30.

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Si portò una mano tra i ricci, scompigliandoli prima di far partire l'ennesima chiamata senza risposta.
Era da tutta la mattina che provava a chiamarlo e l'unica cosa che sentiva dall'altra parte era la sua segreteria.
Ormai stufo si affrettò a lasciargli un semplice messaggio su whatsapp.

A Bizio:
È da stamattina che ti chiamo, possiamo vederci per un caffè? Sono a Roma e vorrei parlarti.

Scrisse velocemente non curandosi del fatto che potesse essere troppo esplicito un messaggio del genere.
Aveva il bisogno tremendo di parlargli e di vederlo. Erano passate due settimane da quel fatidico giorno e da allora il moro era completamente sparito dalla sua circolazione.
Sui social vedeva che i suoi concerti stavano andando alla grande ed era felice per lui.
Per entrambi quell'estate sarebbe stata piena di impegni, piena di concerti e di tanto affetto.
'Menomale' pensò Ermal, altrimenti non sapeva come avrebbe fatto se si fosse trovato anche solo un giorno a fare i conti con la realtà di quei mesi.
Ancora non si capacitava del fatto che da lì a pochi mesi sarebbe diventato papà.

Era un emozione contrastante per lui.

Una grande gioia, senza ombra di dubbio, ma allo stesso tempo quella situazione gli provocava un dolore immenso, quasi incontrollabile.
Quell'estate era stato più facile controllare il dolore, ma appena le sue gambe si sarebbero fermate per un secondo era convinto che l'avrebbe sovrastato al tal punto da non farlo ritornare in superficie.
Temeva che quel momento arrivasse prima del previsto e aveva una dannata paura di affrontarlo.

Sobbalzò leggermente quando il telefono aveva iniziato a squillare e sul display era apparso il suo nome.
Il riccio era rimasto stupito da quel gesto.
«Hey Fabri.» aveva detto incredulo.
«Dimme.» aveva risposto senza salutare ma la sua voce era tranquilla, ferma.
Tutto il contrario di come si era rapportato a lui due settimane prima.
«Hai letto il messaggio?» chiese.
«Si, dimmi l'ora e il posto.» disse semplicemente prima che Ermal pensasse ad un bar a caso dove potersi incontrare.

«Ciao.» disse piano, gli occhi erano coperti dagli occhiali da sole, i capelli erano sparsi sulla testa e ricadevano leggermente sulla fronte. Indossava una semplice maglietta nera e i soliti jeans neri strappati sulle ginocchia.
«Ciao Fab.» rispose, squadrandolo da capo a piedi come a voler stampare la sua immagine nella testa.
Si spinse verso di lui, prima di abbracciarlo in modo incerto. Chiuse le braccia al suo collo appoggiando il viso alla sua testa mentre il suo profumo gli offuscava il cervello. Gli era mancato talmente tanto quel profumo che per un attimo aveva pensato di chiedergli il nome e comprarsi una scorta di boccette.
Il romano aveva respirato rumorosamente prima di stringerlo tra le sue braccia, all'altezza della vita per godersi pienamente il contatto del corpo magro di Ermal contro il suo.
«Entriamo?» chiese il ricciolino, staccandosi controvoglia da quelle braccia.
Fabrizio aveva annuito, seguendolo all'interno del bar.
«Come stai?» domandò girando il cucchiaino freneticamente, poi alzò lo sguardo verso i suoi occhi. Capì dal suo sguardo come stava.
«Sto bene.» rispose non incrociando lo sguardo curioso del riccio.
«Davvero Fabri, come stai?» domandò nuovamente.
Il romano si prese qualche secondo prima di parlare, portò la tazzina alle labbra e lentamente sorseggiò il suo caffè amaro.
«Sto bene Ermal, hai preso la tua decisione ed io ti rispetto. Non curarti troppo di come sto io, so cavarmela.» sussurrò senza credere neppure lui alle sue stesse parole.
«Mi preoccupo per te Fabrì, non riesco a sopportare che tu stia male.» aveva detto mentre i sensi di colpa lo trafiggevano all'altezza del cuore.
Il moro aveva debolmente scosso la testa come a dire ''non ti devi preoccupare'' per poi bere l'acqua naturale che aveva ordinato.
«Ti devo parlare di una cosa ma preferirei andare in un posto più tranquillo.» disse poi, svelando in parte il motivo per cui l'aveva voluto incontrare «Da soli.» aggiunse lanciando sguardi a destra e a sinistra, constatando che erano circondati da persone.

In fondo siamo umani. ||MetaMoro.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora