XV

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"Questo ci ha du' piedi sinistri!", sbotta Vittorio dopo l'ennesimo palo preso dell'attaccante giallorosso, Dzeko

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"Questo ci ha du' piedi sinistri!", sbotta Vittorio dopo l'ennesimo palo preso dell'attaccante giallorosso, Dzeko.

"Nun ce se crede, oh", borbotta Giorgio, passandosi una mano tra i capelli cortissimi.
"Che è successo?". Marco compare alle loro spalle dopo essere uscito di corsa dal bagno. Si sente ancora lo sciacquone.

"Ce semo magnati un altro gol", lo informa Dario, spostandosi di lato per permettere all'amico di sedersi vicino al bracciolo. 

Marco, però, scuote la testa ed accenna a fargli posto alla sua destra, così da potersi sedere tra lui e Vittorio. Quest'ultimo finge di ignorare l'occhiata sospettosa che Dario lancia all'amico e si concentra sulla partita, mentre le molle del divano si abbassano quando Marco si siede.

Allunga il braccio sinistro sul bordo superiore del divano con fare casuale. Vittorio è appoggiato con i gomiti sulle cosce e la schiena incurvata in avanti, teso come una corda di violino perché la squadra giallorossa sta compiendo una complicata serie di passaggi nell'area avversaria. 

La palla, però, viene tirata in malo modo da Strootman, che la manda direttamente tra le braccia del portiere del Chievo. 

Sbuffa, infastidito dalla mancata rete, e torna ad appoggiare la schiena contro lo schienale del divano. Butta la testa all'indietro, scontrandosi con la mano di Marco. Capisce immediatamente che ce l'abbia messa di proposito e sorride sotto i baffi. Sposta in avanti la nuca solo per riposizionarsi come stava fino a pochi istanti prima. Toccami, vorrebbe dirgli, ma non ne ha bisogno, perché poi le sue dita sfiorano una ciocca di capelli, poi un'altra ancora, senza risvegliare l'attenzione di nessuno. Sono tutti impegnati con la partita, nessuno degli altri quattro uomini si accorge delle sue dita immerse nei capelli di Vittorio. Di tanto in tanto gli sfiorano il collo, e Vittorio è estremamente rilassato da quel solletichio lieve che gli fa venire i brividi e la pelle d'oca sulle braccia. Vorrebbe chiudere gli occhi e abbandonarsi a quel tocco gentile, ma sa di non poterlo fare, quindi si accontenta delle fugaci e celate carezze tra i capelli. 

Alla fine la Roma vince per una rete segnata su rigore battuto dall'attaccante argentino Perotti, che fa esultare in modo scomposto i tre ragazzi ed il padre di Marco proprio mentre sua moglie rincasa da lavoro. Vittorio la osserva attentamente sfilarsi il giacchetto e sistemarlo sull'appendiabiti in legno, piegarsi sulle ginocchia per lasciare qualche carezza affettuosa a Nobita, poi drizzarsi nuovamente e rivolgersi a loro. A quel punto, Vittorio distoglie lo sguardo e lo punta di nuovo sul televisore.

"Ciao a tutti", li saluta, avvicinandosi al marito e lasciandogli un bacio sulle labbra. Si gira verso i ragazzi seduti chi sul divano, chi sulle sedie che hanno allontanato dal tavolo posto al centro della stanza. 

"Salve", la saluta Vittorio.
"Ciao mà". Marco si ricompone dopo l'esultanza.
La partita è finita, ma i quattro uomini non si schiodano dalle loro postazioni, perché sono intenti a seguire gli highlights degli altri match giocati quello stesso giorno. Rimangono così per un po', poi gli ospiti si alzano e salutano Marco, suo padre e sua madre. Vittorio è l'ultimo a dare una pacca sulla spalla a Marco, che ricambia il saluto.
"Ci vediamo domani?", chiede a bassa voce, proprio nel suo orecchio.

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