XXXVII

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Marco dorme così profondamente da non essersi accorto che  sua madre e suo padre sono usciti di casa per andare a lavoro

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Marco dorme così profondamente da non essersi accorto che sua madre e suo padre sono usciti di casa per andare a lavoro. È martedì, quel martedì, ed ha deciso di non andare a scuola, conscio che gli risulterebbe pressoché impossibile concentrarsi o stare quantomeno seduto composto sulla sua sedia sapendo cosa accadrà di lì a poche ore. Gli assassini di suo fratello, quei criminali, verranno catturati per opera sua e di Vittorio.

Potrebbe essere la catarsi del suo desiderio di vendetta, ma aspetta a cantare vittoria. Si sveglia di soprassalto, e dapprima pensa sia a causa di Nobita che ha urtato qualche mobile in camera sua. Solleva appena la testa piegando il collo ed intravede il cane nella penombra della sua cameretta. È acciambellato ai piedi del suo letto. Strano. Torna a rilassarsi con la nuca sul cuscino, convincendosi che probabilmente quel rumore provenga da fuori, o dagli inquilini del piano superiore che si divertono ad utilizzare il monopattino dentro casa. Roba da matti.

Poi però il rumore si ripete, e Marco riconosce il suono del campanello prolungato. Chi lo cerca con così tanta insistenza? Si alza a malincuore dal letto e raggiunge l'ingresso, socchiudendo gli occhi a causa della luce che irradia la stanza.
"Chi è?", domanda.
"Vittorio", risponde la voce dall'altra parte della porta. Marco sorride e abbassa la maniglia.

"Non t'aspettavo", dice, osservando il suo ragazzo fermo immobile davanti a lui. Il sorriso gli muore sulle labbra non appena riceve una spinta che lo fa entrare di nuovo dentro casa, traballante. Aggrotta la fronte davanti a quella reazione. Vittorio sembra infuriato: i suoi occhi azzurri sono sgranati, la mascella serrata e la schiena dritta, tesa.

"Manco io m'aspettavo che te la facessi col tuo migliore amico", sbotta. Ha gli occhi arrossati. Ha pianto?

"Ma di che cazzo stai a parlà?", domanda Marco confuso. L'unica persona con cui se la fa è proprio lui, Vittorio. Che poi, ritiene riduttivo limitare la loro relazione ad un farsela. Loro due sono molto più del sesso.

"Ah, mo' neghi pure? Svaghi? Almeno ammettilo che ti sei baciato Antonio!".

Marco non nasconde la sorpresa davanti a quell'affermazione quasi urlata a gran voce.

"Cioè, famme capì, tu te stai a incazzà pe' una cosa successa cinque anni fa? E poi che ne sai? ".

Nobita scodinzola impaziente ai loro piedi, fermandosi ad annusare le scarpe di Vittorio.

"Cinque anni fa?", chiede, adesso più confuso di prima, ma sollevato dalla consapevolezza che Marco non lo abbia tradito.
Marco annuisce. L'orecchio tintinna."Mi spieghi che è successo?", domanda. Adesso il suo tono è più calmo, e qualche Vittorio sembra aver messo da parte la rabbia che lo aveva spinto a presentarsi a casa sua infuriato. Marco si siede sul divano dietro di lui ed attende che Vittorio inizi a parlare.

Vittorio lo guarda con i suoi occhi azzurri così grandi, li ama. Poi si siede vicino al suo ragazzo, appoggiandosi allo schienale ed allungando le gambe davanti a sé.

Sotto il cielo di RomaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora