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Camminava a passi svelti sotto la pioggia prima di precipitarsi dentro la macchina che l'aspettava fuori da casa sua, era già in ritardo e lo sapeva bene. Ermal era come minimo già partito per Sanremo mentre lui, come al solito, si ostinava a fare tutto all'ultimo per poi ritrovarsi in completo ritardo.
Si sistemò sul sedile posteriore e socchiuse gli occhi, preparandosi psicologicamente al lunghissimo viaggio che lo aspettava. Nonostante tutte le ore di macchina, era talmente euforico che non riusciva a tener dentro l'adrenalina che gli scoppiava nelle vene.
Poco prima di arrivare prese il telefono e chiamò il compagno che avrebbe condiviso questo percorso con lui.
«Ermal sto arrivando a Sanremo, tu dove sei?» domandò subito.
«Mi sto sistemando in albergo Fabrì, raggiungimi qui.» aveva risposto il ragazzo.
«D'accordo arrivo.» chiuse la telefonata mentre guardava Sanremo dal finestrino.
Il posto era piccolo, ma lui da sempre ne era rimasto affascinato.
Vedeva quel paese come se fosse una meta difficile da raggiungere ma che lui, fortunatamente, aveva visitato parecchie volte.
Condividere tutte le sue emozioni con un'altra persona era una novità, soprattutto perché vedeva in Ermal una fonte di ispirazione. C'era tanta stima tra loro due e lavorare insieme era diventata da subito un'azione naturale.
Era strano per tutti vederli insieme sul palco, soprattutto per due caratteri come i loro.
Fabrizio era sempre stato un tipo abbastanza scontroso apparentemente, con la faccia da duro ma che dava tutto se stesso alle persone che lo seguivano.
Ermal invece sembrava timido ma in realtà non lo era affatto, anche se si nascondeva dietro quei bellissimi riccioli, si poteva intravedere dai suoi occhi la persona che era.
Erano simili in fondo, così simili che la gente stentava a credere che potessero andar d'accordo.

Non appena l'auto si fermò, scese e afferrando il suo trolley camminò verso l'entrata dell'albergo.
La sua camera era accanto a quella di Ermal, così prima di posare la sua roba nella stanza andò ad avvisarlo del suo arrivo.
«Oi Fabrì.» sorrise Ermal aprendo la porta.
«Ciao ciccio.» aveva risposto lui abbracciandolo velocemente con una pacca sulla spalla.
«Vado a sistemare la roba, a che ora abbiamo le prove?» chiese rimanendo sull'uscio della porta.
«Dai ti do una mano così facciamo più in fretta, tra venti minuti dobbiamo essere all'Ariston.» si era chiuso la porta alle sue spalle ed aveva aspettato che Fabrizio aprisse la sua. Aveva trascinato il trolley del suo amico e lo aveva posizionato al centro della camera. La camera d'albergo era abbastanza grande e lussuosa che Fabrizio rimase qualche secondo a guardarla, i colori erano sul nero e il rosso in uno stile molto moderno.
Lo affascinava la vista enorme che gli si presentava davanti con l'immensa finestra scorrevole che portava alla terrazza.
Mentre lui ammirava la bellezza delle strade di Sanremo, Ermal aveva aperto la sua valigia per sistemarli velocemente nell'armadio.
«Ti butterei l'ottanta percento della roba che ti sei portato!» l'aveva rimproverato e Fabrizio era scoppiato a ridere portandosi una mano tra i capelli.
«Mi piace vestire un po' a caso.» disse a sua discolpa continuando a ridere.
«Si vede, sembra che fai shopping al buio.» continuò a prenderlo in giro e lui si avvicinò per aiutarlo.
Dopo aver sistemato tutta la roba, uscirono dell'albergo per dirigersi all'Ariston.
«Buongiorno!» aveva esordito Ermal entrando, seguito da Fabrizio.
Era quasi sempre così, quando non conosceva abbastanza l'ambiente, un po' chiuso in se stesso. Non dava molta confidenza a chi non conosceva e quasi risultava antipatico. Anche Ermal prima di conoscerlo pensava fosse un antipatico e scontroso, solo dopo aver scambiato le prime parole con lui aveva capito il bene immenso che aveva da donare quell'uomo.
«Buongiorno ragazzi.» fu un mix di voci da parte dei tecnici che li salutarono calorosamente.
«Iniziate a prepararvi, appena finisce Red Canzian salite voi.» aveva spiegato l'uomo con un fascicolo di fogli in mano. Furono portati velocemente in camerino, muniti di auricolari e sballottati per tutti gli studi a sentire le basi, progettare le tonalità e scaldare le voci.
«Ho già l'ansia.» aveva sorriso timidamente Ermal.
«Andrà bene.» Fabrizio aveva posizionato il braccio sulle sue spalle e ad Ermal piaceva quel continuo bisogno di sentirlo vicino, lo faceva sentire meno solo e più sicuro. Gli piaceva soprattutto il fatto che non lo facesse con chiunque.

«Viene bellissima Fabrì!» esclamò Ermal in corridoio.
Avevano appena finito di provare e Fabrizio gli aveva sorriso come a dire 'te l'avevo detto'.
«Andiamo a pranzo?» chiese poi.
Ermal annuì, era già affamato.
Dopo aver ordinato il pranzo aspettarono nel tavolino e ne approfittarono per scambiare due chiacchiere.
«Non vedo l'ora che sia stasera.» Ermal sembrava un bambino di 8 anni alla sua prima partita di calcio.
«Andrà alla grande ne sono sicuro.» Fabrizio gli sorrise e ad Ermal piaceva la sicurezza che aveva il suo compagno, tutto ciò che gli mancava l'aveva lui e viceversa. Era di poche parole, ma quando parlava diceva sempre le cose giuste.
Si trovava così bene a chiacchierare con lui che sarebbe rimasto ad ascoltarlo per tutto il giorno.
«Non hai motivo di agitarti con quella voce che hai.» gli aveva detto Fab addentando un pezzo di bistecca, vedendolo pensieroso.
Ermal sorrise, avrebbe voluto dirgli che non era così sicuro della sua voce come lo era lui.
«Lo spero Fabrì, quando sto vicino a te mi sembra di avere la voce di un bambino di tre anni.» l'aveva detto come se fosse una battuta «Quando canti il ritornello mi vengono certi brividi..» aveva continuato serio.
Fabrizio sorrise senza sapere come rispondere a tutti quei complimenti ed Ermal lo osservò.
«Sembra che ho una ruspa.» rise.
«Non bisogna avere una voce pulita per emozionare.» fece un sorso di vino per evitare l'imbarazzo, non era abituato a fare tanti complimenti ma per Fabrizio venivano naturali.

In fondo siamo umani. ||MetaMoro.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora