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"non dovresti essere qui" furono quelle le parole che interruppero il silenzio che si era creato tra di noi, parole alle quali non ebbi il coraggio di rispondere. non servì. "ma tu non sei qui, vero?" quella domanda mi lasciò a bocca aperta, lo fissai per un attimo e abbassai lo sguardo, per qualche ragione mi sentivo in colpa.
"come lo sai?" riuscii a domandare, curiosa che fosse a conoscenza di quel fatto "erano passati anni, dal nostro primo incontro, e non riuscivo a trovarti. dovevo, quando ti ho dato il frammento della maschera ho deciso di servirti, non potevo restare nel mio villaggio con gli oni liberi, il mio posto era a tuo servizio" rimasi scossa da quelle informazioni, ma non dissi nulla, aspettai che finisse di parlare "ho viaggiato molto per cercarti, ma non sentivo la presenza del frammento da alcuna parte, così mi sono rivolto ad una donna di sapere, le chiamavano così le veggenti" mi informò "mi ha detto che ti avrei ritrovato in un lontano futuro, che quella fanciulla che mi ha curato era solo una parte di te, che avresti avuto bisogno di me" concluse "quindi sorvegliavi casa?" domandai, non sapendo neanche io cosa provavo a riguardo, cosa tutta quella situazione mi faceva sentire.  "no" negò con decisione, "allora come sei arrivato in quel preciso momento?" dovevo forse preoccuparmi della sua tempistica? non ne avevo idea. "alla festa, ti ho vista dormire nel bosco, avevi la maschera, non è stato difficile per me legarmi a te" spiegò, non che quelle parole significassero qualcosa per me "cosa?" con quella semplice parola esternai i miei dubbi "se avrai bisogno di me dovrai solo pensarmi, se percepirò, come stanotte, che sei in pericolo sarò lì. ora, per quanto possiamo essere distanti se occorrerà sarò in grado di raggiungerti all'istante. è questo che significa" non sapevo cosa dire è lui sembrava intenzionato a chiudere lì il discorso "è ora che vada" affermò girandosi. riuscii a richiamarlo appena in tempo è quando si girò a guardarmi, nonostante la maschera a coprirgli il volto capii che non avrebbe risposto ad altre domande, non mi avrebbe dato spiegazioni, se ne sarebbe andato e basta. aveva compiuto il suo dovere, o quello che riteneva tale e per quella notte aveva finito con le chiacchiere "almeno potresti dirmi il tuo nome?" non era quella la domanda che avrei voluto rivolgergli, ma era l'unica che mi uscì dalle labbra "darmi un nome è compito tuo, il padrone decide come chiamarci" detto quello, con due falcate, girò l'angolo, gli corsi dietro ma era sparito, davanti a me solo una strada, dei palazzi, e tutto si sfocava sbattei  gli occhi e non ero più in quel luogo.
intorno a me era tutto grigio, un chiaro e tenue candore mi stava circondando, non capivo se ero all'esterno o all'interno. mi sembrava di essere finita nel bel mezzo di una nuvola. non ci misi molto ad individuare la donna, nonostante i suoi indumenti fossero dello stesso colore di ciò che ci circondava, come le tre donne che avevo visto nel mio primo sogno indossava quel particolare vestito, proprio come lo indossavo io.
ci incontrammo a metà strada, o forse no, non la vidi camminare e io non camminai, semplicemente eravamo una di fronte l'altra.
"benvenuta" il tono cordiale e il sorriso mi rilassarono e contraccambiai quel saluto con un gesto della testa "tu chi sei?" domandai, curiosa "qui mi chiamano Sogno, puoi farlo anche tu se vuoi" mi informò. non commentai quello strano nome, c'erano cose più importanti da chiederle "è come mai sono qui?" domandai "per il viaggio, il tuo primo viaggio conscio" mi informò è, alla vista della mia faccia incerta continuò "hai già fatto alcuni di questi sogni, in cui vai in posti sconosciuti e incontri persone mai viste, in tempi diversi dal tuo" annuii in risposta a quelle parole "oggi però, hai deciso tu dive e quando, con chi. è stato il tuo primo viaggio volontario. per questo sei qui, con me." spiegò "ognuno qui ha il suo ruolo, una caratteristica che permette di dare loro un posto nel mondo onirico, nel nostro mondo, io sento i viaggi, individuo i viaggiatori che per la prima volta si muovono in modo consapevole è, una volta finito il loro viaggio, prima che si sveglino, li porto qui, da me, per poterli istruire" non ebbi bisogno di metabolizzare a lungo quelle parole, il concetto era piuttosto semplice "a cosa?" domandai curiosa "a questo" dicendo ciò spalancò le braccia per indicare tutto ciò che ci circondava "il mio compito è spiegarti come muoverti, scegliere che porta varcare e come riconoscere la direzione in cui esse ti porteranno, insegnarti a controllarlo, a decidere se viaggiare o no, spiegarti come rendere i tuoi sogni e la tua realtà impermeabile ad altri viaggiatori." quelle parole mi piacevano, mi attiravano. bramavo quegli insegnamenti, volevo un po' di controllo su qualcosa che mi riguardasse e se potevo cominciare con i sogni era un bene. non mi sarei più dovuta preoccupare di chiudere gli occhi e aprirli in qualche luogo sconosciuto "quando me lo insegnerai?" domandai "ora" affermò con un sorriso affettuoso e allegro "sono poche le cose che devo dirti prima, ed è importante che tu le tenga sempre a mente" mi avvertì "non potrai smettere di fare questi viaggi, alcune volte sarai costretta, se richiamata da qualcuno o se sono necessari a te stessa. questo mondo, quello che ci siamo creati in questa realtà onirica e ne quale ci spostiamo, ci è necessario e altrettanto necessari sono gli incontri che facciamo al suo interno, quindi non smettere mai di venire qui, non farà bene a te stessa e a chi ti circonda. ricordalo" detto quello alzò una mano allungò due dita verso la mia fronte e mi sorrise "al tuo risveglio non spaventarti, ci vorrà un po' per abituarsi e non dormire per le prossime dieci ore, lascia alla tua mente il tempo di elaborare e creare le tue porte" detto quello mi toccò la fronte con le dita. fu atroce, come se mi avesse infilato qualcosa di rovente nel cervello, con forza. caddi all'indietro ma non c'era nulla, niente a fermare la caduta, caddi in mezzo a quel tenue grigio, sempre più giù per un tempo infinito.
aprii gli occhi ed ero stesa sul divano, la testa poggiata sulle gambe di Kol e un nutrito numero di persone che si aggiravano in casa. mi si strozzò il fiato in gola. la testa mi esplodeva e non facevo altro che vedere, nella mia testa, centinaia di porte, forme e colori, materiali diversi, che si susseguivano, si mischiavano e si posizionavano apparentemente in ordine casuale. sapevo, non avevo idea di come fosse possibile, dove ognuna di esse portasse.
Kol mi lanciò uno sguardo preoccupato, alzai gli occhi nella sua direzione  e le parole uscirono da sole "ho visto il mio oni e ora so come viaggiare" sussurrai verso un mannaro sconvolto.

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