12.

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La mattina non è mai la parte della giornata preferita delle persone, in genere. Lasciare il letto è l'atto più difficile che un essere umano debba compiere ogni giorno.
Ermal si era svegliato presto quella mattina, come sempre d'altronde. A lui non pesava alzarsi presto, amava sentire gli uccellini cinguettare e vedere il cielo nascere. Nonostante dormisse ben poco la notte, non era di sua abitudine stare nel letto fino a tardi.
Rimase svariati secondi sul letto, la testa ancora sul cuscino e lo sguardo fisso sul soffitto.
Non si sentiva stabile emotivamente, aveva una sensazione indecifrabile che gli lasciava uno strano peso sul petto e milioni di pensieri per la testa.
Per fortuna avrebbe iniziato gli instore e la sua mente poteva stare occupata a firmare cd e a concedere abbracci. Aveva fatto una doccia veloce prima di andare a fare colazione, aveva preso il telefono e solo allora aveva letto il messaggio della notte prima.

Mi manchi anche tu ricciolì.
[04:20]

Il solo pensiero che potesse essere sveglio nel cuore della notte e pensare a lui lo mandava fuori di testa. Il cuore aveva perso un battito e all'improvviso la fame gli era completamente passata. Non riusciva a capacitarsi del potere che quell'uomo stava acquisendo involontariamente su di lui, ma aveva paura. Non voleva scombussolare la sua vita, aveva una compagna fantastica e una vita da sogno ora. Ci aveva messo tanto per raggiungere questi obiettivi e non poteva permettersi di sbagliare proprio in questo momento.
Sbagliare.
Aveva sbagliato tante volte nella sua vita ma Fabrizio non era sicuramente nella lista dei suoi sbagli. Avrebbe potuto imporsi che fosse stato un errore ma no, non lo sarebbe mai stato.
Quello non era un errore, un errore non ti fa stare così bene.

Erano passati cinque giorni, Ermal era impegnatissimo con gli instore e Fabrizio idem. Non aveva risposto al suo messaggio con la consapevolezza che se l'avesse fatto sarebbe stato peggio. Anche se ogni giorno i suoi occhi li ritrovava nei sogni. Si alzava di scatto, convinto di averlo lì al suo fianco per poi riaddormentarsi in una camera d'albergo qualsiasi. Lo pensava persino quando la sua mente era sovrastata dalle richieste dei fan, quando qualcuno all'orecchio gli diceva «Puoi firmare questa foto? Devo portarla anche a Fabrizio.» e lui sorrideva. Sorrideva perché vedeva la sua faccia affianco a quella del moro e poi lo riempiva di pasticci perché immaginava la sua faccia quando le avrebbe viste.
Quella notte non ci sperava più in una sua chiamata, era ormai notte inoltrata e i suoi occhi stavano ormai cedendo. L'unico motivo per cui non riusciva a dormire erano i pensieri. Sempre una vastità di pensieri incontrollabili a sovrastare una mente che aveva solo bisogno di un po' di riposo. Il telefono aveva iniziato a vibrare sul comodino e lui svogliatamente l'aveva preso prima di rispondere.
«Pronto?» sentii dall'altra parte, era lui.
Anche senza aver controllato il nome sullo schermo, la sua voce poteva riconoscerla fra milioni.
«Fabri.» aveva sorriso sinceramente.
«Ciao piccolì.» anche l'altro aveva sorriso, lo percepiva «Come procede la tua vita senza la mia presenza?» aveva riso.
Come stava? Nemmeno lui sapeva dare una risposta sincera a quella domanda.
Come stava senza di lui? Uno straccio.
Il suo tono ironico l'aveva spiazzato, tanto da fargli male. Nonostante il suo amico stesse scherzando, lui non riusciva davvero a star bene senza la sua presenza. Era difficile ammetterlo a lui stesso, figuriamoci ammetterlo agli altri.
«Stanco, ma sta andando dai. E tu?» chiese mettendo il vivavoce per sentire la sua voce in modo più chiaro, gli era mancato particolarmente il suono della sua voce roca.
«Anche io.» disse ed entrambi rimasero in silenzio.
Ermal chiuse gli occhi sentendo il respiro del moro dal telefono mentre immaginava di averlo al suo fianco.
«Puoi farti sentire anche tu ogni tanto.» la sua voce l'aveva risvegliato.
«Non voglio disturbarti.» mentii, sapeva di non disturbarlo mai.
«Ma che disturbi te Ermal.» sospirò ma lui non rispose. Rimase in completo silenzio, di nuovo.
Ma non era un silenzio fastidioso, era piacevole. Gli sarebbe piaciuto rimanere così per tutta la notte solo per sentire il rumore del suo battito nel silenzio totale.
«Ermal..» aveva sussurrato interrompendo quel momento.
«Mh.»
«Quando ci vediamo?» chiese.
Gli avrebbe voluto dire che se fosse stato per lui potevano vedersi anche in quel momento, nel cuore della notte. Avrebbe noleggiato una macchina e l'avrebbe raggiunto ovunque lui fosse, anche solo per abbracciarlo qualche secondo e sentirsi dire che lui non lo abbandonerà mai, ma decise di rimanere con i piedi per terra.
«A Lisbona.» sussurrò «Per la cartolina.» precisò.
«Ah. Pensavo riuscissimo a vederci prima, mi manca chiacchierare con te.» disse ed Ermal sorrise.
Anche a lui mancava tanto.
Gli mancava il suo compare, il suo amico. Gli mancava prenderlo in giro, fargli i dispetti, stuzzicarlo, accarezzarlo.
«Anche a me Fabrì, anche a me manchi tanto.» aveva sussurrato. La notte spesso ti porta talmente tanti pensieri che ad un tratto pensi di diventar pazzo. Di notte le parole escono più facilmente e le emozioni sono amplificate.
Lo sapeva bene Ermal, che di notte il cervello è carico di parole da non poter pronunciare in pieno giorno.
«Se penso che ci vedremo tra più di un mese, mi viene da piangere.» aveva sussurrato, la voce spezzata al pronunciare quelle parole così sincere da arrivare dritte al cuore.
«Non devi piangere te, ricciolì.» aveva risposto il romano, il tono di voce era più dolce del solito.
«Era un modo di dire.» cercò di sorridere.
Lui stesso sapeva che non era per niente un modo di dire, sapeva bene che se si farebbe fermato per qualche secondo a pensare che mancava così tanto per sentire il calore della sua pelle, le lacrime sarebbero scese senza sosta.
«Sai Fabri.» aveva iniziato a parlare «Passare una settimana con te mi ha cambiato, mi hai fatto talmente tanto bene al cuore che non averti più vicino mi distrugge. Ma non voglio farti una dichiarazione d'amore o cose del genere, quello che è successo a Sanremo.» si fermò per un secondo e ingoiò la saliva rumorosamente «È rimasto a Sanremo ma tu mi manchi proprio. Mi manchi nel senso più buono del termine, mi manca la tua presenza, il tuo esserci sempre. E se non ti ho mai chiamato è perché sentire la tua voce mi fa pesare ancora di più la tua mancanza, quindi penso che sia meglio non sentirti ma poi ti sento e sto bene, talmente bene da volerti qui al mio fianco. Scusami se ti sto dicendo queste cazz..» le parole uscivano da sole, come se fosse una macchinetta.
«Sssh.» aveva sussurrato il moro, una mano sul petto per evitare che il cuore gli uscisse all'improvviso «Non sono cazzate, sai che puoi dirmi tutto, io non ti giudico Ermal. Domani mattina vengo nel tuo albergo, mandami l'indirizzo tramite messaggio e riposati, buonanotte piccolè.» aveva detto tutto d'un fiato senza nemmeno pensarci troppo, poi aveva chiuso la chiamata, lasciando Ermal sul letto con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto.
Era completamente pazzo quell'uomo, ed era incredibile il bene che gli trasmetteva, il bene che gli voleva, andava pazzo per lui, pazzo della sua persona.

Ecco un nuovo capitolo, scusate il ritardo e spero vi piaccia! Pare che non riescano a stare separati, cosa succederà appena si rivedranno?
Ci vediamo al prossimo capitolo, un bacio😘

In fondo siamo umani. ||MetaMoro.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora