24.

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«Eugent!» urlò Ermal per farsi sentire dal suo nuovo amico accorgendosi che forse aveva un po' esagerato con l'alcool. La testa iniziava a pulsargli e gli occhi gli erano improvvisamente diventati lucidi.
«Ermal, dimmi.» per fortuna almeno con lui poteva parlare italiano.
«Hai visto Fabrizio?» chiese.
L'albanese indicò una parte del giardino in cui Ermal non era stato e, non prima di averlo ringraziato, si diresse a passo svelto in quella zona. La musica alta continuava a dargli fastidio e l'unica cosa che voleva era sdraiarsi sul letto accoccolato al suo uomo.
«Fabrí.» urlò per farsi sentire non appena lo vide. Era seduto su un grande vaso, il braccio attorno all'albero che c'era all'interno mentre reggeva un bicchiere di vino. Attorno a lui una mandria di persone che parlavano ad alta voce in una lingua che nemmeno Ermal conosceva.
«Cespugliè!» urlò a sua volta vedendolo arrivare. Saltò dal vaso e gli andò incontro abbracciandolo subito dopo.
«Non ce capivo nulla piccolè di quello che me dicevano, stavo diventando pazzo.» rise lasciandogli un bacio sui capelli e posando il bicchiere su un tavolo lì vicino.
«Andiamo via Brì?» disse mettendo un braccio sulle sue spalle «Ho voglia di te.» gli sussurrò all'orecchio prima che il romano sorrise illuminandosi improvvisamente. Uscirono dal locale dopo aver salutato alcuni amici ed iniziarono ad incamminarsi in silenzio.
«Corri Ermal.» disse prima di allacciare le loro mani e correre verso l'albergo.
Nelle strade si poteva udire solo il fiatone misto a delle risate.
Quando si ritrovarono in ascensore il moro si avventò velocemente al collo del riccio tenendogli i fianchi con le mani.
«Non puoi capì quanto ti voglio.» sussurrò leccandogli il lobo mentre il corpo di Ermal si riempiva di brividi.
«Voglio che quest'ultima notte sia speciale.» biascicò il riccio tra un bacio e l'altro aprendo poi la porta della sua stanza.
«Con te ogni giorno lo è.» disse, gli occhi troppo lucidi brillavano nella stanza illuminata solo dalla luna.
Riprese a baciarlo spingendolo contemporaneamente verso il letto che il riccio urtò con le gambe prima di caderci sopra. Il moro posizionato sopra di lui, non aveva nessuna intenzione di staccarsi dalle sue labbra dalle quali uscivano gemiti che lo stavano facendo impazzire completamente.
Le mani di Ermal vagarono sul corpo di Fabrizio sfilandogli velocemente la giacca facendola scendere per le spalle per poi togliergli la maglietta e buttarla a terra.
Il romano cercava di sbottonare la camicia dell'altro, stancandosi dopo aver aperto il secondo bottone e stracciandola con forza facendoli volare per terra uno per uno. Rise, prima di slacciare i suoi pantaloni e successivamente quelli dell'altro portando con sé anche i boxer.
«Non me voglio perdere neanche un centimetro del tuo corpo.» sussurrò portando le mani a toccarlo lascivamente per ogni perimetro di pelle, seguendo poi ogni traccia con la lingua.
«Voglio che domani il tuo corpo sia pieno di segni d'amore che coprano tutte ste cicatrici, così quando sarai a casa tua e ti troverai in doccia a massaggiarti i lividi doloranti ti ricorderai di questa notte fantastica e di tutti i gemiti che le mie labbra ti hanno provocato.» disse piano al suo orecchio, baciando successivamente il suo collo, il petto, l'addome.
L'albanese era rapito dalle sue parole, dai suoi gesti, si era lasciato andare a tutto quell'amore, nessun pensiero a inebriare il suo cervello, nessuna preoccupazione se non quella di volere sempre di più da quell'uomo fantastico.
Prese entrambe le sue mani alzandogli le braccia e portandogliele sopra alla testa tenendolo per i polsi, senza forza.
Si soffermò prima sul petto all'altezza del cuore, succhiando piano portando la pelle dentro la sua bocca mordendo leggermente per poi leccarla e succhiarla nuovamente.
Lasciò una serie di segni fino ad arrivare ad un fianco, provocando un urlo più forte del riccio. La concentrazione del moro si spostò sull'erezione del riccio, prendendola con le dita, iniziando a pompare lentamente.
Si chinò leggermente, baciando le sue labbra fermando i suoi impetuosi gemiti con un bacio famelico.
Il ritmo della mano del romano iniziò a muoversi più velocemente, fino a rallentare nuovamente ed allontanarsi da lui.
Dopo aver estratto dal comodino il lubrificante, tornò sul letto rimanendo a fissarlo per qualche minuto prima di cospargere la sua mano con il liquido.
Stuzzicò la sua apertura con un dito, spingendolo dentro di lui e muovendolo a ritmo, ne aggiunse presto un altro sotto richiesta del riccio e poi li estrasse entrambi.
Dopo aver lubrificato il membro si portò le sue gambe sopra le spalle, baciando le ginocchia fino a salire per le cosce.
«Fai piano.» sussurrò quando sentii la punta del membro del compagno a contatto con la sua apertura.
«Certo piccolo.» disse piano chinandosi verso di lui, baciò le sue labbra lentamente entrando in lui nello stesso momento.
Le spinte lente e coordinate facevano impazzire Ermal che da canto suo desiderava sempre di più.
«Più forte Fabri, più forte.» sibilò nonostante il dolore, l'eccitazione era di gran lunga superiore.
Il bacino di Fabrizio prese a muoversi più velocemente, penetrando il più giovane con più foga sentendolo gemere ad ogni colpo alla prostata. Furono i gemiti di Ermal a portarlo all'apice, riversandosi dentro di lui.
«Aah.» urlò il riccio prima di sporcare il suo stomaco «Non.. Non uscire.» gli sussurrò volendo sentire ancora la presenza del moro dentro di lui.
Rimasero così per svariati secondi, fino a quando il moro non lo baciò con dolcezza per poi uscire da lui e alzarsi dal letto.
«Vado a fare una doccia piccolè.» disse dirigendosi velocemente al bagno.
Il più piccolo rimase qualche secondo sul letto, lo sguardo rivolto verso il soffitto, un sorriso da far invidia sul volto e il respiro ancora affatticato dall'orgasmo appena raggiunto.
Si alzò lentamente, mettendosi in piedi e rimanendo fermo per riprendersi leggermente, poi raggiunse l'altro nel bagno.
Aprii il box doccia e entrò senza nessun preavviso.
Il romano sorrise vedendolo così davanti a lui, i ricci scomposti erano impregnati dal sudore, il viso rosso, le labbra gonfie, il corpo ricoperto dai suoi segni e il membro ancora eretto.
Gli sorrise a sua volta prendendo il suo viso tra le mani e baciandolo lentamente, facendo involontariamente scontrare il membro contro il suo.
«Non ti stanchi mai ricciolè.» sussurrò il più grande sulle sue labbra portando le mani a percorrere la sua schiena mentre l'acqua scendeva sui loro corpi eccitati.
«Di te no, non mi stanco mai.» sorrise prendendo le mani del romano tra le sue e portandogliele sulle sue natiche.
Non ci pensò due volte a stringerle tra i suoi palmi, sollevandolo per fargli allacciare le gambe attorno alla sua vita.
Con una mano Ermal, prese l'erezione dell'altro portandola verso la sua apertura e con una decisa spinta fu di nuovo dentro di lui. Con ancora le mani sui suoi glutei Fabrizio spinse Ermal contro il muro per riuscire ad entrare ancora di più verso di lui.
«Ancora Bizio.» urlò il riccio in preda al suo ennesimo orgasmo. Soffocò le urla e gli impetuosi gemiti posando la bocca sulla spalla del moro che continuava a spingersi dentro di lui e ad emanare gemiti rochi.
Il riccio venne nuovamente tra il suo stomaco e quello del suo compagno che si riversò dentro di lui.
«Dio, è così difficile starti lontano.» sussurrò il riccio mettendo i piedi per terra e osservandolo intensamente «Ti vorrei dentro di me, tutto il giorno.» disse prima che il romano lo stringesse in un abbraccio forte e sincero.

«Forse è il caso che dormiamo qualche ora.» si limitò a dire Fabrizio dopo aver indossato un paio di boxer puliti ed essersi sdraiato accanto ad Ermal sul letto.
«Direi di sì.» rispose, lasciandogli un bacio a stampo prima di dargli le spalle in attesa che il moro lo abbracciasse da dietro, gli piaceva particolarmente dormire così.
Le braccia di Fabrizio circondarono la sua vita, posizionando la testa accanto alla sua, lasciandogli dei baci alle spalle.
«Bizio.» sussurrò.
«Dimme.»
«Non so se è l'alcool a parlare per me, o forse l'effetto dell'alcool mi è passato da un po' e voglio solo usarlo come scusa.» confessò prima di girare la testa e di conseguenza anche tutto il corpo, per poterlo guardare negli occhi «Ma io non voglio aspettare neanche un giorno di più per dirti che ti amo.» disse piano.
Gli occhi del moro si illuminarono a quelle parole ed il cuore iniziò a battere più forte del necessario.
«Non so per quanto ti amerò, se il mio amore durerà un giorno, un'ora o tutta la vita, ma oggi ti amo e mi sembrava un vero peccato non dirtelo.» sorrise leggermente mentre il romano lo ascoltava rapito «Le cose che ho provato con te in questi giorni, non le ho mai provate in trentasette anni, quindi se non è amore questo, io non ci ho capito niente.» biascicò prima di slanciarsi verso le sue labbra, baciandolo intensamente, dolcemente e con tutto l'amore che poteva avere dentro.

In fondo siamo umani. ||MetaMoro.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora