25.

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Si accese una sigaretta mentre camminava innervosito con il telefono all'orecchio.
Dopo quattro squilli, finalmente sentii la sua voce.
«Pronto?» era sorpreso di sentirlo, si erano chiamati solo qualche ora prima.
«Dove sei Fabrì?» chiese subito.
«A Roma. Dove voi che stia?»
Sbuffò cercando di mantenere la calma, fallendo miseramente.
«Ma cosa vuol dire dove voi che stia, Fabrì? Devo scoprirlo dagli altri che stasera non sarai alla partita del cuore?» domandò, il tono di voce sempre più alto.
«Me so dimenticato de dirtelo Ermalì, scusami.» aveva risposto in tutta tranquillità.
«Sono più di due settimane che aspetto di vederti e tu non mi avvisi nemmeno che non ci sarai? Scusa un cazzo, vattene a fanculo Fabrì.» sbraitò innervosito, mentre aspirava una boccata di fumo assotigliando leggermente gli occhi in attesa di una sua giustificazione a quel comportamento.
«Oh Ermal te vojo ricordà che pure io non te vedo da du settimane eh! Che te credi che non c'ho voglia di vedette? Devo provà per l'olimpico non c'ho il tempo de stare a correre per una partita de beneficienza, se vojo fà beneficienza la faccio o' stesso.» rispose a tono provocando ancora più nervosismo al riccio.
«Senti Fabrì, non ti rispondo perché mi stai solo facendo incazzare.» aveva abbassato il tono di voce prima di chiudergli il telefono in faccia senza aspettare che rispondesse.
«Brutto coglione.» borbottò tra sé calciando la sedia posta in quella camera d'albergo accusando dolore subito dopo.


«Ti giuro che quando fai così vorrei solo prenderti a schiaffi.» disse camminando al suo fianco verso gli spogliatoi, ancora scosso e stupito dalla sua presenza.
«Davvero?» rise il moro «Ed io pensavo che mi sarei meritato almeno un bacio.» si finse dispiaciuto senza riuscire a trattenere un sorriso felice subito dopo.
«Sei un coglione, mi sono anche fatto male al piede colpa tua.» camminò più velocemente, quel corridoio sembrava non finisse mai.
«Perché mai?»
«Dopo la telefonata ho dato un calcio alla sedia.» rise leggermente, prima di aprire la porta degli spogliatoi.
«È per questo motivo che hai giocato da schifo?» chiese trattenendo l'ennesima risata ricevendo un calcio al polpaccio senza però risponderlo, forse ancora troppo emozionato.
«Hey fai poco il figo che ancora non ti ho perdonato il fatto di avermi insultato e chiuso il telefono in faccia.» lo guardò mentre si avvicinava a lui, un sorriso sul quel viso candido impregnato di sudore che lo rendeva ancora più bello di quanto non lo fosse già.
Il corpo di Ermal si spinse leggermente verso il suo, portando le mani dietro al suo collo per spingere il viso del romano verso il suo e lasciargli una serie di baci a stampo.
Sorrise sulle sue labbra prima di infiltrarsi con la lingua nella sua bocca, gemendo rumorosamente sopra di essa ad ogni morso al labbro inferiore.
«Devo andare piccolè, altrimenti se accorgono che manco da tanto tempo.» si staccò leggermente, baciandolo a stampo.
«Ci vediamo dopo?» domandò il riccio, tenendo ancora le mani dietro la sua testa, non volendo lasciarlo andare così presto.
«Si, Libero torna a Roma ed io rimango con te, domani abbiamo i wind music awards.» gli sorrise, aveva organizzato tutto alla perfezione ed Ermal si maledì mentalmente per aver dubitato del suo interesse nei suoi confronti.
Fabrizio era sempre stato uno che con le parole non ci sapeva fare, preferiva di gran lunga dimostrare.
Ermal ne aveva avuto la certezza dai suoi comportamenti, dai suoi occhi mentre lo guardavano e dalle sue labbra quando si appoggiarono vogliose contro le sue.
Si staccarono controvoglia, ancora occhi contro occhi.
«A dopo amore.» sussurrò Ermal sporgendosi nuovamente per baciarlo a fior si labbra.
«A dopo Messi.» sorrise dandogli una pacca sul sedere prima di uscire definitivamente dagli spogliatoi.
«Ah dimenticavo.» si affacciò alla porta «Muoviti a farti la doccia che se qualcuno ti vede nudo, entro qui e gli spacco il culo.» gli fece l'occhiolino prima che il riccio scoppiasse a ridere scuotendo la testa senza rispondere.


A passo svelto uscii fuori dallo stadio, il borsone sulla spalla era fin troppo pesante per il suo peso, tanto da farlo camminare tutto storto. Si fermò sul marciapiede e fece scivolare la borsa in terra prendendo il telefono per chiamare Fabrizio.
Dopo aver chiuso la chiamata, un furgoncino nero si accostò davanti a lui, lo sportello si aprì rivelando un Fabrizio sorridente.
«Mi aiuti?» chiese indicando il borsone prima che il moro scendesse dalla macchina per caricarlo nel cofano.
«Grazie.» sorrise mentre Fabrizio si sedeva al suo fianco, dando le indicazioni all'autista per il loro albergo.
Gli passò una mano sulla gamba, stringendo leggermente la sua coscia. La mano di Ermal si posizionò sopra la sua stringendola appena per poi staccarla subito dopo per evitare che l'autista potesse vederli.
Fabrizio si caricò il borsone di Ermal sulle spalle dirigendosi nella hall, la camera era già stata prenotata.
«Oddio che stanchezza.» Ermal si lanciò letteralmente sul letto, distendendosi completamente.
«Riposati piccolè, domani dobbiamo fa un altro viaggio.» disse dirigendosi al bagno.
Si posizionò davanti al lavandino per lavarsi i denti quando dallo specchio vide Ermal arrivare.
Circondò la sua vita con le braccia, sovrastandolo da dietro mentre baciava lentamente il suo collo e le sue mani si spostavano sull'addome, poi a stringere il petto.
Il moro si sciacquò velocemente la bocca voltandosi verso il riccio ancora attaccato alla sua schiena.
«Ti è piaciuta sta sorpresa?» chiese baciandolo a stampo ripetutamente.
Annuì semplicemente, continuando a baciare piano le sue labbra.

«Dimmi che qualsiasi cosa accada, noi troveremo sempre il modo di vederci.» sussurrò con il viso appoggiato al suo petto.
«Certo ricciolè, non vedo l'ora de vedette all'Olimpico.» gli scompigliò i capelli «Poi troveremo il modo di incontrarci durante l'estate.» disse baciandogli i ricci.
«Ho paura, davvero Fabrì. Temo che tutto questo che abbiamo costruito non possa continuare.» sussurrò passando il palmo sul suo petto, fino all'addome.
«Perché stai pensando ste cose Ermal?» domandò.
«Ho una strana sensazione.» ammise.
«Non devi avè paura Ermal, almeno fin quando tu mi vorrai al fianco tuo io ce sarò. Sarò sempre con te, andrò via solo se sarai tu a non volermi più nella vita tua.» sussurrò leggermente intristito da quell'argomento.
In risposta baciò le sue labbra, senza però dire altro.
Il moro si addormentò dopo poco, mentre lui ancora sul suo petto, pensava fino a quando non gli faceva male la testa.
Il suo cervello non gli garantiva niente di buono, mentre accarezzava il braccio del suo compagno ed una strana sensazione non cessava di abbandonarlo per tutta la notte tenendolo sveglio e preoccupato.


Ecco un nuovo capitolo, spero vi stia piacendo. Sicuramente avrete notato che questi capitoli sono un po' di passaggio ma voglio che si capiscano bene i sentimenti, le paure e i piccoli gesti che serviranno sicuramente per la fine di questa storia. Un bacio e al prossimo😘

In fondo siamo umani. ||MetaMoro.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora