4.

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La notte era lunga da passare, Fabrizio aveva appoggiato la testa al muro e aveva sorriso. Era difficile sorridere in una situazione del genere eppure Ermal era riuscito a farlo sorridere sinceramente. Non era tanto abituato ai complimenti, l'avevano sempre messo in imbarazzo e non sapeva mai come comportarsi, tranne quella volta. Con Ermal non esisteva nessun tipo di imbarazzo, era come se si conoscessero da una vita intera, come se quell'amicizia fosse un legame indissolubile.
«Andiamo, ti porto sul letto che qui stai scomodo.» aveva tolto le mani dai suoi riccioli e le aveva appoggiate in terra per sollevarsi, poi aveva aiutato Ermal a fare lo stesso. Mettendo un braccio attorno alla sua vita, lo aveva guidato verso il letto per farlo distendere.
«Stai meglio?» aveva chiesto alzandosi.
«No.»
«Ammazza me pari n'cadavere.» aveva preso il pacco di sigarette e aveva aperto la porta finestra sedendosi lì accanto. Ermal si era messo a ridere consapevole del fatto di sembrare un morto e aveva appoggiato il capo alla testiera del letto osservando il suo amico che accendeva la sua sigaretta. Lo scrutava attentamente mentre lui aspirava e successivamente buttava fuori il fumo dalla sua bocca rosea.
«Mi dai un tiro Fabrì?» gli aveva domandato subito dopo facendo voltare di scatto l'uomo che condivideva la stanza con lui.
«Scordatelo, potresti vomitare nuovamente.» aveva spento la sigaretta e l'aveva raggiunto sul letto mentre il riccio sbuffava rumorosamente.
«Che ora è?» aveva chiesto poi.
«Le tre e mezza.» rispose con il telefono tra le mani «Prova a dormire Ermal, guarda te come stai.» gli aveva passato la mano sulla fronte delicatamente.
«Se avessi un briciolo di sonno. Non ce la faccio più Fabrì, il pensiero di quella conferenza stampa mi sta tormentando, ho paura che le persone credano alle cazzate che si dicono in giro.» la sua voce era roca e debole, quasi non sembrava nemmeno lui «Ho paura che possano pensare che noi abbiamo plagiato qualcuno, ho paura che verremo ricordati solo per questa stupida minchiata!» si era disteso completamente sul letto e girandosi di pancia aveva sprofondato la testa nel cuscino. Fabrizio aveva osservato i suoi comportamenti e aveva sospirato profondamente prima di parlare.
Anche lui aveva una paura tremenda ma gli veniva meglio nasconderlo a tutti, era più semplice tenersi le cose dentro senza crollare improvvisamente. Gli piaceva il silenzio, preferiva stare in silenzio che parlare a vanvera.
«Ermal non devi nemmeno immaginare che le tue persone cambieranno idea su di te, non devi neanche pensarlo perché saranno sempre al tuo fianco e ci saranno nuove persone che si innamoreranno di te.» era sincero come non mai, ma era dura pronunciare quelle parole. Era dura dare del conforto a Ermal quando lui stesso nutriva dentro al cuore le stesse paure.

Il sonno non si decideva ad arrivare mentre le ore continuavano a scorrere per tutta quella notte infernale. Erano le 04:30 quando Ermal si era addormentato, Fabrizio se ne era accorto dal fatto che il suo respiro era diventato pesante e si era accovacciato su sé stesso. Lui invece, aveva fumato per tutta la notte fino a quando non era crollato sulla sedia quando ormai era già giorno.

La sveglia aveva suonato alle 8:00 ed il primo ad alzarsi per spegnerla fu Ermal. Aveva cercato Fabrizio con lo sguardo, trovandolo seduto con il pacchetto di sigarette sull'addome e le gambe accavallate. Era uscito velocemente dalla stanza del suo compagno, aveva preso i vestiti ed era ritornato per farsi la doccia, aveva preferito farla da Fabrizio per svegliarlo non appena avesse finito. L'espressione non sembrava per niente rilassata, le sopracciglia erano leggermente aggrottate, i capelli erano sparati da tutte le parti e la bocca carnosa era chiusa in un broncio. Si era avvicinato al mobile e aveva preso una coperta stendendola sul corpo addormentato di Fabrizio, poi si era diretto in bagno per una doccia.
L'acqua bollente scivolava sul suo corpo mentre la testa vagava verso tutti i pensieri peggiori che potevano passargli davanti. Immaginava di dover abbandonare il Festival, la delusione di Fabrizio che aveva investito davvero tanto su quella canzone.
Qualche lacrima si era mischiata all'acqua della doccia e aveva passato entrambi le mani sugli occhi, stropicciandoli. Poi uscendo, aveva legato un accappatoio in vita e si era osservato allo specchio. Le sue condizioni non erano di certo delle migliori, le occhiaie erano ancora più accentuate, colpa della nottata passata a vomitare.
Si era diretto nuovamente in camera e aveva toccato la spalla di Fabrizio per svegliarlo.
«Fabri» aveva detto piano ma come si aspettava non si era mosso di un centimetro.
Ci vollero almeno altri cinque tentativi prima che gli occhi di Fabrizio iniziarono ad aprirsi.
«Hei Fabri, buongiorno.» Ermal aveva sorriso dolcemente mentre lui ancora assonnato riusciva a malapena a guardarlo «Ah si giusto, non parlerai, ti conviene andare a fare una doccia tra meno di un'ora abbiamo la conferenza.»aveva sospirato con lo sguardo basso.
Fabrizio non aveva detto una parola, si era alzato e si era diretto al bagno per una doccia veloce mentre Ermal iniziava ad asciugarsi i suoi immensi riccioli.

«Dai cazzo, secondo me hanno capito!» Fabrizio saltellava ad ogni passo come fosse un bambino mentre lui ed Ermal si dirigevano verso il ristorante. La conferenza era appena terminata, loro erano dovuti uscire e i giornalisti e l'intera commissione di Sanremo avrebbero valutato tutte le notizie e le prove del caso. Ci sarebbe voluta una mezz'oretta per sapere il loro esito ma Fabrizo era molto positivo. Esternare tutto ciò che aveva dentro lo faceva sentire libero, vivo. Si sentiva un peso in meno addosso e la positività si era impossessata del suo corpo.
«Vorrei avere anche io la tua convinzione.» Ermal aveva sorriso, questa volta era lui ad essere negativo.
«Ti fidi di me?» gli aveva chiesto camminando al suo fianco.
Ed Ermal l'aveva guardato, come poteva non fidarsi di lui?
«Si Fabrì mi fido.»
«Perché stasera si canta Ermal» aveva messo un braccio sulle sue spalle «Si cantaa!» aveva urlato. Lui al suo fianco non poteva far altro che ridere a vederlo così felice e positivo quando qualche ora prima non voleva parlare con nessuno.
«Ora placati che io ho fame.» aveva aumentato il passo entrando per primo al ristorante, gran parte dei cantanti era già seduta a tavola.
Fabrizio non si curava degli sguardi puntati su di lui come il giorno prima, al contrario, si era messo a parlare con chiunque. Raccontava che sapeva di farcela e che i loro avvocati avevano esposto tutto quello che c'era da esporre, non c'era nessun motivo per preoccuparsi o almeno non più. La paura e la rabbia del giorno precedente era passata in secondo piano e aveva fatto spazio alla speranza.

«Vado a fumare Ermal.» aveva avvisato il suo compagno alzandosi dalla tavola prima che servissero il caffè.
«Vengo anche io.» si era alzato di scatto e l'aveva seguito fuori. Fabrizio aveva aperto il pacchetto di sigarette e ne aveva offerto una ad Ermal, le aveva accese e dopo qualche tiro  il suo cellulare inizò a squillare. L'aveva estratto dalla tasca dei jeans e aveva risposto.
Fu una chiamata veloce, il sorriso stampato in faccia faceva sperare ad Ermal che fosse qualcosa di buono.
«Che t'avevo detto?» aveva esordito rimettendo il cellulare in tasca.
«Siamo riammessi?» Ermal sorrise.
Fabrizio annuì prima di essere travolto dalle braccia di Ermal che lo strinsero forte a lui.
Tutto in quel momento era passato, tutto era meno importante di loro due. Ermal baciò, ancora stretto nell'abbraccio, la mandibola di Fabrizio e poi passò la mano sul suo collo, accarezzandolo.
«Stasera lo buttiamo giù quel palco, fratellino.» Fabrizio si era staccato dall'abbraccio accarezzando, come d'abitudine, i capelli di Ermal.
«Poco ma sicuro.»  Ermal aveva sorriso, finalmente dopo una notte passata a star male.
Aveva sorriso grazie a Fabrizio, la salvezza dei suoi giorni lì.

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