3.

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In completo silenzio si erano diretti in ascensore, entrambi con gli occhiali da sole e lo sguardo rivolto verso il basso, avevano fatto un balzo non appena si era fermato ed erano usciti dall'hotel per entrare direttamente nella macchina che li avrebbe accompagnati. Nonostante ci fossero i sedili posteriori a loro completa disposizione, rimanevano uno attaccato all'altro, come se non volessero mai lasciarsi andare. Il braccio di Fabrizio era posizionato dietro la testa di Ermal che, con i suoi riccioli, solleticava il polso del romano e le dita della sua mano sfioravano la spalla coperta dal giubbotto in pelle di Ermal. Le loro gambe erano a contatto l'una con l'altra fino a quando non furono costretti a scendere e uno accanto all'altro si erano diretti in sala stampa e si erano accomodati in attesa dell'inizio di quella tortura.
I giornalisti facevano il loro lavoro e questo ad Ermal e Fabrizio era chiaro ma erano del parere che se non si è sicuri al cento per cento di una cosa, è inutile infangare il prossimo. Avevano esposto parte delle loro opinioni con tutta la calma che si può avere in situazioni di questo genere, ma la conferenza era terminata senza nessuna decisione ufficiale. La loro canzone era stata sospesa momentaneamente dalla gara, non avrebbero cantato su quel palco quella sera, non avrebbero potuto far emozionare l'intero pubblico. Il viaggio di ritorno verso il ristorante era silenzioso, quasi fastidioso. L'auto li aveva portati direttamente lì, per pranzare insieme a tutti gli altri cantanti in gara. Non appena varcarono la porta tutti gli sguardi erano puntati su di loro, Fabrizio era già visibilmente infastidito da tutto ciò. Si erano accomodati dalla loro parte del tavolo ma nessuno dei due indugiava a pronunciare una parola o tantomeno a mangiare qualcosa. Fra il rumore delle forchette sui piatti e le chiacchiere continue attorno a lui, Fabrizio aveva rumorosamente spostato la sedia in cui era seduto ed era uscito dal ristorante, gran parte dei presenti l'avevano seguito con lo sguardo mentre Ermal era rimasto immobile al suo posto.
Tutti però, appena Fabrizio non fu più nei paraggi, puntarono la loro attenzione su di lui.
Se ne era accorto, ma aveva fatto finta di niente mentre cercava di mangiare qualcosa, poco dopo però non vedendo il suo amico tornare, prese la giacca e andò via. Il freddo di Sanremo era entrato direttamente nelle sue ossa mentre la sua testa si girava da una parte all'altra alla ricerca del suo compagno. Dopo qualche occhiata aveva constatato che non era assolutamente nei paraggi.
Aveva camminato fino al lungo mare, dalle ringhiere guardava le onde del mare che sbattevano sugli scogli e si fermò qualche secondo ad osservare meglio la maestosità del mare.
Poi aveva proseguito fino a vedere una figura seduta su una panchina: Fabrizio.
Il suo sguardo era rivolto verso il mare, le gambe distese davanti a lui e le braccia conserte. Si era avvicinato e si era seduto dall'altra parte della panchina in silenzio.
«Come mai qui?» aveva chiesto Fabrizio guardandolo, c'era dello stupore nella sua voce.
«Passeggiavo.» il suo sguardo rimase concentrato sul mare «Tu piuttosto, potevi avvisarmi.»
«Volevo stare solo.» aveva fatto spallucce ed Ermal fece per andarsene.
Gli era passato davanti  e Fabrizio l'aveva seguito, senza fermarlo, semplicemente si era accostato e aveva camminato al suo fianco.
Erano tornati in albergo a passi lenti mentre si godevano l'aria pulita fin dentro ai polmoni e il leggero vento che gli scompigliava i capelli.
Per tutta la sera furono sballottati da una parte all'altra: interviste, dichiarazioni, prove e discussioni. Non avevano avuto un minuto di tregua, neppure un secondo per rimanere a pensare, niente di niente. Solo tanto lavoro e tanta stanchezza.

«Fabri..» aveva sussurrato Ermal in ascensore. Fabrizio si era voltato verso di lui notando il pallore sulla sua faccia «Oh Ermal che c'hai?» la sua mano si era precipitata dietro la testa del riccio.
«Non mi sento tanto bene.» confessò lasciando andare la testa in avanti.
«Cazzo, Ermal!» aveva borbottato Fabrizio preoccupato, gli tirò su la testa ed afferrò il braccio di Ermal per metterselo sopra le spalle, poi con un braccio aveva circondato la sua schiena facendolo completamente appoggiare a lui. Aveva camminato fino alla sua stanza e aveva fatto distendere Ermal sul suo letto matrimoniale.
«Stai fermo qui, ti porto dell'acqua.» disse prima di correre in bagno e inzuppare un asciugamano di acqua ghiacciata. Tornò in camera e lo distese sulla fronte di Ermal spostando delicatamente i ciuffi di capelli bagnati. L'aveva fatto alzare leggermente per sfilargli il giubbotto e poi si era disteso accanto a lui.
«Stai meglio?» aveva chiesto dopo minuti di silenzio.
«Mh, mh.» Ermal aveva mormorato con ancora gli occhi chiusi, la testa continuava a girargli e pensava di svenire da un momento all'altro.
«Probabilmente è un calo di zuccheri, dovrei avere delle caramelline al miele.» Fabrizio aveva iniziato a cercare nella tasca del suo giubbotto prima di estrarne fuori una e sbucciarla per poi avvicinarla alla bocca di Ermal.
«Apri la bocca.»
Il riccio aveva fatto come gli era stato detto e lui aveva fatto scivolare la caramella tra le sue labbra, aveva paura potesse succedergli qualcosa. Così l'aveva sorvegliato per circa mezz'ora, forse si era anche addormentato ma lui non se n'era reso conto.
All'improvviso un mugolio l'aveva fatto sobbalzare dal letto, Ermal si era svegliato ma probabilmente era ancora molto debole. Si era alzato di scatto e barcollando era andato dritto in bagno. Fabrizio l'aveva seguito, stava inchinato verso il water mentre continuava a rimettere.
«Ermal..» si era abbassato accanto a lui, aveva messo una mano sulla sua schiena e una sulla fronte facendo tornare indietro i ricci.
«Hei Ermal, devi calmarti.» la voce roca ma sensibile aveva fatto battere il cuore di Ermal regolarmente ed aveva appoggiato la testa sulla spalla di Fabrizio.
Oltre al fatto di dover tenere il controllo, doveva anche badare ad Ermal che aveva preso questa notizia per niente bene. Lui sarebbe rimasto da solo ad incazzarsi e a pensare a tutte le parole che gli erano state dette, avrebbe fumato un intero pacchetto di sigarette e avrebbe preso a pugni qualsiasi muro. In quel momento però, l'unica cosa che poteva fare era mantenere la calma, almeno lui, per il suo amico. Non doveva farlo agitare ulteriormente e doveva fingere di essere convinto che tutto sarebbe andato per il verso giusto. Doveva nascondere l'ansia della conferenza del giorno dopo, doveva nascondere la paura di non riuscire a farcela e doveva nascondere la rabbia che gli avrebbe permesso di urlare e sfogarsi, buttando fuori tutto quello che aveva dentro. Doveva semplicemente capire gli altri, capire lui, Ermal, dargli tutta la sua forza e farlo diventare indistruttibile.
Si era appoggiato con la schiena al muro e aveva spostato la testa di Ermal sulle sue gambe distese.
Poi aveva messo le mani nei suoi ricci accarezzandoli dolcemente e si era inchinato per lasciarci un bacio veloce.
«Devi solo stare più calmo Ermal, stai tranquillo.»aveva sospirato «Io sono qui Ermal, non me ne vado. Dobbiamo solo superare questa notte.» la sua mano accarezzò la guancia bianca e pallida del suo amico «Solo questa notte.» aveva ripetuto mentre Ermal si beava del suo tocco delicato.
«Se fossi stato da solo, probabilmente, non ce l'avrei fatta.» l'aveva guardato dal basso, dritto negli occhi «Sei un amore di persona Fabrizio, sei raro. Sei tutto ciò che di bello possa esistere.» aveva chiuso gli occhi e con un filo di voce aveva concluso «Non ho mai avuto un'amicizia del genere, sei uno su un milione.».


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