아홉 | 또 다른 라이트

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***Hanna si alza dal divano correndo per tutta casa dirigendosi poi in cucina, aprendo il frigo e cominciando a preparare ottime delizie da mangiare***

Hanna si avvicina ai fornelli, preparando molti coltelli attorno a sé come una vera chef stellata.
"Finiscila di sognare, lascia fare a me" Jennie interrompe il tutto, "L'ultima volta che hai provato a cucinare hai incendiato tutto".
Hanna alza le mani in segno di arresa e cede il posto a Jennie sedendosi poi attorno alla tavola, la seguo.
"Ancora non hai imparato a cucinare, eh?!" mi accomodo alla sedia accanto alla sua.
"No, e penso che non ne sarò mai capace. L'unica cosa che riesco a fare è riscaldare il brodo con i noodles preimbustati".
"Quindi diciamo che vai avanti con quello?".
"No, anche con delle pizze. A volte le ordino a domicilio, soprattutto nei fine settimana".
"Tranquilla, quello lo facciamo anche io e Ji...".
Hanna mi guarda perplessa, faccio un sospiro e riformulo la frase.
"A volte anche io lo faccio, non ho voglia di cucinare nei week-end".
"La tua pizza preferita?" la ragazza cerca di cambiare discorso.
"N-non ne ho una".
"La stessa cosa vale per me".
Sentiamo bussare al campanello. Hanna, da buona padrona di casa, va ad aprire la porta.
"Hey Hikari!" la invita ad entrare.
"Ciao ragazzi" corre in cucina da noi, "ciao Jennie, ciao Seojun" mi abbraccia.
"Hikari!" ricambio.
"Sono arrivata prima di lui" sussurra facendo poi un respiro profondo.
"Prima di chi?" domando.
"N-nulla".
"Vuoi pranzare anche tu qui?" Hanna chiude la porta d'entrata.
"Se per voi non è un disturbo...".
"Jennie, una porzione in più per la mademoiselle!" Hanna le sposta una sedia per farla accomodare.
"Oh, ma che galanteria" la prende in giro Hikari seguita da risate.
"Ecco a voi il pranzo" Jennie ci da ogni rispettiva porzione di pasta.
"Complimenti alla cuoca" do un altro morso ai maccheroni.
Subito si comincia a sentire quel suono stridulo della forchetta che batte contro il piatto in ceramica accompagnato dalle nostre, immense, chiacchiere.
Terminato il tutto ci alziamo da tavola smistando i piatti, i bicchieri, la tovaglia...
"Dovreste venire più spesso a pranzare da me" Hanna comincia ad inserire le ceramiche nella lavastoviglie.
"Basta solo invitarci" diciamo io ed Hikari assieme.
"Oggi non vi ho invitato".
"Sì ma sarebbe meglio farlo. Non sia mai che io ed Hikari veniamo a trovarti nel momento meno opportuno".
"Non fatemi ridere" Hanna stringe i denti, "Piuttosto, Hikari, ti andrebbe di dormire qui stanotte? C'è già Seojun qui".
"Sì, devo solo avvisare Kookie. Come mai dormi qui?" mi domanda.
"Preferisco non starmene in casa con lui" faccio spallucce.
"Jimin?" sottolinea, "Hai litigato con lui?".
"ANDIAMO A GUARDARE UN PO' DI TV TUTTI ASSIEME?" cerco di non parlarne.
"Come immaginavo. O-ok, andiamo a fare zapping" ci accomodiamo tutti e quattro: Anna e Jennie sul sofà mentre io ed Hikari seduti sul pavimento incrociando le ginocchia.
"Ora che ci penso, voi continuate a cercare un canale interessante. Io nel frattempo vado a prendere delle patatine" Hanna si alza lasciando spazio a Jennie che se ne approfitta stendendosi.
"Vediamo questo?" Hikari si ferma sul canale numero 18.
"Sì, dai" seguiamo io e Jennie con voce annoiata.
"Ecco a voi le patatine!" Hanna ci distribuisce le buste, "Sposta le tue stupide gambe dal mio posto!".
"La calma non fa per te" ride Jennie poggiando il volto sulla spalla della ragazza al suo fianco.
Cominciamo a guardare la TV, mordendo qualche patatine e facendoci dei leggeri spintoni per giocherellare.
La neozelandese si stava integrando bene nel gruppo, è una ragazza veramente simpatica. Sì è aggregata da poco ma già è riuscita a legare con molti di noi.

Mi alzo e mi dirigo in cucina per sorseggiare un bicchiere d'acqua quando il campanello, il solito campanello, è pronto a risuonare. La padrona di casa, come di consuetudinario, è già pronta lì ad aprire la porta d'ingresso.
"È qui Seojun?" è Jimin, appoggia le sue mani sulle spalle di Hanna.
"Ora che vuoi tu?" risponde la ragazza.
"È qui Seo?" sposta la mia migliore amica con velocità furtiva per poi ritrovarsi al centro del salotto.
"Non è qui" Hanna richiude l'asse di legno aperto qualche secondo prima.
Io, dalla cucina, sentivo tutto.
"Impossibile, deve essere per forza qui" dice guardando negli occhi Jennie e Hikari che nel frattempo erano poste sul divano.
"Perchè mentirgli. Eccomi, sono qui" arrivo da loro lentamente, con sguardo di sfida, torturando tra le mie mani quel bicchiere di plastica bianca.
"Non mi hai lasciato neanche spiegare" si avvicina a me.
Io, con noncuranza, gli lancio addosso quelle 'poche' gocce rimaste nel mio bicchiere. Per un momento mi sono sentito tutti gli occhi puntati addosso, mi sentivo osservato da otto occhi increduli.
"Ma che cazzo fai?" il ragazzo dalla chioma aranciata si precipita su di me, afferrando le mie spalle con i suoi palmi delle mani spingendomi poi verso un muro.
"Su dai, picchiami" continuo a sfidarlo. Ormai niente più mi faceva paura; dentro mi sentivo vuoto, come se mi mancasse qualcosa, non mi importava più di nulla.
Jimin arriccia la sua mano formando un pugno avvicinandolo poi al mio viso, pochi millimetri ci dividevano.
"N-no" abbassa la sua mano fino a farla pendere, staccandosi da me.
"Solo bugie, anni di menzogne" gli urlo contro.
"Sei tu che ormai non credi più a ciò che ti dico, che siano verità o no".
"Potevi aspettare prima di andare a letto con quella puttana" vedo Jennie voltare lo sguardo.
"Aspettare cosa?" alza ancora di più il tono.
"Aspettare un chiarimento, una risposta. Potevi dirmi di lasciarti perdere, ci sarei stato meno male. Invece no, hai preferito lasciarti andare tra le braccia di Lisa".
"Sarà la cinquantesima volta che lo ripeto, io e lei non abbiamo fatto nulla. Abbiamo cominciato, certo, ma io poi me ne sono andato da casa sua senza alcune spiegazione".
"E allora perché mai Lisa dovrebbe mai dire frottole alla sua amica?".
"Ma che ne so io. Io ho la coscienza pulita".
"Sì, pulitissima".
Jimin sospira profondamente, calmandosi. Si avvicina alle mie orecchie.
"Cosa posso fare per farti capire che tra me e lei c'è stato solo un inizio?"
"Voglio sentirlo dire da lei" vedo lui allontanarsi da me, "Jimin..." lo chiamo.
Vedo lui voltarsi velocemente. Quel ceffone che gli ho tirato è stato fatto con intenzione. Quello che è successo dopo? Non ci ho capito nulla; mi ritrovo Jimin scaraventatomi addosso, di quello che mi fa non accuso nulla. Vedo solo le tre ragazze che cercano di togliermi il ragazzo da dosso, riuscendoci con molta fatica.
Jimin, rosso dalla rabbia, se ne va da questa casa colmo di rabbia. Io, a terra, piango incessamente tenendo il mio volto tra le mie mani per via di quel caos accaduto qualche momento prima.

WE WERE SIMPLE FRIENDS. [pjm;]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora