XXXIV

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Le dita di Vittorio tremano mentre tiene il cellulare all'altezza delle loro orecchie

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Le dita di Vittorio tremano mentre tiene il cellulare all'altezza delle loro orecchie. Giorgio e Riccardo si avvicinano di più e le loro teste cozzano rumorosamente, ma si limitano a soffrire in silenzio. Non possono fare rumore per nessuna ragione al mondo dato che dall'altra parte del telefono Silvano sta per rivelare il piano a Marco. Si sentono suoni confusi, forse una porta che si chiude.

"Ieri sera t'ho aspettato", dice Marco. Vittorio se lo immagina seduto sul letto, la schiena appoggiata contro il muro e una sigaretta tra le labbra.

"Ci ho avuto da ", ribatte prontamente suo padre.

"Oh, pure io...con tuo figlio".

Giorgio non può proprio evitare di lanciare un'occhiata maliziosa al suo migliore amico, che alza gli occhi al cielo.

"Bravo bravissimo ragazzo, è stato difficile convincerlo?". Vittorio stringe la presa sul telefono. Vorrebbe disintegrarlo in mille pezzi; non il cellulare, suo padre.

"Un po', ma è bastato qualche pugno e un coltello per convincerlo".

Marco finge benissimo, la sua voce è piatta, non trema.

Sentono Silvano ridere, poi Vittorio lo immagina afferrare la busta contenente i soldi. Lo figura davanti a sé intascarseli con gli occhi colmi di lussuria.

"Quindi mo' tocca a me rispettare l'accordo", dice. Ecco, è arrivato il momento. "Avrei voluto farti conoscere il Messicano, ma sfortunatamente è via per un affare...lo incontrerai domani, comunque. Sai, lui se fida de me, e io me fido del mio istinto, quindi siamo tranquilli". Tossisce sonoramente.

"Comunque, mo' te spiego brevemente i dettagli".

Il cuore di Vittorio inizia a battere furiosamente. Gli sudano le mani.
"Collaboro col Messicano da più o meno otto anni, sì, suppergiù sono otto anni...prima lavoravo in una ditta di costruzioni come operaio, Colassi, non so se la conosci, no? Vabbé, comunque, un giorno m'ha licenziato perché ha scoperto de 'sta collaborazione, diceva che non voleva mafiosi in ditta da lui, ma s'è messo contro le persone sbajate". Tossisce ancora. "Qualche mese fa ha comprato all'asta un territorio che il Messicano voleva acquistà, ma non c'è riuscito perché quello stronzo ha fatto un'offerta più alta. L'abbiamo minacciato in tutti i modi, ma non è servito a niente. Colassi ci ha la testa dura, ma noi ce l'abbiamo più dura di lui".

Vittorio non pensava che suo padre ronzasse attorno al Messicano da così tanti anni. Quasi dieci, cazzo. Ci sono ancora alcune questioni che non tornano, però.

"Perché gli interessa così tanto 'sto terreno?", domanda Marco.

"Tre anni fa un altro clan ha provato a irrompere nel nostro quartier generale, li abbiamo ammazzati tutti e quel coglione di Gianfranco è andato a seppellirli in quel terreno. Nel frattempo noi correvamo guai col resto del clan, quindi non siamo andati a bruciarli e li abbiamo lasciati lì. È un posto dimenticato da Dio alla Rustica, allora era pieno de alberi e rovi, poi il comune l'ha messo all'asta e Colassi ci ha avuto la brillante idea de comprasselo per farci che cosa? Case popolari de merda. Durante gli scavi hanno trovato i cinque cadaveri".

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