27.

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Prese in mano il pacchetto con un piccolo fiocchetto rosso, lo rigirò tra le mani toccandolo leggermente.
«Aprilo Ermal.» rise Fabrizio mentre lo osservava divertito.
Sfilò il nastro del fiocco e aprii il pacchetto estraendo fuori due chiavi con un portachiavi ciascuna.
«Cosa sono?» domandò.
«Chiavi.» sorrise divertito.
«So riconoscere delle chiavi Fabri.» rise.
«Ho affittato un monolocale poco distante da Firenze, in periferia, per poterci vedere a metà strada quando siamo liberi entrambi o semplicemente quando abbiamo voglia di vederci, pensavo potesse essere una bella..» fu interrotto dalle labbra del riccio che si fiondarono sulle sue. Mugulò qualcosa prima di ricambiare, affondando la lingua nella sua bocca stringendolo a sè prendendolo per i fianchi.
«Andiamoci.» disse Ermal staccandosi ancora con il fiato corto.
«Adesso?» domandò il moro accarezzando il suo viso.
Lui annuì semplicemente, prima di baciarlo a stampo nuovamente.
«E che dico alla famiglia mia?» chiese.
«Che vuoi fare l'amore con me.»
«Smettila de fà lo scemo.» rise dandogli una pacca sul petto «Ce stanno ad aspettà tutti fuori, possiamo partire domani mattina.» sorrise scompigliandogli i capelli.
«Ci sto.» mormorò prima di baciarlo nuovamente.

«Papà noi andiamo a casa.» Libero si era avvicinato a suo padre sbadigliando mentre dietro di lui, Giada teneva in braccio Anita già addormentata.
«Ci vediamo domani mattina, poi papà parte per lavoro.» gli lasciò una carezza sulla testa.
«Non sapevo partissi domani.» si intromise Giada.
«Beh si.» si portò una mano sulla testa, completamente imbarazzato prima di avvicinarsi a lei e lasciarle un bacio sulle labbra «A domani.» disse poi allontanandosi per tornare sul divano dove poco prima era seduto con Ermal e Niccolò.
«Eccomi.» sorrise sedendosi al centro allargando le braccia per portarsi al petto le teste di entrambi, baciando prima uno e poi l'altro, soffermandosi sul profumo dei capelli di Ermal.
«Facciamo un brindisi.» urlò uno dei suoi musicisti porgendo a tutti dei bicchieri e passando la bottiglia a Fabrizio.
«A questo giorno stupendo che è diventato tale grazie a tutti voi presenti.» disse Fabrizio alzando in aria il suo bicchiere per farlo scontrare con quello di tutti i presenti.
«È bello vederlo così felice.» sorrise Ermal guardandolo mentre rideva e gli occhi gli brillavano.
«Se lo merita proprio.» continuò Niccolò seduto affianco ad Ermal «Credo che non ci sia nessuno che meriti tanto quanto lui.» disse e il riccio sorrise.
Era felice per lui, era fiero di averlo conosciuto, di essere riuscito a far parte del suo mondo, della sua vita. Fabrizio era speciale, nel vero senso della parola. Erano poche al mondo le persone come lui ed Ermal era lusingato ad averlo al suo fianco.

«Dai Fabrì guido io, avrai dormito due ore in totale stanotte su quel divanetto.» disse prendendogli le chiavi dalle mani, ancora fuori da casa sua. Acconsentì senza replicare sedendosi nel sedile del passeggero.
«Riposati amore.» disse passando una mano sulla sua gamba mentre imboccava l'autostrada. Il viaggio era lungo, forse troppo. Fabrizio prima di crollare sul sedile aveva impostato il navigatore ed Ermal seguiva le indicazioni, cercando di arrivare il prima possibile.
Tra la musica cantata piano per non svegliarlo e gli sguardi lanciati per controllare che dormisse beatamente, Ermal era arrivato a Firenze per l'una.
Aveva parcheggiato la macchina fuori da un supermercato per fare una spesa veloce per quei pochi giorni e poi aveva portato Fabrizio nella loro nuova casa.
Quando fu fuori dal cancello grigio, gli passò una mano sul viso chiamandolo dolcemente.
«Siamo arrivati.» sussurrò, rispettando il fatto che si fosse appena svegliato.
«Di già?» chiese, la voce ancora troppo roca dal pisolino.
«Si, andiamo.» sorrise, sporgendosi verso il suo viso per baciarlo a stampo.
Aveva aperto i sedili posteriori, caricandosi due buste.
«E queste?» chiese lui.
«Mi sono fermato a fare un po' di spesa.» disse porgendogli un'altra busta mentre con l'altra mano cercava le chiavi.

«Non mi avevi detto che c'era la piscina!» urlò.
«Sorpresa.» rise entrando in casa per posare le buste «Dobbiamo riempirla.» disse indicando i pulsanti vicino alla porta mentre lui decideva cosa fare a pranzo.
«Te cucino la pasta alla carbonara più buona che tu abbia mai mangiato.» disse spavaldo sciacquandosi le mani.
Ermal girovagò per il piccolo appartamento poco arredato. Solo un divano nero, qualche mobile bianco, un letto matrimoniale e un piccolo bagno. Era perfetto per le fughe d'amore.
«È bellissima.» si avvicinò a Fabrizio che era intento a tagliare il guanciale.
«Mi fa piacere che ti piaccia.» sorrise rivolgendo lo sguardo nuovamente al coltello.
«Mi piaci più tu mentre cucini.» circondò la sua vita con le braccia, posizionandosi dietro di lui. Fece aderire il suo petto con la schiena del moro, inclinando la testa per baciargli il collo mentre lui cercava di rimanere concentrato sulla sua pietanza.
Mise il guanciale nella padella facendolo rosolare e si voltò verso di lui.
«Smetti di stuzzicarmi.» sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra «Abbiamo tutto il giorno per fare quello a cui stai pensando.» gli lasciò un bacio sulla bocca, vedendolo avvampare subito dopo.
«Non sto pensando a quello.» si giustificò, attaccandosi di nuovo alla sua schiena come un koala.
«Ti sento Ermal.» rise leggermente, spingendo il sedere verso il suo bacino per farlo spostare e fargli capire ciò che intendeva.

«Dillo!» gli urlò, tenendolo fermo sotto di lui.
«No!» rise nuovamente quando le sue mani tornarono a fargli il solletico ovunque.
«Okay, okay.» disse tra una risata e l'altra «Mi arrendo!» gli bloccò le mani con le sue.
«Dillo.» ripetè.
«La tua pasta è la più buona che abbia mai mangiato.» rise schiacciato dal peso di Fabrizio sopra di lui.
«Bravo amore.» disse baciandolo a stampo per poi alzarsi e recuperare i costumi che giorni prima aveva comprato per entrambi.
«Quale dovrebbe essere il mio?» chiese guardandolo in cagnesco ancora sdraiato sul letto.
«Ovviamente questo.» disse sventolando il pantaloncino rosa fluorescente.
«Scordati che io mi metto quel coso.» replicò.
«Ma..» si avvicinò nuovamente al letto «Questo l'ho comprato pensando a come potesse stare sul tuo corpo.» si giustificò.

«Ma come sei bellino!» disse prima di lanciarsi nell'acqua e risalire subito dopo, galleggiando fino ad arrivare ad Ermal che lo guardava ancora stizzito.
«Sei così dolce.» continuò.
«Smettila.»
«Così adorabile.»
«Smettila Fab.»
«Piccolo orsacchiotto.» sussurrò uscendo definitivamente dall'acqua passando una mano bagnata lungo il suo petto.
Inclinò la testa verso destra, sporgendosi per baciargli il collo, lasciandogli subito un marchio roseo.
«Fab, potrebbero vederci.» sussurrò, contraddicendosi subito dopo stringendolo con le braccia.
«Non ci vedrà nessuno qui Ermal, siamo solo io e te.» sussurrò passandosi una mano sui capelli bagnati prima che il riccio si fiondasse sulle sue labbra.


Ecco un nuovo capitolo, dal prossimo le cose andranno diversamente dato che ci stiamo avvicinando alla fine. Non vi spoilero niente anche perché credo che mi odierete abbastanza😂
Ci si vede al prossimo, un bacio😘

In fondo siamo umani. ||MetaMoro.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora