I feel trasmitted by her love.

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Salve :)

Capitoli iniziali abbastanza drammatici, forse.

Il romanticismo ci sarà, anche troppo. Da far voltar lo stomaco. Tranquilli/e.

Vi chiedo solo di farmi sapere cose ne pensate attraverso un commento.x

Vi ricordo ancora una volte che potete trovare la storia su Efp, dov'è stata pubblicata la prima volta.

'Jones puoi restare qualche minuto dopo la lezione?' chiese esitante la professoressa Cabello.

'Si' mi limitai a rispondere.

Quando tutti uscirono dalla classe, la vidi camminare lentamente verso la porta e chiuderla.

Sospirò prima di avvicinarsi a me.

Ero nei guai? Credevo di essere un'alunna modello dopotutto.

'So da un po' che stai passando un brutto periodo a casa' ammise, passandosi una mano tra i capelli castani.

La professoressa Cabello insegnava spagnolo.

Ci aveva seguito sempre lei in questi quattro anni e l'avrebbe fatto anche al quinto.

Era una donna bellissima, non per questo i suoi alunni più sfacciati le lanciavano sempre qualche occhiatina, quando lei era girata di spalle alla lavagna.

'Si' presi un lungo respito 'un brutto periodo' dissi, mettendo su un sorriso falso.

Non era un brutto periodo.

Io stavo morendo e nessuno se ne accorgeva.

Mia madre si stava avvicinando alla fine della sua vita, e non sarebbe mancata a nessuno, se non a me. 

'Mi piacerebbe aiutarti, sei una brava ragazza' disse, avvicinandosi.

Una brava ragazza, certo.

Lei non sa cosa faccio io per vivere.

Lei non immagina lontanamente che io venda il mio corpo a dei fottutissimi adolescenti con gli ormoni sballati per far si cha mia madre resti in vita.

'In che modo?' sbottai, abbassando lo sguardo e prendendo la matita dalla cattedra nervosamente tra le mani.

'So che vivi da sola con tua madre e..' si fermò, ma poi continuò 'c'è la mia vicina di casa che cerca una babysitter. Non so perchè ma ho pensato a te' ammise.

Era carino dopotutto da parte sua preoccuparsi per me.

Nessuno lo faceva, se non mia madre. Lei avrebbe continuato a pensare alla mia salute, alla mia vita fino all'ultimo secondo della sua.

Bambini.

Non andavo molto d'accordo con i bambini, ma mi serviva un lavoro.

Non potevo fare la puttana per sempre.

'Uhm, va bene' dissi, sorridendole debolmente.

Lei, sorprendendomi, aprì le braccia e le strinse intorno al mio corpo, infondendomi calore.

Ricambiai l'abbraccio, e quando ci dividemmo, notai che i suoi occhi erano lucidi.

Non la pietà vi prego.

Io non dovevo fare pena a nessuno.

Tornare a casa ogni volta era sempre la cosa più difficile.

Era tutto così silenzioso, ordinato, il tempo sembrava essersi fermato a quel giorno.

La porta della sua camera era sempre chiusa.

Over againDove le storie prendono vita. Scoprilo ora