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"Tutto qua? Du' casali abbandonati tra le baracche degli zingari?"

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"Tutto qua? Du' casali abbandonati tra le baracche degli zingari?". Giorgio si guarda attorno, allarga le braccia e le lascia cadere sui fianchi, deluso.

"Cammina, stiamo ancora all'inizio della via", lo incita Vittorio, battendogli la mano sulla schiena. Effettivamente, però, il contesto è abbastanza spoglio. La strada è dritta e poco asfaltata, passano vicino ad una buca che sarebbe in grado di uccidere qualsiasi motociclista, se presa in pieno. Ai lati della strada ci sono diversi casolari. Uno di questi è circondato da un cancello, al cui interno ci sono due pastori maremmani che appena li vedono si scagliano contro le sbarre verticali arrugginite, abbaiano, ringhiano e mostrano i denti appuntiti.

Dall'altra parte della strada c'è un edificio che è stato occupato dagli extracomunitari. Un paio di uomini neri stanno fumando una sigaretta affacciati alle finestre dello stabile che probabilmente sarebbe stato utilizzato come sede di uffici.

Da quelle stesse finestre pendono magliette, coperte e asciugamani. Il trio prosegue sotto il loro sguardo vigile.

"Se torno a casa vivo me faccio prete", dichiara solennemente Marco, storcendo le labbra sottili. Guarda fisso davanti a sé.

"Non sono d'accordo", ribatte Vittorio. S'infila le mani nelle tasche dei jeans e calcia un sassolino.
Marco si gira verso di lui e gli dà una spallata."E certo che non sei d'accordo", sussurra, esibendo un sorriso eloquente. Quello che hanno fatto la sera prima, e quella prima ancora, è ciò che gli sta suggerendo di ricordare con gli occhi. Il sesso, la passione, i baci, quei movimenti lenti.

"Okay, basta co' ste cose pseudo-pornografiche, tenetevi pe' voi quello che fate quando state da soli", dichiara Giorgio, incrocia le braccia al petto e sbuffa. Marco reprime a stento una risata e cinge le spalle di Vittorio con un braccio.

"Che c'è? Gelosetto?", chiede sardonico. Per rafforzare il concetto, lascia un bacio sulla guancia di Vittorio, che sta seguendo il sipario tra i due divertito. Giorgio si porta una mano all'altezza del cuore ed assume un'espressione divertita.

" 'Na cifra, non vedi come soffro? Adesso Vittorio è tutto pe' te", piagnucola. Vittorio ride, poi si blocca in mezzo alla strada.

"Siamo arrivati", decreta. Sul palo della luce, sistemato in modo abusivo in prossimità del terreno, c'è il numero dodici.

"Un...un cantiere?".
Ed è proprio quello che corrisponde all'indirizzo scritto sul foglio. Via Giovanna d'Arco,12. Un cantiere.

Decine di operai stanno lavorando arrampicati sulle impalcature traballanti. Vittorio muove qualche passo verso il palazzo in via di costruzione e viene notato da un operaio.

"Tu!", lo indica,"mica puoi stare qui, và via", gli ordina, richiamando l'attenzione degli altri operai.

Vittorio alza le mani in segno di resa e si blocca, ma non torna indietro. "Mo' me ne vado, prima volevo sapere per quale ditta state lavorando".

Sotto il cielo di RomaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora