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Paese che vai, detto che trovi.

A Roma si dice fare sega, o pisciare.
Fare filone, bruciare, bigiare, marinare, il significato è lo stesso.
Vittorio è un asso nel saltare la scuola.

Frequenta un istituto tecnico per il turismo, situato a qualche chilometro di distanza da casa sua che affaccia su Piazza Vittorio Emanuele. Sono più le volte che prende la metro e scende alla fermata davanti al Colosseo, che quelle in cui siede svogliatamente sul suo posto dietro ad un banco, dentro una classe, assieme a una ventina di diciassettenni distratti. Lui di anni ne ha diciotto ed è stato bocciato in secondo superiore. Non gli è mai piaciuto andare a scuola, ascoltare i professori e studiare. Non ricorda neanche l'ultimo bel voto ottenuto ad un'interrogazione, così abituato a fare il buffone ogni volta che viene chiamato alla lavagna; nessuno gli ha mai insegnato il rispetto per gli insegnanti, sua madre non l'ha mai spronato a studiare, non si è mai arrabbiata per i suoi voti pessimi. Ha sempre avuto altre cose a cui pensare, questioni più temibili di un quattro e mezzo a matematica.

Chiunque lo conosce come il "fijo der macchinista" e non c'entrano nulla i treni, purtroppo. Suo padre è un fallito, e questo lo pensano tutti: passa le sue giornate seduto sugli sgabelli davanti alle slot machine dei bar, sperperando i pochi soldi che tiene in tasca. Spera nel colpo di fortuna, nella svolta, forse. Vittorio non sa in cosa spera suo padre, perché non lo vede mai, se non quelle poche ore della mattina o della sera in cui torna a casa deluso ed ubriaco, ma non gli presta comunque molta attenzione.

Si accaparra l'unico posto vuoto del vagone ed appoggia lo zaino tra le scarpe, poi infila una mano nella tasca destra del giacchetto ed estrae la bustina dei filtri, le cartine ed il tabacco. Non è solito fumare drum, ma ha rubato tutto l'occorrente a sua sorella, e le ha fatto un favore, dato che è incinta. Sorregge una cartina con le dita mentre sistema il tabacco al suo interno e la vettura parte sfrecciando verso il centro. Inserisce anche il filtro e sta per leccare il bordo della cartina, quando una voce bassa e strascicante lo distoglie dalla sua momentanea occupazione.

"Che ci hai 'na sigaretta?", gli chiede un ragazzo che si è messo davanti a lui e lo guarda, in attesa di una risposta. Vittorio rimane per qualche istante immobile, con la lingua appoggiata all'estremità della cartina e lo sguardo rivolto verso lo sconosciuto. Ha un orecchino ad anello sul naso, il nostril, e continua a fissarlo.
"Te la devi fare da solo però", dice allora Vittorio riscuotendosi dallo stato di trance e chiudendo la sua sigaretta.

Lo sconosciuto annuisce ed allunga una mano per afferrare le cartine appoggiate sulla coscia di Vittorio, poi si mette a rollare con una mano chiedendo di tanto in tanto al ragazzo seduto di passargli il tabacco e il filtro. Una volta concluso il lavoro, sistema il drum dietro l'orecchio e lancia un'occhiata al tabellone che indica le fermate. Manca un po'.

"Vai a scuola?", gli domanda notando lo zaino appoggiato a terra. Vittorio si accorge che anche lui ne porta uno in spalla, ma sembra vuoto. Inoltre, indossa una tracolla che gli pende sulla coscia.
"No, oggi non me va", risponde Vittorio. Appoggia la nuca contro il finestrino e sospira stanco. Il tempo per dormire è sempre poco, a casa sua. "Tu?", chiede al suo nuovo interlocutore.
"Dovrei", afferma il ragazzo accertandosi che il drum sia ancora dietro il suo orecchio. "Però me sa che faccio sega pur'io", aggiunge. Ha un marcato accento romano, così come Vittorio d'altronde, e tende a parlare con tono strascicato.

"Do' scendi?", chiede ancora, infilandosi una mano nella tasca dei pantaloni della tuta neri.
"A Termini, volevo andare a Villa Ada", gli rivela Vittorio.

 Non è la prima volta che gli capita di saltare la scuola con uno sconosciuto, e quel ragazzetto gli sembra un tipo affidabile.

Il nuovo conoscente annuisce senza rispondere. Una volta giunti a Termini scendono entrambi dal mezzo destreggiandosi tra la folla presente fin dalle prime ore del mattino, poi si dirigono in silenzio verso la fermata degli autobus ed attendono fumando il suo arrivo.
"Dove vai a scuola?", chiede Vittorio a...come diamine si chiama quel ragazzo?
"Al Bachelet, non so se ce l'hai presente", risponde l'altro aspirando dalla sigaretta. Serra la mascella pronunciata e fa uscire il fumo dal naso.

Sotto il cielo di RomaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora