11.

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Le macchine che gli avrebbero portati in due posti differenti erano parcheggiate una affianco all'altra. Entrambi trascinavano la propria valigia fuori dall'hotel mentre camminavano spalla contro spalla.
I loro occhi erano nascosti dagli occhiali da sole e le gambe andavano a passo spedito verso le macchine. Fabrizio aveva caricato la sua valigia nel cofano per poi osservare Ermal fare lo stesso.
Si era avvicinato e l'aveva abbracciato frettolosamente lasciandogli una carezza sulla guancia per poi voltarsi per dirigersi nell'auto che l'avrebbe accompagnato a casa.
«Ermal.» l'aveva richiamato prima di aprire lo sportello. Lui si era voltato di scatto ed osservandolo aveva aspettato che l'altro parlasse.
«Appena arrivi, chiamami.» si era seduto nel sedile posteriore e senza aspettare la risposta del riccio aveva chiuso lo sportello, buttando la testa all'indietro.
Ermal aveva sorriso istintivamente, notando in quelle parole un senso di protezione. Ma la sua coscienza lo tradì nuovamente quando sentii gli occhi bruciare mentre le lacrime minacciavano di uscire. Tirò su con il naso e si passò una mano tra i capelli prima di precipitarsi dentro l'auto.
Mille pensieri gli vagavano nella mente, rivolti tutti alla stessa persona. Quei baci avevano significato tanto per lui ma non era per quello che stava così, non erano quelli ciò che gli sarebbe mancato di più dell'amico. Amava la sua compagna da dieci anni e su quello non aveva nessun dubbio, quelli con Fabrizio erano stati dei baci innocenti, o almeno sembrava che l'altro li avesse visti in quel modo. Lui semplicemente si adattava al pensiero del suo amico. Però gli sarebbe mancato averlo tra i piedi, gli sarebbe mancato il suo sguardo che sembrava sempre incazzato ma gli sarebbe mancato soprattutto il modo in cui si prendeva cura di lui, il modo in cui lo faceva sentire speciale.

Appena Fabrizio fu a Roma, un senso di nostalgia si impossessò del suo corpo. Il viaggio era stato estenuante, la sua mente pensava al prossimo incontro con il riccio e già il fatto di non averlo al suo fianco lo faceva innervosire. Era da anni che non aveva un amico così, uno con cui sentirsi libero, uno con cui scherzare, giocare e divertirsi.
La sua bambina gli saltò addosso appena lo vide e lui la prese prontamente in braccio stringendola forte a sé, gli lasciò una scia di baci sul viso mentre lei si beava di quel contatto così sincero.
Aveva abbracciato anche il figlio maggiore lasciandogli un bacio sui capelli, ricevendo in cambio una sfilza di complimenti per la sua vittoria. Ancora con Anita in braccio si era avvicinato alla sua compagna, bella come sempre e l'aveva salutata con un bacio a fior di labbra ed un sorriso sincero.
Le mille domande dei suoi figli su Sanremo lo riportarono lì con la mente mentre raccontava degli aneddoti speciali vissuti con il suo compare.
Aveva preso il telefono per controllare se Ermal l'avesse chiamato ma tra tutti i messaggi e le chiamate ricevute, non c'era nessuna traccia del numero del riccio.

A Ermal:
Sei arrivato?

Aveva sospirato dopo aver inviato il messaggio su Whatsapp notando che il suo ultimo accesso era di pochi minuti prima. Nell'attesa aveva preso ad accarezzare le cosce della sua bimba, seduta a cavalcioni sulle sue gambe. Era sempre stato così, non appena metteva piede dentro casa, la piccola non si staccava un attimo dal suo papà.

Da Ermal:

Fabrizio aveva aperto velocemente il messaggio notando la freddezza nella risposta dell'altro.

A Ermal:
E che c'hai? Ti avevo detto di avvisarmi

Anita si era posata sul suo petto stringendolo con le braccia. Lui gli aveva lasciato un bacio sui capelli accarezzando la sua schiena con la mano libera.

Da Ermal:
Mi manchi già

Fabrizio sorrise istintivamente, anche a lui mancava. Gli mancava sprofondare le mani nei suoi ricci, gli mancava abbracciarlo e gli mancava persino il modo in cui lo prendeva in giro.
Non si aspettava che gli mancasse fino a quel punto il loro rapporto così vulnerabile. Passare quei giorni con Ermal l'avevano cambiato radicalmente ed era assurdo il fatto che lui l'avesse cambiato in pochi giorni quando le persone che lo conoscevano non erano riuscite a cambiarlo in un'intera vita. Lo sentiva di esser cambiato dalla pace che aveva dentro, da quella continua tranquillità che l'aveva accompagnato fino a quando Ermal non era andato via.
Grazie ai suoi figli però, poteva ancora bearsi di quella sensazione impagabile.
Gli mancava parecchio ma non ebbe intenzione di farglielo sapere, per il momento.

«Porto i bambini a fare un giro in macchina, così si addormentano.» aveva sussurrato alla sua compagna prima di mettere i giubbotti ai bambini per portarli in macchina.
In realtà erano bastati pochi giri per farli addormentare entrambi, prima Anita e subito dopo Libero. Era tornato a casa subito dopo e aveva aiutato Giada a metterli nel letto prima di riuscire di nuovo.
«Ma non sei stanco Fabrì?» gli aveva chiesto prima che uscisse passando una mano tra i suoi capelli accarezzandolo.
«Faccio un giro veloce, aspettami sveglia.» le aveva lasciato un bacio sulle labbra ed era uscito nuovamente.
Aveva fatto un giro veloce per poi parcheggiare in un posto isolato e prendere il telefono.
Dopo quattro squilli una voce lo fece sorridere.
«Ciao Fabri.» la voce di Ermal era bassa, probabilmente dovuta alla stanchezza.
«Che stai facendo ricciolì?» aveva domandato abbassando leggermente il sedile della macchina.
«Sono sul letto, in albergo.»
«In albergo? Non sei andato a casa?» la voce stupita di Fabrizio fece sorridere leggermente Ermal.
«No, domani ho un in-store e non mi andava di viaggiare.» aveva spiegato, ma Fabrizio avrebbe giurato che il motivo fosse un altro.
«Pure io ho l'in-store però dovevo salutà i bimbi.» sorrise lasciando ad Ermal la libertà di non dirgli cosa davvero l'aveva fatto rimanere da solo in albergo dopo aver vinto Sanremo.
«Salutameli appena puoi.» il tono della sua voce era diverso dal solito, Fabrizio preferiva pensare che fosse per la troppa stanchezza.
«Puoi venire quando vuoi qui. Libero mi ha detto che vorrebbe la rivincita a battaglia navale.» aveva detto alludendo a quel pomeriggio in cui era andato a casa sua dopo esser stati in studio registrazione in una sera di ottobre.
«Appena mi libero da tutti questi impegni.» aveva sbadigliato tra una parole e l'altra.
«Vedo che sei stanco, ti lascio dormire così torno a casa, Giada mi sta aspettando.» aveva acceso la radio per ascoltare un po' di musica mentre tornava a casa.
«Si, okay. Notte Fabrì.» la voce roca quasi lo fece rabbrividire.
«Buonanotte ricciolì.» aveva chiuso la chiamata posando la testa sul volante e sbuffando prima di mettere in moto e tornare a casa.

Quando mise piede in camera, notò che Giada era già a letto, stava leggendo un libro nell'attesa che lui arrivasse.
«Eccomi.» disse entrando, si era inchinato leggermente per lasciarle un bacio sulle labbra «Faccio una doccia veloce.» aveva pronunciato prima di sparire dalla camera per dirigersi in bagno.
Sperava che l'acqua bollente mandasse via quel senso orribile che aveva nel petto da qualche minuto ma nemmeno quando rimase minuti interminabili sotto il getto dell'acqua si riprese da quella sensazione. Si era insaponato velocemente per poi sciacquarsi ed uscire, avvolgendo il suo corpo nell'accappatoio.
Era tornato in camera e aveva indossato i boxer per poi entrare nel letto.
«Come è andata questa settimana?» gli aveva domandato mettendo il libro sul comodino per poi appoggiarsi sul suo petto. Con la mano solletticava la sua pancia mentre lui inspirava profondamente il profumo dei suoi capelli.
«Molto bene, siamo stati pienamente soddisfatti.» aveva detto parlando anche per il suo amico.
Era inevitabile per lui metterlo in mezzo ai discorsi in cui si parlava di Sanremo, ci teneva sempre a sottolineare che lui non aveva vinto Sanremo, ma loro avevano vinto.
La donna si era alzata leggermente per far scontrate le labbra con quelle del suo compagno, facendo iniziare un bacio passionale che li portò alla passione vera e propria pochi minuti dopo.
Successivamente si era adagiata sul suo petto, godendosi le coccole per poi addormentarsi.
Fabrizio aveva afferrato il telefono, si era svuotato in un certo senso ma il peso sul petto non gli permetteva di chiudere occhio.
Nella sua testa rimbombava la voce spezzata di Ermal di poche ore prima come un tamburo che non cessava neanche per un secondo.

A Ermal:
Mi manchi anche tu ricciolì.

Spero che questo capitolo un po' triste vi sia piaciuto. Aspetto i vostri commenti che spero siano di più rispetto al capitolo precedente, un bacio😘

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