XXXVIII

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Vittorio si piega verso il basso per allacciarsi le scarpe da ginnastica dopo averle indossate in fretta e furia

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Vittorio si piega verso il basso per allacciarsi le scarpe da ginnastica dopo averle indossate in fretta e furia. È mezzanotte e mezza e a breve Riccardo passerà a prendere lui e Marco con l'automobile che gli ha prestato il padre.

Marco è in piedi davanti a lui, le braccia conserte e un'espressione impaziente ad oscurargli il bel viso.
Poco prima l'ha chiamato Silvano, avvertendolo che la gang del Messicano agirà di lì a un'ora. Marco gli ha assicurato di raggiungerlo con qualche minuto di ritardo, e il padre di Vittorio ha concluso la chiamata mandandolo a quel paese.

Oggettivamente parlando, il piano del Messicano è davvero poco organizzato. Forse è stanco delle trattative e vuole solo liberarsi dell'incombenza dei cinque cadaveri, ma come spera che Colassi non vada a denunciare alle autorità il rapimento della moglie e la distruzione del suo cantiere?

Forse il Messicano spera di corrompere Colassi. O il silenzio, o la morte della moglie. Tipico.

Il cellulare di Vittorio squilla una sola volta, è Giorgio. Lasciano la cameretta in religioso silenzio e salutano Silvia, Marta e Nicola. Tutti e tre sono nervosi, ma li lasciano andare senza parlare, guardandoli solo con speranza, tanta speranza. Silvia si tocca il pancione enorme, poi appoggia la testa sulla spalla del compagno.

Vittorio guarda sua madre negli occhi. Finirà tutto, te lo prometto.

Anche in macchina non c'è molto da parlare, Riccardo guida piano e senza la musica assordante che è solito ascoltare, Giorgio fuma una sigaretta e Marco e Vittorio guardano fuori dal finestrino.

Vittorio cerca in quella Roma mezza addormentata una fonte di sollievo dall'ansia; osserva le luci dei lampioni, percepisce le buche che l'automobile del suo amico cerca di schivare, intravede nell'oscurità alcune persone camminare sul marciapiede, incuranti del pericolo che si cela a qualche chilometro di distanza da loro. Nessuno lo sa, almeno per il momento. Vorrebbe essere una di quelle persone che non hanno niente di cui preoccuparsi, vorrebbe andare ad Ibiza, a Barcellona d'estate come i suoi coetanei, divertirsi da matti con Marco e i suoi amici, e invece sta per assistere alla cattura di una banda criminale di cui fa parte suo padre.

Silvano ha minacciato la sua stessa famiglia, sua moglie e i frutti dell'amore che almeno una volta c'era tra loro due: Silvia e Vittorio.
Merita di finire lì e passarci il resto della sua vita senza ricevere visite, solo come un cane.

"Già saranno arrivati?", domanda Riccardo, spezzando così il silenzio nell'abitacolo.

"Ancora no", mormora Marco. Però Annalisa Colassi dovrebbe essere liberata a breve dalla polizia. La squadra si è divisa in due: una parte nel quartiere generale del clan, per liberare dalle grinfie dei criminali la povera donna tenuta in ostaggio da un giorno, e l'altra pronta a tendere un'imboscata al resto del gruppo.

"Non possiamo arrivare prima di loro"  constata Giorgio. Marco controlla l'orario sul cruscotto.

"Cinque minuti e stanno là".

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