ci potei giocare più di tanto perché toccavo, ma anche così era di un piacevole assoluto.

dondolai i piedi per un po', fu così che me ne accorsi, guardando l'acqua. la fanghiglia del fondo si era smossa, rivelando ciò che si trovava sotto. rivelando ciò che ero andata a cercare, o almeno una parte di essa.

mi ritrovarono mezza nuda nell'acqua. mi ero tolta la camicetta e la gonna per non farle bagnare e mi ero infilata in acqua. con le mani avevo preso la fanghiglia del suolo e l'avevo buttata, senza neanche vedere bene dove, sulla riva del lago. non avevo ancora finito di ripulire tutta la base, ma già si distingueva gran parte del mosaico che fungeva da base. era assurdo.

"Come hai potuto fare una cosa del genere" Kol non si era preoccupato neanche di salutarmi o altro, certo, dopo che li avevo sentiti al telefono e avevano saputo che stavo bene, la preoccupazione era scemata ed era rimasta la rabbia, del tutto logico e non me la presi, soprattutto perché aggiunse subito dopo "e cosa stai facendo?" non sapeva neanche lui che pensare, lo capivo dal tono della sua voce "C'è qualcosa, aiutatemi a ripulire" non è che fossi capace di più di tanta comunicazione al momento, vedere quel mosaico era come un'ossessione. dovevo vederlo e basta.

seppur con qualche protesta mi aiutarono e per scoprirlo tutto fummo costretti a scavare a mani nude la terra che formava l'argine. non so cosa fosse stato in precedenza, forse il pavimento di qualche immenso salone, o roba del genere, ma occupava gran parte della radura, ormai allagata dall'acqua che non aveva più argini a contenerla. erano figure, immagini, una storia.

quella che sembrava una donna era seduta su una specie di trono, o grande sedia, dei raggi partivano da lei e si disperdevano, come se fosse luce e lei il sole. figure tutt'intorno a lei la guardavano, alcune erano umane, altre non molto. poi un'altra donna, era distesa, gli occhi chiusi e il viso rivolto alle immagini sbiadite di altre persone, tutte quelle figure avevano i raggi intorno a loro, riconobbi tre donne, erano le donne del mio sogno, riconobbi i loro vestiti, poi un uomo e una donna, lei vestiva di rosso, lui, al suo fianco anche, oltre lui altri uomini, sistemati in modo speculare alle donne. un grande edificio dalle strane forme, il suo interno, una sala divisa in due, metà della sala ospitava gente circondata dai raggi, l'altra metà persone dall'aspetto umano o quasi, la seconda metà aveva offerte, le poggiava ai piedi di grandi statue. forse era un tempio. poi c'erano immagini più generiche, persone che coltivavano campi, stilizzazioni di città, tutte cose molto normali, e le persone con i raggi d'orati erano lì, con il resto delle persone, nei campi a lavorare, nei mercati, nelle case. poi le immagini si fecero diverse, avevano tutt'altro aspetto e tono. i colori erano scuri, opachi, e le immagini violente. gente con i raggi e altre persone scappavano, alcuni erano a terra uccisi, inseguitori armati li tallonavano. la donna che dormiva giaceva nella stessa posa e nello stesso luogo, gli occhi chiusi e una pozza di sangue che la circondava, una lancia le trapassava il costato.

immagini simili si susseguirono una dopo l'altra, non so per quanto le guardai so solo che cominciavo a capire qualcosa e quel qualcosa non mi piaceva. mi allontanai dai disegni e mi girai. non volevo più guardare, una parte di me non voleva sapere. ma quelli non erano i piani. ormai ero lì. ormai c'ero dentro fino al collo e non sapere non avrebbe aiutato quanto più peggiorato le cose. alzai lo sguardo e vidi una ragazza, sui trent'anni, mi sorrise e mi porse un grosso libro. la fissai sconcertata. da dove era sbucata fuori? non ne avevo idea "Qui c'è tutto quello ce devi sapere, puoi portarlo con te, rendilo al guardiano della scuola quando avrai finito" annunciò premendomi il volume addosso e costringendomi a prenderlo. la voce fece accorgere della donna anche i due uomini che mi affiancarono "e tu chi saresti?" domandò guardingo Victor "il vecchio custodisce l'edificio, io le rovine. lui vi accoglie e io, quando si arriva a questo punto vi affido il libro. tramandiamo così il sapere." non aveva proprio risposto alla domanda ma non ci diede il tempo di farglielo notare "lei potrà usare il passaggio, se lo vorrà, voi due non potete entrarvi, non è fatto per quelli diversi da lei, e per quanto riguarda la radura, è compito mio farla tornare come prima. potete tornare, se lo volete"

quando sparì sotto i nostri occhi ero talmente arrivata ad un punto di rottura che non me ne sorpresi. lasciai perdere. semplicemente. ero arrivata. per quel giorno non avrei sopportato altro. "Andiamo a dormire?" domandai dopo non so quanto tempo. non sarei riuscita a fare altro. dovevo staccare la spina, non avevo altra scelta.

ciaooooo

rieccomi con un nuovo capitolo. sto cercando di aggiornare più frequentemente, spero apprezziate e ciò significa: fatemi sapere che ne pensateeeeeeeeeeeee.

vorrei davvero conoscere le vostre opinioni sulla storia e su come si sta sviluppando, vi piace la piega che stanno prendendo gli eventi? c'è qualcosa che vorreste o non vorreste? volete consigliarmi qualcosa? vi prego di farmelo sapere, forse lo prenderò in considerazione..

scherzo, voglio davvero sapere che ne pensate e voglio davvero ringraziarvi per aver letto la storia fino a questo punto. spero possa essere stato piacevole per voi.

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