17.

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Ermal aveva fatto il viaggio in ascensore in silenzio per arrivare alla sala dove gli avrebbero servito la cena. Non aveva nessuna intenzione di andare a mangiare ma Fabrizio l'aveva convinto velocemente. Sarebbe rimasto volentieri sul letto, con la testa posata sul suo petto ad ascoltare il battito del suo cuore.
Prima che l'ascensore si fermasse, Fabrizio aveva messo una mano sui suoi riccioli, scompigliandoli, poi aveva lasciato un bacio sulla sua guancia seguito da una carezza.
Ermal adorava quel suo lato dolce.
Adorava il modo in cui, anche con piccoli gesti, gli dimostrava il suo affetto.
Per tutta la cena lo sguardo del riccio era fisso sulla figura davanti a lui, non aveva toccato nemmeno un pezzo della bistecca che aveva sul piatto, al contrario di Fabrizio che mangiava e chiacchierava tranquillamente.
«Tutto bene Ermal?» gli domandarono ma la sua testa era da tutt'altra parte.
Il suo corpo era lì ma era come se non ci fosse.
«Oh Ermalì.» si risvegliò dal suo stato di trance solo quando la voce di Fabrizio gli arrivò forte e chiara nonostante il suo tono di voce fosse normale.
«Mh.» aveva sussurrato non del tutto lucido.
«Tutto okay?» chiese il suo assistente.
«Si, va tutto bene.» aveva abbozzato un sorriso «Sono solo stanco, forse è meglio se vado a riposare.» aveva pronunciato prima di alzarsi dalla tavola e andare via sotto gli occhi di tutti, Fabrizio compreso.
Avevano fatto domande persino a lui che si era mostrato indifferente all'apparenza riguardo il cambio d'umore del suo amico.
Finì di mangiare il più in fretta possibile prima di salutare tutti e dirigersi velocemente nella camera del riccio.
Aveva bussato un paio di volte senza ottenere nessuna risposta, aveva anche provato a chiamarlo ma non aveva risposto. Il romano aveva iniziato a preoccuparsi del comportamento del suo amico così con una scusa si era fatto dare la chiave doppia della sua camera. Aveva aperto pian piano la porta, le luci erano spente e lui si era fatto strada con la piccola luce del telefono. Si era avvicinato al letto e, illuminando la faccia del riccio, si era tranquillizzato tutto d'un colpo. Dormiva beatamente, una mano dispersa sul materasso e l'altra sul cuscino. Aveva preferito non svegliarlo, gli aveva lasciato un bacio tra i capelli e l'aveva lasciato dormire, si era chiuso la porta alle spalle per dirigersi nella sua stanza.

«Allora ci vediamo al Forum.» aveva sussurrato abbracciandolo.
«Si.» rispose semplicemente godendosi la sensazione delle braccia tatuate del moro attorno al suo collo. Ma fu un contatto veloce, quasi sfuggente.
Lo vide allontanarsi per raggiungere il suo volo mentre lui andò dalla parte opposta.
Quei giorni passati lontani li avrebbero aiutati a riflettere, pensare e ripensare.
Più di venti giorni sarebbero bastati per capire, per dare un nome a ciò che stavano, a modo loro, costruendo.
Di mezzo ci furono i compleanni di entrambi, caratterizzati solo da due brevi chiamate in cui si promettevano di vedersi al più presto e gli auguri reciproci con un pizzico di ironia, spensieratezza e forse anche un po' d'amore nascosto sempre dietro ad ogni battuta.

E poi il giorno che Ermal attendeva da tutta la sua vita era finalmente arrivato. Ancora stentava a crederci che proprio lui era riuscito a realizzare parte dei suoi sogni.
Si era svegliato con la voglia di spaccare tutto, una carica immensa che non si sentiva da anni ormai.
Aveva passato tutto il giorno a perfezionare il palco e le canzoni, tanto che prima dell'inizio dello spettacolo aveva già troppa stanchezza addosso. Si sentiva invincibile, come se niente potesse rovinare quella giornata. Aveva intravisto Fabrizio arrivare per le prove generali e subito gli era andato incontro.
«Ciao Ermalì.» sorrise prima di tenerlo velocemente in un abbraccio.
«Finalmente sei venuto.» gli rispose baciando la sua guancia e staccandosi subito dopo, con gli occhi già lucidi.
Sarebbe stata una giornata piena di emozioni.
La più grande Ermal la provò quando vide salire Fabrizio su quel palco. La sua gente lo acclamava, urlavano ogni singola parola della loro canzone senza neppure sbagliare una parola. Lo guardava muoversi sul palco, era speciale. Non era come gli altri ospiti, era diverso, era casa. Averlo lì lo faceva sentire sicuro, protetto, come se fosse al riparo da qualsiasi cosa.
Quando Fabrizio tornò nel backstage, aveva ancora il segno dei brividi sulla pelle ed un sorriso che non riusciva a trattenere. Quella volta l'aveva davvero stupito il suo Ermal, aveva organizzato una festa con i fiocchi.
Si meritava tutto quel gran successo, si meritava tutto ciò che di bello poteva esserci.
L'aveva aspettato dietro le quinte per tutta la durata del concerto, solo per sentire nuovamente il profumo della sua pelle, solo per stringere il suo corpo in un abbraccio da togliere il fiato.
Erano ormai passati dieci minuti da quando il concerto era finito e Fabrizio girovagava in quei corridoi nell'attesa di vedere il suo ricciolino.
Poi lo vide, o meglio li vide.
Fu un secondo, un attimo talmente veloce che al romano sembrò quasi un allucinazione.
Il riccio era fuori dal suo camerino, ma non era da solo.
'Non dovrebbe farti male.' si continuava a ripetere nella mente, come a ricordarsi che lui stesso aveva una donna al suo fianco e due bambini. Ed invece il suo sguardo era rimasto lì, ad osservare le labbra di Ermal muoversi sopra una bocca che non era la sua, le sue mani avvolgevano il collo che non era il suo.
Una fitta ancora più forte gli lacerò l'anima quando il riccio la trascinò dentro il camerino, senza smettere mai di baciarla.
Non si era accorto della presenza del romano, anzi poteva giurare che nessuno l'avesse visto. Ancora tutto sudato e sopraffatto dall'eccitazione che quel palco gli aveva regalato, si era totalmente lasciato andare, si era velocemente spogliato solo per bruciare il desiderio di consumare tutta quell'adrenalina che ancora aveva in corpo.
Non fu come tutte le altre volte però, c'era qualcosa di strano nell'aria o semplicemente dentro di lui.
«Che c'è Ermal?» domandò lei ancora sotto di lui, stravolta dalla passione.
Non rispose, si staccò velocemente per poi rivestirsi. Il viso cupo di Fabrizio gli inebriò il cervello e, dopo essersi vestito, lo cercò in ogni angolo di quell'immenso posto.
Quando incontrò il suo accompagnatore fece un sospiro di sollievo, convinto di averlo finalmente trovato.
«Dov'è Fab?» domandò, un sorriso amaro sul volto, consapevole di averlo in parte tradito nonostante tra loro non c'era mai stata una vera e propria relazione.
«È andato via correndo.» rispose l'uomo pronunciando stranito l'ultima parola della sua frase.
Il volto di Ermal si incupì, assumendo un'espressione stupita tanto quella dell'uomo di fronte a lui.
«Non ti ha detto niente?» chiese, la voce flebile.
«Mi ha detto che voleva stare da solo.» mormorò «O meglio non mi seguite, almeno questa volta lasciatemi per i cazzi miei.» aveva scimmiottato la voce di Fabrizio per poi scrollare le spalle.
Il riccio si allontanò, per tornare in camerino e recuperare le chiavi di casa.
«Dove vai Ermal?» chiese lei, ancora seduta sulla poltrona nera di quella stanza.
«Devo sbrigare delle cose.» rispose senza ascoltare le parole successive che aveva pronunciato.
Si portò le mani sul volto, sperando vivamente che Fabrizio non fosse scappato a causa sua ma qualcosa continuava a dirgli che non c'era nessun altro motivo.

Scusate il ritardo, ecco un nuovo capitolo! Ci ho messo tanto perché avevo questa idea da un po' ma non riuscivo a collegarmi, spero che la storia vi stia piacendo e credo di aggiornare presto dato che ora ho abbastanza tempo per farlo! Lasciate un pensiero se volete, grazie😘

In fondo siamo umani. ||MetaMoro.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora