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"non ci sto capendo assolutamente nulla, ricominciate da capo" ordinai. Victor mi stava seduto accanto, mi teneva una mano in modo rassicurante, Kol si era posizionato alle sue spalle, seduto di sbiego sul bracciolo del divano e mi guardava da sopra la testa dell'altro. di quello che avevano detto non avevo capito assolutamente nulla. discorsi su discendenze e altre cose strane di cui io non sapevo nulla mi erano piombati addosso e non riuscivo a rimetterli insieme.
"proviamo così" mormorò Kol dopo uno scambio di sguardi tra i due, si alzò e si accoccolò sulle ginocchia tra me e il basso tavolino "ci sono alcune persone, persone che sembrano del tutto normali, esseri umani qualunque ma che in realtà agli occhi delle razze sovrannaturali appaiono più..." cercò un termine appropriato, ma fu battuto sul tempo dal vampiro "attraenti" aspettò alcuni secondi per farmi recepire l'idea prima di continuare "in base a chi li guarda, queste persone possono suscitare un diverso tipo di attrazione più o meno forte, ma sostanzialmente ci spingono a restargli intorno, assecondarli e proteggerli" spiegò "e questo cosa dovrebbe significare? cioè, capisco per voi debba avere una qualche rilevanza ma io che cosa c'entro?" domandai. di nuovo si guardarono, la cosa cominciava ad infastidirmi non poco "la smettete" sbottai "ditemi quello che dovete dirmi e smettetela di comportarvi come se qualcuno fosse morto" li rimproverai. ci furono pochi lunghi secondi di silenzio "tu sei uno di loro, vi chiamano Benedetti, nel senso che siete stati benedetti con il fascino che ci spinge a protergervi una volta che siete entrati nella vita di un sovrannaturale ma, una volta che uno di voi ci entra diventa una proprietà del suo protettore." spiegò il mannaro tutto d'un fiato lasciandomi basita "il tuo amico elfo ci ha denunciati, sostiene che tu appartenessi agli elfi della tua città natale e che noi ti abbiamo rubato a loro. pretende che ti restituiamo e che veniamo condannati" concluse il vampiro.
non sapevo cosa pensare. non sapevo da dove cominciare per raccapezzare qualcosa nel guazzabuglio di pensieri che mi vorticava in  testa. non riuscivo a credere a quella storia della Benedetta. non riuscivo a credere che Niall mi considerasse una proprietà, né, tanto meno, che avesse denunciato quei due per furto. e a quel punto la mazzata. quei due. mi volevano con loro per quello? gli piacevo per via di quella strana cosa a cui neanche riuscivo a credere?
non mi ero neanche resa di essermi alzata e allontanata dai due uomini fin quando Kol non mi sfiorò un braccio. scoppiai.
"non mi toccare" urlai come una pazza, in quel momento non ero propriamente in me "non mi devi toccare, nessuno mi deve toccare" il mannaro fece due passi indietro e mi lasciò spazio, mentre cercavo di non avere una totale crisi isterica. la porta si aprì, non feci caso a chi si affacciò all'interno l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era: "non è vero. non è vero" buttati tutto fuori, sotto lo sguardo dei miei uomini e di quegli estranei, senza curarmi che la porta era aperta e si sarebbe sentito tutto all'esterno. senza fregarmene di come apparivo. "io non sono una Benedetta, sono una normale umana. Niall non mi ritiene una cosa, un oggetto, lui mi ha vista crescere è di famiglia, voi non mi volete solo per qualche strana roba. io sono una persona normale" ero finita a terra, in ginocchio, con le mani sulla faccia, nascondendo le lacrime e la voce rotta nel tentativo di non singhiozzare. ero arrabbiata, delusa e ferita. era tutto troppo, troppo da assimilare senza una valvola di sfogo, così non mi sforzai di trattenere le lacrime e le lasciai scorrere liberamente. ne avevo bisogno.
due braccia mi strinsero, cercai di allo stanare quel corpo solido e caldo senza riuscirci, mi arresi e gli afferrai la maglia schiacciandomi contro quel petto. sapevo che era Kol per via della temperatura elevata che mi scaldava. nel mentre, vagamente, mi resi conto di quello che stava facendo Victor. sentii i suoi passi avvicinarsi alla porta, un basso "lei non sapeva cosa è, lasciate che si calmi, ci pensiamo noi" poi la porta che si chiudeva e, infine le sue mani ad accarezzarmi la testa. rimanendo così per un tempo indefinito. buttati fuori tutto, la paura, il dolore, l'incertezza, la delusione e la rabbia. piani così a lungo che alla fine ero esausta, non mi resi conto che mi si chiudevano gli occhi o che mi stavo addormentando, mi rendevo conto solo che stavo ancora piangendo e che loro continuavano a ripetermi, con voce dolce che mi volevano per chi ero, non per cosa ero. fu l'unico motivo per il quale restai tra le loro braccia e non scappa via da sola, per sempre. via da loro due, da Niall, dalla mia famiglia e da tutti coloro che conoscevo.

la città dell'unioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora