***mi siedo su delle scale di un portone di un palazzo e appoggio la testa al muro cadendo poi nei più beati sogni***
POV: SEOJUN
"Sei pronta?" dico urlando ad anna.
"Un'attimo..." mi fa lei.
"Sto aspettando da due ore, dovevamo essere già da lei".
"Senti..." esce dalla sua camera con una sedia in mano, "...ti tiro questa se ancora parli" inutile negare quanto lei ami lanciare sedie addosso alle persone.
"Tranquilla, tranquilla. Facciamo una cosa, io comincio ad avviarmi e ti aspetto lì".
"Vai, così non mi getti ansia addosso".
"Allora io esco" mi chiudo la porta alle mie spalle e mi avvio fuori il palazzo.
Noto, seduto sulle scale all'ingresso di esso, un ragazzo dai capelli aranciati dormiente. Mi avvicino scuotendogli una spalla per svegliarlo quando noto che lui, di nuovo lui, ha cercato di raggiungermi.
"S-sì, chi è?" esso si gira verso di me poggiando la sua mano sulla mia.
"Buongiorno, Jimin" sorrido falsamente sedendomi alla sua destra.
"Se..." esce un filo di voce dalla sua bocca quando glie la tappo.
"Sì, sono io".
Si capisce chiaramente che sia ubriaco per via degli occhi rossi, l'alito che emana l'aroma dell'alcool e la bottiglia poggiata proprio al suo fianco.
"Come mi ritrovo qui?" mi dice.
"Non chiedermelo, non ne so nulla io" questa volta la risata non era più fasulla, non so il perché ma provavo carineria nel vedere Jimin in quelle condizioni. L'idea di doverlo aiutare mi riempiva il cuore di gioia, talmente tanto a dimenticare perfino il mio nome.
"N-non ricordo nulla".
"Neanche un minimo particolare?".
"No, forse ricordo solo di Jungkook che...".
"Che?".
Lui deglutisce velocemente.
"Nulla".
"Vuoi mangiare qualcosa? Ti porto sù e ti offro qualcosa" appoggio la mia mano manca sulla sua coscia e sposto la mia testa per unirla alla sua nuca, le due sembrano pezzi di un puzzle che si incastrano perfettamente. Lui fa lo stesso, tenendo il suo capo sul mio. Si crea qualche minuto di silenzio per godere al meglio quel momento.
"Sai, ho finalmente capito" comincia a parlare lui.
"Dimmi, allora" sorrido leggermente.
"Io voglio te, solo te" fa unire le nostre mani.
"Anche io" gli do un bacio sulla guancia che dura un'eternità per poi riportare alla posizione precedente il mio volto, rimanendo fermi così ancora qualche minuto.
"Seojun eccomi qua" il portone si chiude bruscamente con la voce di Hanna che risuona nella strada, "Seojun!" quasi mi strattona.
"Calmati" dico.
"No!" mi afferra per il maglione verde e mi trascina via da quel momento.
"Aspetta" c'è Jimin dietro di noi che ci ferma tendendo la sua mano destra, "Stasera ritornerai a casa?" mi chiede. Gli faccio solamente un occhiolino dato che tempo per rispondergli non c'era.
"Ora andiamo via" la mia amica continua a tirarmi, facendomi salire su un autobus.
"Te con i soldi che hai potresti permetterti un autista personale" mi siedo su uno dei sedili in fondo.
"Non devo far capire nulla alle persone, devono pensare che io sia semplicemente benestante".
"Capisco, capisco. Come mai mi hai diviso da Jimin?" vado dritto al sodo.
"Perché sono stanca di vedervi litigare".
"Non stavamo litigando".
"Lo so ma vi eravate riavvicinati il che significa che avreste litigato di lì a qualche giorno".
"Non è vero" mi giro per guardare fuori dal finestrino, Hanna fa lo stesso ma dal lato opposto.
Inserisco delle cuffie nelle orecchie e aziono la prima canzone che mi capita dal cellulare, 'O Sole Mio' degli SF9.
"O sole mio te quiero
neon nae taeyang garil su eopseo" comincio a cantare sottovoce per non farmi sentire dalle altre persone presenti su quel bus.
Dagli occhi di Hanna cominciano a cadere delle lacrime, ho sbagliato a lasciarla sola tra i suoi pensieri.
"Cosa succede?".
"Nulla" sarà forse per il casino accaduto con Jennie.
La neozelandese è corsa a casa sua per raccontare alla mia amica delle frasi che le erano state riferite da Jae-Bum, ex fidanzato di Hanna. Quest'ultima ovviamente non l'ha presa bene perché pensava fossero tutte voci inventate da Jennie. Quest'ultima ha cominciato ad urlare e a 'offendere' l'altra che ovviamente non l'ha presa per nulla bene, arrivando a metterla al muro. Continuo a pensare che se non fossi arrivato io, Jennie non avrebbe fatto una bella fine nelle mani di Hanna. La conosco da parecchi anni e quando è arrabbiata tanto con una persona la manderebbe all'ospedale senza problemi.
"Ora dimmi che succede" le urlo nelle orecchie ma non si degna di una risposta, mordendosi solamente il labbro inferiore.Arriviamo alla fermata ancora silenziosi, camminiamo con passi lenti fino a casa di Hikari.
Bussiamo al suo campanello quando ci apre lei con dei bigodini in testa.
"Che stai facendo?" chiedo chiudendo la porta alle mie spalle.
"Dovevo sistemarmi la tinta rosa e la mia adorata frangia" gonfia le guance per simulare un pesce palla, "Ciao, vi piaccio?" dice con una voce buffa.
"Sei bellissima, tesoro" fa Hanna con tanta signorilità, fingendo di essere una specie di nobildonna di classe.
"Il suo the è pronto, madame" le porgo la mano per farla sedere sul sofà di Hikari.
"È molto dura la vita da nobili" continua lei con un finto accento inglese.
"Allora, partita di Monopoly?" ci chiede la padrona di casa.
"SÌ!" io ed Hanna ci fiondiamo attorno al tavolo dove era già posizionato il tabellone del gioco, scegliamo le proprie pedine e cominciamo a giocare.
Io, come al solito, sono stato il primo a perdere e quindi sono rimasto ad osservare la sfida tra le due ragazze.
"Dai basta, sta andando avanti da ore questa partita" sbuffa Hanna.
"Vero, tregua?" l'altra le porge la mano.
"Tregua!" si arrendono ormai entrambe, "Avrei comunque vinto io" mi sussurra Hanna.
"Ne dubito" tiro fuori la lingua, "Sarà meglio tornare a casa. Hikari, ci accompagni tu?" neanche il tempo di chiederlo che già si ritrova con le chiavi dell'auto in mano. L'avviso di fermarmi fuori casa mia."Alla prossima!" saluto le due avvicinandomi alla mia porta d'ingresso, busso tre volte.
Vengo aperto da Jimin, emozionato, che rimane a fissarmi per una decina di secondi. In realtà anche io faccio lo stesso fino a che non ci gettiamo entrambi in avanti per unirci in un abbraccio.
"Mi sei mancato" mi stringe a sé.
"Anche tu, tanto" lo seguo.
Ci avviano verso la camera visto ormai l'orario tardo, e mentre lui va a bere io comincio a svestirmi, rimanendo praticamente in mutande. Stranamente entro nel suo letto attaccandoli praticamente al muro, con le lenzuola alzate in sua attesa.
"Dormiremo assieme, quindi?" entra Jimin con la sua bottiglia d'acqua in mano, la poggia sul comodino e si stende di fianco a me.
"Allora, com'è stato questo periodi di convivenza con Hanna?" mi chiede sempre lui.
"Non è stato male, anche se preferisco stare con te".
"Ma tutta questa carineria da dove la tiri fuori?" mi cinge leggermente a se.
Io mi capovolgo ritrovandomi sopra il suo corpo baciando le sue labbra con piccoli e leggeri schiocchi, sono andato dritto al sodo. Continuiamo così per molti minuti fino a che decido di scendere, con la mia bocca, fino al collo e cominciando a succhiare sulla sua immacolata pelle. Jimin chiude gli occhi e manda il suo volto violentemente all'indietro affannando qualche gemito di dolore e di piacere, questo mette in me una foga assurda facendo illividire sempre di più la sua nuca. Le nostre intimità combaciano tra di loro, ormai sode quali sono, con un leggero ondeggiamento da parte dei miei fianchi. Il mio viso cala fino all'altezza del suo ombelico che continuo a baciare, fino ad arrivare all'ormai atteso inguine. Scosto i suoi slip e bacio delicatamente la sua erezione, facendolo venire. Con la lingua assaggio il suo seminale stendendomi poi a pancia all'aria aspettando che lui facesse a me ciò che ho fatto a lui, ma a differenza mia afferra solamente il mio membro tra le sue mani e lo agita violentemente facendomi inarcare la schiena. Non ci vuole molto prima di godere anch'io.
Sfiniti ormai quali siamo, ci guardiamo fissi negli occhi, dandoci un ulteriore bacio per augurarci dei bei sogni d'oro.
STAI LEGGENDO
WE WERE SIMPLE FRIENDS. [pjm;]
FanfictionSeojun, un ragazzo di 24 anni innamorato del suo migliore amico Jimin. I due si sono conosciuti al primo anno d'università, frequentando gli stessi corsi avevano molte opportunità per incontrarsi e fermarsi a chiacchierare. Lui non è mai riuscito a...