7.

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«Torniamo in albergo?» aveva chiesto Ermal staccandosi dalle labbra morbide di Fab. Lui aveva annuito e uno accanto all'altro avevano camminato fino all'hotel. Le gambe si muovevano a fatica ed ogni tanto sbandavano da una parte all'altra della strada. Lo sguardo di Fabrizio era perso tra le strade di Sanremo, la testa continuava a girargli senza sosta e il freddo iniziava a farsi sentire fin dentro la pelle. Il tragitto verso l'albergo era stato silenzioso, fin troppo.
Ermal aveva schiacciato il pulsante dell'ascensore e successivamente entrambi vi si erano precipitati all'interno.
«Buonanotte Fabrì.» Ermal gli aveva lasciato una carezza sulla spalla che Fabrizio aveva sentito lievemente per via della giacca che aveva addosso.
«Buonanotte.» aveva risposto entrando nella sua stanza. Si era lasciato andare sul letto, incredulo di quello che era successo quella sera, eppure aver fatto andare via Ermal senza nemmeno una parola gli lasciava un vuoto nel petto. Era una sensazione poco piacevole, quasi un dolore interno che niente avrebbe potuto fermarlo.
Si era diretto verso il bagno per fare una doccia e mentre l'acqua scendeva su tutto il corpo le sue dita si erano fermate ad accarezzare le labbra, chiudendo gli occhi poteva ancora sentire il sapore di Ermal. Non si capacitava del fatto che proprio lui poteva percepire cose del genere.
Era uscito dalla doccia e, dopo essersi asciugato, aveva indossato un paio di pantaloni di una tuta. Non amava tanto indossare i pigiami, preferiva dormire con vestiti che non utilizzava più. Aveva asciugato alla svelta i capelli e si era disteso sul letto.

«Ermal sei sveglio?»

Aveva scritto il messaggio su whatsapp al suo amico che aveva visualizzato in una frazione di secondo.

«Si, ho appena finito di asciugare i capelli.»

«E ora, cosa stai facendo?»

«Strimpellavo qualcosa con la chitarra.»

Lui aveva sorriso immaginandolo sul letto con solo la chitarra tra le braccia. Poi aveva controllato l'orario: le 5:40. Non era di certo normale suonare qualcosa a quell'ora, ma se era Ermal a farlo allora la situazione cambiava, completamente.

«Potresti venire a strimpellare qui?»

Aveva aspettato qualche secondo, poi qualche minuto.

«Apri.»

Si era alzato velocemente dal letto e aveva aperto di scatto la porta trovandosi davanti Ermal. Aveva la chitarra tra le mani, una maglietta bianca e un pantalone blu scuro come pigiama, un paio di pantofole nere e un viso stanco contornato da due occhiaie ben evidenti. I capelli erano completamente scompigliati e i ricci gli ricadevano sulla fronte e sugli occhi in modo disordinato. Si era fatto spazio nella stanza di Fab e senza dire una parola si era sdraiato sul suo letto, aveva appoggiato la schiena al muro e aveva messo la chitarra sopra di lui, pronto per suonare e cantare qualsiasi cosa.
«Cosa vuoi sentire?» gli aveva chiesto mentre lui si sdraiava accanto a lui, dall'altra parte del letto. Ermal l'aveva osservato, prestando più attenzione ai tatuaggi che aveva sul petto, poi per non dare troppo nell'occhio, aveva distolto lo sguardo.
«Canta quello che ti viene.» gli aveva consigliato Fabrizio incrociando le gambe.

«Guarda l'alba che c'è puntuale al secondo
amami come se fosse l'ultimo giorno
sposteremo il mondo io mi fido di te
insieme rotolando solo se ti fidi di me
oh oh
solo se ti fidi di me
oh oh
solo se ti fidi di me
oh oh
solo se ti fidi di me
oh oh
Se ci perdiamo amore
saprò che cosa fare
perchè so quasi sempre
da quale parte è il mare
e non aver paura
di non tornare a casa
perchè la nostra casa è dove siamo insieme
Guarda l'alba che c'è
Ci esplode tutta intorno
Amami come se fossimo già al tramonto.»

Ermal aveva sospirato, cantarla solo a chitarra dava alla canzone un'atmosfera diversa, quasi intima. Dopo aver finito di cantare non aveva avuto il coraggio di guardare Fabrizio, aveva continuato a muovere le dita sulle corde della chitarra spinte da un leggero tremolio dovuto dalla tensione. Poi lentamente aveva tolto la chitarra dalle sue gambe e l'aveva appoggiata in terra sbilanciandosi leggermente per non farla cadere di colpo. Fabrizio continuava a seguire silenzioso ogni suo movimento, una mano distesa sul suo fianco e l'altra appoggiata sul petto nudo che toglieva ad Ermal la completa visione del suo corpo.
Si era messo su un fianco, fin troppo vicino a Fabrizio, e continuava a guardarlo attentamente, il petto gli si alzava e abbassava a causa del respiro e persino quell'azione abituale gli mandava la testa in tilt. Poi piano, aveva allungato la mano fredda verso il petto del suo compagno, aveva accarezzato il tatuaggio ''Via delle girandole'' tracciandone la direzione per poi scendere sui pettorali.
Fabrizio non parlava, lasciava fare ad Ermal quello che si sentiva. Non aveva speso una parola per la sua canzone e non aveva intenzione di farlo. Era imbarazzato e scosso, non sapeva quali parole sarebbero state giuste per iniziare una conversazione che non li portasse a situazioni scomode. Ma il cervello non era connesso alla bocca in quel momento.
«Ermal.» aveva sussurrato. Le dita del suo amico si bloccarono su un fianco e rimasero lì, immobili.
«Dimmi Fabrì.» le sue dita avevano ripreso a muoversi lungo il fianco, lasciandogli dei grattini piacevoli e rilassanti.
«Mi dai un bacio?» probabilmente quelle parole erano uscite dalla sua bocca senza pensarci, senza riflettere nemmeno un secondo alla richiesta assurda che gli aveva fatto.
Che poi tanto assurda non era per la loro situazione, si erano baciati senza sosta in un vicolo sconosciuto e farlo in un letto non avrebbe cambiato assolutamente niente.
Ermal aveva alzato la testa e l'aveva guardato negli occhi. Gli occhi di Fabrizio erano così semplici che Ermal non si capacitava del fatto che in essi ci vedeva le immagini più belle che il paradiso ti potesse rappresentare. La luce che emanavano gli occhi di Fabrizio era rara, quasi impossibile da trovare in qualsiasi altra persona presente sulla faccia della terra. Le dita posizionate sul suo fianco si spostarono sulla barba, appoggiando il gomito sul suo petto si era avvicinato lentamente e l'aveva baciato all'angolo della bocca mentre con il pollice accarezzava la guancia.
Poi aveva guardato le sue labbra e di nuovo i suoi occhi fin quando Fabrizio non aveva sollevato la testa per far scontrare le sue labbra con quelle del riccio. Gli aveva morso il labbro inferiore facendo scappare dalla bocca di Ermal un gemito. Aveva ripreso a baciarlo mettendo le mani nei suoi ricci accarezzandogli la testa con delicatezza.
Ermal si era lasciato andare, la mano destra teneva saldo il collo di Fabrizio e il suo petto era a completo contatto con quello dell'uomo sotto di lui. Il moro si era bloccato passando la mano sulla fronte di Ermal, liberando il viso da quei riccioli ribelli.
«Non sai che ti farei, Ermal.» aveva sospirato baciando le sue labbra «Se solo potessi.» aveva aggiunto mettendo nuovamente una mano sui suoi capelli. Aveva spostato la testa di Ermal tenendo salde le mani tra i suoi riccioli, le sue labbra si erano spostate sul collo dell'altro, l'aveva baciato ripetutamente, aveva succhiato la sua pelle lasciando dopo svariati secondi un segno rosso e violaceo. Lui, in tutta risposta, gli aveva baciato il petto appoggiandoci poi la testa, aveva circondato con un braccio la vita di Fabrizio e aveva chiuso gli occhi beandosi del battito del suo cuore stampato sull'orecchio.


Ecco un nuovo capitolo, fatemi sapere che ne pensate! Spero vi piaccia, per eventuali consigli accetto qualsiasi vostro pensiero, un bacione😘

In fondo siamo umani. ||MetaMoro.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora