IV

1.6K 120 21
                                    


Per Vittorio è strano passare il suo tempo a scuola, non ci è molto abituato. In classe sono più maschi che femmine, non che la cosa gli interessi molto, ma in questo modo fanno ancora più casino. 

Ci sono un paio di ripetenti come lui che frequentano le lezioni per non farsi bocciare di nuovo, poi c'è lui, a cui non importa di essere bocciato. Probabilmente si ritirerà a metà anno e andrà alla ricerca di un lavoro, pur di non farsi mettere i piedi in testa ancora.
All'antipatia lui risponde con altrettanta antipatia e sebbene possa sembrare un metodo poco corretto, è sempre stato abituato così. Ricambia l'odio dei professori con battutine perché è l'unico mezzo che ha per ribellarsi dai loro pregiudizi. Odia essere trattato come uno straccio ma il suo comportamento non fa che peggiorare la situazione.
In quel momento sta scrivendo una frase di una canzone che ha sentito quella mattina in metro.

Tu non sei come me
Non lo sai come sto
Non è mai come sembra
Non lo immagini, no.*

È abituato all'odore forte del pennarello indelebile, ma il suo vicino di banco apparentemente no, perché si volta verso di lui è storce inorridito il naso.
Non ha legato in particolar modo con nessun compagno di classe perché non è una cosa che lo preoccupa particolarmente: ha già un bel gruppo di amici difficilmente rimpiazzabili con un paio di ragazzini ben vestiti, chi più e chi meno.

L'unico compagno che tollera maggiormente è Claudio, ma quel giorno è assente.

Vicino a lui c'è Andrei, è romeno e poco loquace ma a lui va bene così. Compensa la sua strafottenza, non che abbia bisogno di qualcuno a tranquillizzarlo, comunque.

È l'ultima ora e sente le gambe intorpidite dalla poca attività, odia stare seduto su una sedia che scricchiola ad ogni minimo movimento e piena di gomme da masticare appiccicate ovunque. Non vede l'ora che suoni la campanella per correre a casa; ed è ciò che fa dieci minuti dopo aver formulato quei pensieri. Entra in metro appigliandosi al sostegno in metallo, perché di posti a sedere non ce ne sono. Quella mattina ha parlato un po' con Marco, anche lui stava andando a scuola. Gli ha fatto piacere sentire la sua voce strascicata prima di entrare il classe e per un momento è stato tentato di proporgli di fare sega ancora, ma poi ha desistito. Marco, a differenza sua, non gli è sembrato propenso a farsi bocciare.

Stavolta però Marco non c'è, quindi trascorre il viaggio di ritorno in silenzio. 

A casa non c'è nessuno, constata quando si chiude la porta alle spalle; meglio così, almeno non deve sorbirsi le chiacchiere petulanti di sua sorella né le lamentele di sua madre. Suo padre neanche lo mette in conto nella famiglia, ormai vale meno di zero. 

Mette a bollire l'acqua per la pasta su un fornello, poi si va a sdraiare sul suo letto non prima di essersi tolto la maglietta a maniche corte di dosso: l'aria settembrina è davvero calda, quell'anno. Sospira di sollievo quando la sua schiena si appoggia contro le coperte pulite del letto, aspetta quel momento da tutta la giornata. Al piano di sopra stanno facendo dei lavori, lo deduce dal lampadario che traballa lievemente. Si perde per qualche istante a fissare le crepe sul soffitto intonacato di bianco, poi allunga un braccio alla sua destra e stringe tra il pollice e l'indice lo stelo della rosa che Marco gli ha comprato il giorno prima. L'ha messa dentro un bicchiere d'acqua solo per non farla appassire più in fretta, ma questa è una cosa che non dirà a nessuno, neanche a Giorgio.

Alcune gocce tiepide d'acqua gli rotolano sul petto ma non ha la premura di asciugarle, troppo concentrato nella contemplazione di quel fiore.

Gli sembra di sentire il profumo di Marco, nonostante sia una cosa abbastanza improbabile, continua a vivere nell'illusione ed abbassa le palpebre, avvicinando la rosa al suo viso e sfiorandone i petali con le labbra. Qualsiasi cosa stia facendo, gli sembra incredibilmente giusta dal momento che è in grado di rilassarlo, perché al posto dei petali immagina di sfiorare un paio di labbra.

Sotto il cielo di RomaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora